L’Iss Cucuzza Euclide di Caltagirone ricorda anniversario legge Basaglia

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Comunicato stampa – A conclusione di un intenso anno di studio e di ricerca condotto dai docenti e dagli studenti sul concetto di “follia” nella società contemporanea, il 30 maggio nei locali dell’IIS Cucuzza Euclide di Via Mario Scelba 5 sono stati presentati i lavori realizzati durante il corso dell’anno.

“In particolare, ci si è soffermati sul tema “La Follia filosofica: Platone, Erasmo e Hegel” – afferma la prof.ssa Stefania Sinardo – approfondendolo sotto diversi punti di vista. Il progetto sperimentale crea un ponte comunicativo valido tra mondo liceale e quello professionale, sia per cogliere lo specifico della riflessione filosofica, delle sue domande e procedure libera dai vincoli didattici, sia per ‘educare al pensiero’ ovvero a un atteggiamento problematizzante e al rigore argomentativo come azione intenzionale attraverso la riflessione, i feedback e il dialogo”.

Quali gli scopi di un tale intervento e quali gli influssi sulla didattica? “Io ero emozionata come se fosse la mia prima lezione, continua la prof.ssa Sinardo -tremava la voce, le mani, il cuore. Per drenare l’emozione camminavo per la classe gesticolando come se dovessi dare le direttive per costruire un castello di sogni. I sogni di quei ragazzi che osservavo: sguardi silenziosi, sguardi incuriositi, occhi sgranati, fermi, immobili, con forse in mente tante domande o forse nessuna, tante affermazioni o molte insicurezze che esulano dalla vita scolastica concentrata in quattro pareti, sguardi desiderosi di essere ascoltati a prescindere dalla giustezza delle loro riflessioni, desiderosi di essere parte attiva di un progetto, parte attiva della loro stessa vita. Sono fermamente convinta che l’attitudine che più importa sia fatta acquisire è il desiderio di conoscenza, «se l’impulso in questa direzione viene indebolito anziché rafforzato ci troviamo di fronte a un fatto molto più grave che a un semplice difetto di preparazione».

Apprendere conoscenze significa prepararsi alla vita futura cioè avere la padronanza di se stessi, attingere da più fonti e contesti, sviluppare competenze e capacità traducibili in attività producibili e spendibili in tutte le parti del mondo.

Com’è nato questo lavoro e come lo hanno accolto gli alunni?

L’idea di questo lavoro- afferma la prof.ssa Benedetta Russo – scaturisce casualmente da un percorso di studio ad ampio spettro sulla complessità della nostra vita interiore e sul tentativo di indagare le molteplici sfaccettature dell’animo umano con l’ausilio di elementi di psicologia e psicoanalisi che, giocoforza, si ricollegano a Freud. Il padre della psicoanalisi, infatti, analizza i processi mentali inconsci che sfuggono alla piena consapevolezza dell’individuo, arrivando a stabilire terapie adeguate per curare quelle malattie psichiche o quei comportamenti “anomali” che noi definiamo “follia” o peggio ancora “pazzia”, in modo superficiale, perché, come diceva Alda Merini, “ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini.”

A riguardo, dopo varie letture di brani di Pirandello, Svevo, Kafka e di altri autori che hanno considerato la letteratura strumento per conoscere se stessi ma soprattutto le zone più oscure dell’intricato universo “uomo”, i miei alunni hanno manifestato un interesse inaspettato ed un’attenzione gratificante che sarebbe stato ingiusto sottovalutare. Pertanto, con il supporto vitale di quella letteratura incline a mettere in rilievo la parte più esclusiva e recondita dell’individuo, è iniziato il nostro percorso di ricerca e di approfondimento sulla follia colta nelle sue varie modalità, a partire dall’antichità sino ai giorni nostri.

Il processo di collaborazione con gli alunni, l’attività di reperimento e scambio di informazioni sull’argomento, nonché la loro spontanea partecipazione rivelano, ancora una volta, come temi e contenuti ritenuti a volte seccanti dal mondo studentesco, possano invece determinare sorprendentemente meccanismi di coinvolgimento inattesi, innescando in me il convincimento di potermi spingere oltre gli stretti confini di un discorso didattico-informativo limitato ed evanescente.
Di conseguenza, si è fatta concreta l’ipotesi di attuare una didattica interdisciplinare, spaziando dalla letteratura alla pittura, dal cinema alla musica e alla fotografia per arrivare finanche alla filosofia.
Il nostro lavoro non ha pretese ricercate o dotte, ma la semplicità di un progetto realizzato con l’impegno autentico e appassionato delle sue varie componenti e di chi, in corso d’opera, ha voluto spontaneamente aggregarsi, mosso soltanto dall’intento di fornire un contributo e di ricevere informazioni in merito.

Doveroso, tuttavia, mi sembra sottolineare l’eccezionalità di un evento, in cui studenti di seconda classe hanno avuto l’opportunità di accostarsi ad una tematica così rilevante, delicata e purtroppo sovente dimenticata, sviscerandola con la genuinità che li contraddistingue, allo scopo di raggiungere l’obiettivo prefissato, ovvero vivere la diversità o quanto viene così etichettato come occasione di arricchimento e di crescita spirituale.

“Mostratemi un individuo sano di mente, e lo curerò per voi” dichiarò Carl Gustav Jung. Tale affermazione rafforza il convincimento che il confine tra la razionalità, o quello che tale viene considerato, e la follia, o quello che in tal modo viene stigmatizzato, è molto più sottile di quanto si pensi. Conoscere ed approfondire il problema di salute mentale, senza nasconderlo o insabbiarlo volontariamente, può esser una tappa difficile nella vita di ogni persona ma è una scelta che rende più profondo il percorso esistenziale che ciascuno è chiamato a compiere. A tal proposito, mi sembra illuminante un brano tratto da “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello con cui mi piace concludere questa presentazione.

“Non ci vuole niente, sa, signora mia, non s’allarmi! Niente ci vuole a far la pazza, creda a me! Gliel’insegno io come si fa. Basta che lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza!”

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