Lo psicologo a scuola: non solo presa in carico di casi difficili, ma progetto di benessere scolastico. Alcuni risultati

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Ufficio Stampa Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna – A un anno dal lancio della sperimentazione in due istituti scolastici della regione, è pronto per essere reso pubblico il progetto pilota di affiancamento psicologico alle scuole per il miglioramento del benessere scolastico.

Nato dall’impegno del Gruppo di Lavoro dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna sulla Psicologia Scolastica, cui hanno partecipato anche le Università di Bologna e di Parma, il progetto ha coinvolto oltre 700 tra insegnanti, studenti e genitori nel corso dell’anno scolastico 2016/2017. L’obiettivo è favorire il benessere in molti modi, che vanno ben oltre il solo sportello d’ascolto (CIC), in linea con quanto scritto nella legge nota come “La Buona Scuola”.

Strutturato appositamente per essere ripetibile anche in altri contesti scolastici, il progetto è stato messo in pratica presso il “Pascal Comandini” di Cesena e il “G. Leopardi” di Castelnuovo Rangone (MO). Alla base una impostazione che favorisce da un lato l’apprendimento e la crescita personale degli alunni, dall’altro un contesto collaborativo tra gli adulti impegnati a vario titolo nel mondo scuola, permettendo interventi di prevenzione su ogni tipo di disagio.

Lo psicologo che opera nella scuola, infatti, non si limita solamente alla “soluzione dei problemi” e alla presa in carico dei casi più difficili, ma soprattutto collabora con l’istituzione per promuovere un clima relazionale positivo in un atteggiamento di rete. Il progetto è stato infatti mirato al miglioramento e al potenziamento, dal punto di vista psicologico, di modelli educativi e didattici efficaci, in un’ottica di prevenzione e crescita del benessere. Come sottolinea Anna Ancona, la Presidente dell’Ordine degli Psicologi ER, d’altra parte, “quelle normalmente viste come situazioni emergenziali e improvvise sono spesso, in realtà, del tutto prevedibili, poiché connesse a difficoltà strutturali che possono essere individuate preventivamente, come insegna la psicologia di comunità”.

Il progetto ha fatto uso di vari strumenti psicologici, dai questionari di autovalutazione, ai focus group e alle attività transdisciplinari e interclasse, fino al questionario e al confronto conclusivo. Ne è emerso un quadro dove sono le scuole stesse a esprimere la necessità di comprendere meglio sia in che cosa consista la “cittadinanza attiva e democratica” menzionata nella legge de La Buona Scuola, sia come mettere in pratica le prescrizioni che pure sono contenute nella legge.

Più nel dettaglio, il testo, (art. 7 comma d), tratta di “sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra culture, il sostegno dell’assunzione di responsabilità, nonché della solidarietà e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri”, ma non chiarisce quale sia la definizione di questi aspetti, né come realizzarli. “Il progetto ha anche questo fine – spiega Anna Ancona – fornire alle scuole indicatori chiari, individuati ad hoc, per contribuire a rendere osservabili e misurabili queste competenze di cittadinanza attiva, valorizzando negli studenti le capacità di essere autonomi, responsabili, consapevoli dei propri e degli altrui diritti e doveri.”

L’occasione per la restituzione del lavoro svolto sarà il convegno “Scuola e Psicologia: un’alleanza possibile” – aperto a psicologi, dirigenti scolastici, insegnanti e a tutti gli operatori degli istituti scolastici della regione -, che si terrà il 16 novembre dalle 14:30 presso l’Hotel Europa a Bologna. L’accesso è gratuito e per partecipare è necessaria l’iscrizione sul sito dell’Ordine.

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