L’insegnamento della lingua italiana in un contesto multiculturale. Lettera

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Inviato da Chiara Zambelli – Una delle sfide più grandi che molti docenti si trovano ad affrontare al giorno d’oggi è l’insegnamento della lingua italiana all’interno di classi con una significativa presenza di allievi stranieri.

Il primo scoglio, contro cui ci si scontra, è la scarsa conoscenza della lingua italiana da parte di ragazzi che ancora necessitano di un’alfabetizzazione di base. Altri utilizzano la lingua italiana solo per comunicare nel contesto scolastico o amicale, ma hanno un’altra lingua madre, usata in ambito privato. Il lessico a loro disposizione è limitato ai termini di suo comune, utilizzati nella quotidianità o in televisione. Manca loro gran parte della terminologia più complessa.
Come riuscire a proporre autori, testi, libri, senza rischiare di perdere metà dei concetti proposti?
Una delle migliori strategie è rendere la spiegazione più chiara possibile, utilizzando a nostra volta un lessico semplice ed immediato, integrando la spiegazione con aneddoti, chiarimenti e precisazioni. Va inoltre considerato che anche gli allievi di madre lingua italiana spesso leggono poco o nulla. Conoscono alcuni generi letterari come l’horror, il fantasy, la fantascienza solo attraverso i film, le serie tivù. Ignorano completamente ciò che sta alle spalle di questi programmi televisivi. Si possono utilizzare i loro interessi come punto di partenza, sviscerandoli e arrivando poi al testo letterario.
Analizzando ad esempio il genere fantasy, ci si renderà conto che in pochissimi avranno letto il “Signore degli anelli” di Tolkien o “Le cronache di Narnia” di Lewis, molti però avranno visto l’adattamento cinematografico. La forma visiva diventa quindi un utile strumento da abbinare al libro.
Letta e analizzata una parte di testo, sia essa tratta da un romanzo, da una biografia, da un giornale, una volta individuate le caratteristiche, si può procedere con il confronto tra la parte testuale e la trasposizione cinematografica. Cogliendo differenze, adattamenti e libere interpretazioni date dai registi a particolari momenti storici, figure famose, personaggi caratteristici. In questo modo si affinano lo spirito critico e la capacità di fare collegamenti.
Importante è anche capire la storia dell’autore, a cosa si era ispirato per la stesura dell’opera, se i fatti narrati sono reali o frutto della fantasia. Quali elementi tradizionali, religiosi e folklorici sono presenti. Stimolando gli allievi a trovare similitudini con tradizioni, riti, storie che provengono dalla loro cultura d’appartenenza.
Un’altra attività di stimolo è quella di mostrare come alcune figure tipiche della letteratura: maghi, creature magiche, demoni, cavalieri… siano state nel tempo declinate in modi diversi.
Una figura esemplificativa è quella del vampiro. Partendo dalla base storica con Vlad III Tepes e le leggende rumene, rielaborate poi da Stoker per dar vita a Dracula. Un personaggio, quello del vampiro, che nel corso degli anni si è evoluto, adattandosi ai nuovi gusti dei lettori, da Stoker, ai romanzi di A. Rice fino al binomio vampiro-adolescente della saga di Twilight di S. Meyer.
Arricchendo la proposta con elementi storico-folklorici, che possono aumentare l’interesse della classe. Curiose sono le superstizioni legate alla morte, alla possibilità dei defunti di tornare per infastidire i vivi, gli indizi che portavano le persone a credere che alcuni compaesani potessero essere dei vampiri. Oppure la visione di fotografie relative alle sepolture di presunti “vampiri”, con i defunti sepolti con un sasso in bocca in modo che non potessero “masticare” dopo la morte.
La lettura di un brano, di un articolo di giornale, deve diventare un mezzo attraverso cui riflettere non solo sul linguaggio e sullo stile espressivo, ma su concetti più importanti: sui diritti, sull’impronta della religione e della politica nella vita delle persone, sull’importanza delle testimonianze .
Un docente deve riuscire ad adattare la lezione al gruppo classe che ha davanti, cogliendo quali temi fanno breccia e lì agganciarsi per proporre il proprio programma. Certamente insegnare lingua italiana a ragazzi che leggono poco, che utilizzano la scrittura in modo spiccio e poco attento alla forma lessicale è una grande sfida.

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