L’italia e la cultura: un miliardo in meno di risorse per il ministero dei Beni Culturali e 500 milioni in meno dai Comuni

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GB – Nell’anno da poco trascorso 39 italiani su cento (il 3,7% in più rispetto al 2012) non hanno partecipato ad alcuna attività culturale nel corso dell’anno. Aumentano anche quelli che non leggono nemmeno un libro all’anno: il 57% degli italiani, il 3% in più rispetto al 2012. Il Sole24ore ce ne parla in un articolo.

GB – Nell’anno da poco trascorso 39 italiani su cento (il 3,7% in più rispetto al 2012) non hanno partecipato ad alcuna attività culturale nel corso dell’anno. Aumentano anche quelli che non leggono nemmeno un libro all’anno: il 57% degli italiani, il 3% in più rispetto al 2012. Il Sole24ore ce ne parla in un articolo.

I dati sono stati presentati oggi da Federculture alla Camera dei deputati.

Secondo Eurobarometro, il nostro indice di partecipazione culturale nazionale è all’8%, contro una media Ue che raggiunge il 18% (in cima alla classifica la Svezia, dove il 43% dei cittadini prende parte in maniera assidua ad attività culturali).

In dimunuzione però anche l’offerta di cultura: le risorse a disposizione del ministero dei Beni culturali in dieci anni hanno perso quasi un miliardo.

Oggi il budget è di un miliardo e mezzo, lo 0,20% del bilancio dello Stato, e per il triennio 2014-2016 si prevede un’ulteriore sforbiciata fino a raggiungere quota 1,4 miliardi (al Mibact, peraltro, è stata trasferita la competenza sul turismo). In un solo anno – tra il 2010 e il 2011 (ultimi bilanci disponibili) – i Comuni hanno tagliato dell’11% gli investimenti annuali nelle politiche culturali; dal 2003 sono stati cancellati oltre 500 milioni. All’estero le cose vanno in maniera molto diversa:  il British Museum riceve 85,5 milioni di sterline l’anno, la Tate Gallery 38,7, il Louvre 100 milioni di euro;in Italia La Triennale ottiene 2,4 milioni (76% autofinanziati) e il Palaexpo 9 milioni (58% autofinanziati).

Anche i finanziamenti privati sono in netto calo: dal 2008 dalle sponsorizzazioni private e dalle erogazioni delle fondazioni bancarie sono arrivate alla cultura, rispettivamente, il 38% e il 40,5% di risorse in meno. Nel 2013 le sponsorizzazioni da parte delle aziende private alla cultura sono state pari a 159 milioni.

Gli italiani spendono poco in cultura: in media il 7,1% per nucleo familiare, contro il 10,6% della Gran Bretagna.

Dopo vent’anni di crescita del settore, che produce il 5,4% del Pil, pari a 75,5 miliardi, e dà lavoro a 1,4 milioni di occupati, la spesa pro capite per teatro, cinema, visite a musei e mostre, siti archeologici e monumenti si riduce.

Sale dal 36,2% del 2012 al 38,9% del 2013 la percentuale della popolazione con più di sei anni che non ha partecipato a nemmeno un intrattenimento culturale fuori casa. Positivo il commento di Federculture sull’introduzione della detrazione fiscale della spesa per l’acquisto di libri prevista nel decreto "Destinazione Italia".

L’Italia, secondo i dati Federculture, è al 26esimo posto tra i Paesi della Ue per spesa pubblica nell’istruzione. Introdotto dalla Riforma Gentile del 1923, l’insegnamento della Storia dell’arte è stato per anni una peculiarità italiana. Oggi lo si riduce: viene considerata materia obsoleta, mentre in Francia dal 2008 questi insegnamento è stato reso obbligatorio in tutti gli indirizzi educativi, a partire dalla scuola primaria.

Siamo ultimi anche nell’accesso e nell’uso delle risorse digitali. Solo il 3% dei musei italiani ha applicazioni per smartphone e tablet. Solo il 6% ha audioguide o dispositivi digitali per le visite. Il 13% dei musei ha un catalogo accessibile online.

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