Lingue straniere, rapporto Eurydice: studio inglese sin dalla primaria, obbligatorietà seconda lingua e supporto alunni stranieri

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La Rete Eurydice ha pubblicato il rapporto relativo ai principali dati sull’insegnamento e sull’apprendimento delle lingue a scuola in Europa – edizione 2017 “Key Data on Teaching Languages at School in Europe – 2017 Edition.”

Il rapporto fornisce informazioni relative a: lingue più studiate nelle scuole europee; età in cui gli studenti cominciano a studiare la prima e la seconda lingua straniera; livello di conoscenza della lingua atteso dagli studenti alla fine dell’istruzione obbligatoria; valutazione delle competenze linguistiche degli studenti immigrati neo arrivati e tipi di supporto linguistico resi disponibili per i medesimi studenti.

I dati del rapporto riguardano tutti i paesi dell’Unione europea e anche Bosnia – Erzegovina, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Montenegro, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Norvegia, Serbia e Turchia.

Leggendo il rapporto, è possibile cogliere i progressi relativi allo studio delle lingue straniere in Italia come negli altri Pesi UE e l’attenzione rivolta agli studenti stranieri, per i quali sono previsti supporti al fine di apprendere la lingua del paese ospitante.

Altro dato da sottolineare riguarda il fatto che lo studio dell’Inglese inizia già dall’istruzione primaria.

Tra le principali informazioni fornite dal rapporto ricordiamo quelle di seguito riportate:

Nella maggioranza dei paesi gli alunni cominciano a imparare una prima lingua straniera, come materia obbligatoria tra i 6 e i 7 anni. In Italia, ciò avviene in seguito alla legge n. 53/2003 che ha previsto l’insegnamento obbligatorio dell’inglese a partire dal primo anno della scuola primaria;

A livello UE, il 59,7% di tutti gli studenti dell’istruzione secondaria inferiore studiavano, nel 2014, due lingue straniere o più (in Italia lo studio della seconda lingua è obbligatorio a partire dalla scuola secondaria di I grado (o istruzione secondaria inferiore);

 A livello UE, quasi tutti gli alunni (il 97,3%), studiavano inglese durante l’istruzione secondaria inferiore nel 2014;

Al termine dell’istruzione secondaria superiore generale, la maggior parte dei paesi richiede come minimo un livello B2, come l’Italia che richiede tale livello, insieme a pochi altri paesi, anche per la seconda lingua;

Il 56,9% degli insegnanti di lingua del livello secondario inferiore ha riferito di aver viaggiato all’estero per motivi professionali durante la formazione iniziale o quella in servizio;

Esistono in circa un terzo dei paesi europei delle raccomandazioni a livello centrale sulla necessità di testare la lingua d’istruzione per gli alunni neoarrivati, mentre nel resto dell’Europa l’accoglienza degli alunni neoarrivati è materia che rientra nell’autonomia delle scuole che sono pertanto libere di stabilire le proprie procedure di valutazione;

Una misura di sostegno per studenti neoarrivati è l’offerta di classi separate in cui è previsto un insegnamento intensivo della lingua di istruzione con l’obiettivo di preparare rapidamente gli alunni all’ingresso nelle classi ordinarie, mentre molti paesi scelgono di integrare gli alunni immigrati neoarrivati direttamente nelle classi ordinarie (nell’anno corrispondente alla loro età), offrendo un sostegno linguistico supplementare, se necessario;

Quasi tutti i paesi prevedono corsi supplementari di lingua di istruzione per alunni immigrati e più di un terzo dei sistemi educativi europei offre a questi studenti un insegnamento personalizzato o un curriculum individualizzato. L’Italia rientra in questo gruppo di paesi.

Scarica il rapporto

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