Lo studio è una cosa seria, esami passerella davanti alla commissione. Lettera

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Mario Bocola – La bocciatura non deve essere vista come una punizione che i docenti infiggono all’alunno che, per un intero anno, non ha aperto libro, ma deve essere intesa come un’opportunità di crescita formativa, un’opportunità in cui l’alunno è chiamato a capire, comprendere e prendere coscienza che lo studio è una cosa seria ed è soprattutto la “carta vincente” per affermarsi nel mondo del lavoro. Un mondo del lavoro che vuole persone sempre più istruite, specializzate e debitamente formate. La promozione di massa non genera una crescita esponenziale dell’economia del Paese, ma è condizione di un livellamento culturale verso il basso. Quindi se tutti devono essere promossi a cosa serve la scuola? A cosa servono gli esami di Stato del primo e del secondo ciclo d’istruzione? Si riducono ad una passerella davanti alla commissione d’esame che è chiamata soltanto a riempire fogli di carta e certificare al termine dell’esame la certificazione delle competenze acquisite dagli alunni. Ma se mancano le conoscenze di base cosa certificano le commissioni? La risposta è: il vuoto, il nulla, l’effimero. Il quadro dell’istruzione italiano è veramente drammatico, occorre prenderne atto e farsi un profondo esame di coscienza. Il Miur prenda atto che la scuola è in un inesorabile declino, prenda atto che bisogna urgentemente invertire la rotta, prenda atto che se la scuola non decolla e si faccia qualcosa per alzare l’asticella verso l’alto quale futuro si piò sperare da questa Nazione. La legge della “Buona Scuola” va subito rivista, modificata, rettificata, cosi come vanno rivisti i curricoli dei vari gradi d’istruzione puntando sulle conoscenze di base che sono la priorità per la costruzione delle competenze da acquisire. La scuola non deve essere selettiva, non deve escludere nessuno, ma questa inclusione dove la sta portando? La strada ormai tracciata è quella di un livellamento culturale che appiattisce tutte le eccellenze, depotenziandole e facendo in modo che tutti abbiano un “pezzo  di carta”

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