L’inclusione come occasione di evoluzione: una proposta per i CPIA

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Inviato da Ilaria Elena Oltolini – Andare avanti. Sempre e benché il passato sia talvolta inenarrabile: gli errori che ci siamo lasciati dietro, le persone care che abbiamo dovuto abbandonare, il lavoro che svolgevamo e che non c’è più, la sofferenza che è divenuta così intollerabile da richiedere di dimenticare tutto. Persino quel che siamo.

Per gli studenti del Cpia ,adulti e minori perlopiù stranieri e soli sul nostro territorio, si tratta di un estremo tentativo difensivo, col risultato che spesso si abbandonano le personali capacità di progettare un futuro diverso e semplicemente si rimane congelati, nell’emozione traumatica del proprio dramma personale.
Per accendere nuove intenzioni e motivazioni in ciascuno dei suoi studenti, il Cpia 5 Milano ha progettato un piano d’inclusione che gradualmente valorizzi le risorse individuali, anche quando sembrano cancellate e sopite.

I detenuti della Casa Circondariale, dove operano gli insegnanti del Cpia, nelle assolate giornate di Luglio imparano come riparare biciclette e come servire i clienti. Si tratta di una proposta formativa unica, perché all’interno di un carcere dove la popolazione è in continuo flusso e che solitamente viene riservata a iscritti con condanna definitiva. Con un calendario concentrato e fitto d’impegni, gli studenti possono sviluppare una nuova professionalità in mesi in cui l’offerta scolastica è sospesa e superare al contempo le barriere linguistiche. Perché gli apprendimenti sono tutti basati sul learning by doing, sul principio dell’homo faber, sull’idea che al centro del processo dell’acquisizione di competenze ci sia la “persona”: che con mani ed ingegno ripara, restituendo a nuova vita quel che si dava per perso o servendo l’altro con garbo ed eleganza, con un linguaggio non verbale che dà il benvenuto.

Muhammad e i suoi compagni della sezione psichiatrica sembravano ancor più “chiusi”,con quel loro vagare senza meta nei corridoi del reparto e nelle assenze temporanee dei loro sguardi. L’occasione per ridestarli è arrivata da un percorso di apprendimento della lingua italiana, comprendente programmi di arricchimento strumentale (Pas Feuerstein), che dal microgruppo li ha gradualmente reinseriti nelle comuni classi più allargate. Il risultato finale, oltre il superamento dei test linguistici conclusivi, si è tradotto nella ritrovata capacità di sorridere e nella voglia di sentirsi nuovamente parte di un contesto sociale.

Ai ragazzi minorenni, ospiti di comunità spesso sovrappopolate ed in affanno, l’obiettivo fotografico ha permesso di osservare il mondo attraverso le proprie personali lenti: anche la sofferenza dovuta al distacco dal proprio paese e dalle identità più intime ha trovato le parole per essere espressa. Così le emozioni, oltre che narrate, sono state catturate e fermate sulla pellicola in attimi senza tempo. Qualcuno di loro già sogna di fare questo mestiere: il fotografo, artista creativo, capace di uscire al di fuori per creare un ponte tra il suo mondo interiore, le rappresentazioni di quest’ultimo e ciò che lo circonda.

Gli immigrati con disabilità intellettiva vengono accolti e supportati nel percorso di acquisizione di linguaggi stranieri, senza i quali mancherebbero gli elementi per potersi esprimere. Trovano attenzione ai loro bisogni come studenti, tempi adeguati e strumenti che possano potenziare la loro propensione ad imparare.
L’inclusione per il Cpia 5 Milano supera l’idea dell’integrazione: siamo tutti con una diversità, che è peculiarità singola e ricchezza collettiva, perché promuove l’evoluzione e il progresso. La storia evolutiva della specie umana passa attraverso la valorizzazione di ciò che è mutato, differente, adattivo. Il cambiamento è contaminazione, mescolanza, scambio. Soltanto da opportunità di nuova accoglienza e comunanza, che oggi spaventano alcuni, possono nascere giovani prospettive future. “Continueremo a fare così, finché ce lo permetteranno!” afferma risoluto il Dirigente Scolastico che crede in una Scuola in cui nessuna cultura può sopravvivere, se vuole essere esclusiva.

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