Liceo economico sociale (LES), perché non è sbagliato chiamarlo così

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Inviato da Daniela Baldan* – In risposta alla lettera della prof.ssa Annamaria Meterangelis, vorrei esprimere alcune perplessità e osservazioni.

È senz’altro vero che l’indirizzo economico sociale è nato come opzione del Liceo delle scienze umane, ma che sia nato così per esplicita volontà del Ministero credo che non sia per nulla certo. La perplessità nasce dalla partecipazione a un evento che risale al 12 aprile del 2011, quando la Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo organizzò un convegno a Torino, il cui obiettivo era quello di presentare i nuovi indirizzi liceali della riforma Gelmini. Al convegno furono invitati alcuni esperti del Ministero dell’istruzione, i quali spiegarono con quale spirito era stato progettato il Liceo economico-sociale. Il dato che più mi colpì, tra i tanti di cui si parlò, fu il fatto che questo indirizzo veniva presentato come opzione del Liceo delle scienze umane, nonostante ci fosse stata l’esplicita volontà di dargli un’identità chiara e autonoma rispetto agli altri corsi liceali. La motivazione di questa scelta fu che c’era stata una forte opposizione da parte dei rappresentanti degli Istituti tecnici, i quali temevano che i loro indirizzi di tipo economico avrebbero risentito negativamente, in termini di iscrizioni, di questa novità liceale. Questa, sottolineo, fu non un’illazione o una chiacchiera tra i docenti presenti, ma un’esplicita dichiarazione degli esperti del ministero che avevano lavorato alla stesura del progetto LES.

Ora è evidente che questo in sé non è sufficiente per sostenere l’importanza e il senso di chiamare questo liceo con un nome che ne evidenzi l’identità e non lo individui come un’opzione di un altro indirizzo; può essere però indicativo di una dinamica che fa sorgere qualche dubbio sul senso del curricolo economico-sociale e sui possibili sbocchi lavorativi che lo caratterizzerebbero. Intanto la presenza dell’insegnamento delle scienze umane è forte in termini orari, ma non più di quella di diritto ed economia politica (tranne che in alcune realtà come la Valle d’Aosta dove sono stati fatti alcuni aggiustamenti di orario per questioni che riguardano il bilinguismo). Su questo il ministero ha voluto dare un messaggio molto chiaro, proponendo come disciplina della seconda prova scritta per tre anni consecutivi proprio Diritto ed economia. Un secondo aspetto significativo da evidenziare è quello della seconda lingua straniera, citato anche nella lettera della professoressa. Non si tratta, a mio avviso, di una lingua che sostituisce il latino, ma di una disciplina che rende chiaro l’intento di fare di questo indirizzo un liceo della contemporaneità e non una versione più leggera dell’indirizzo principale, vale a dire quello delle scienze umane. In questo modo il LES diventa l’unico indirizzo liceale, oltre naturalmente a quello linguistico, ad avere più di una lingua straniera moderna nel suo curricolo principale. Proprio quest’ultimo punto mi pare importante, forse più di quanto non possa sembrare a una prima analisi. L’assenza del latino è stata infatti interpretata da molti come una scelta orientata a rendere questo indirizzo più “abbordabile”, adatto anche agli studenti che non si sentono di affrontare lo studio di una lingua antica considerata difficile. Il LES ha invece esplicitamente puntato su altre competenze, anche attraverso uno studio meno superficiale della Matematica, che mantiene tre ore di insegnamento nel triennio, contrariamente alle due dell’indirizzo delle scienze umane.

Il Liceo economico-sociale ha essenzialmente la finalità di preparare gli studenti alla lettura critica della società contemporanea, fornendo loro gli strumenti adatti a muoversi all’interno di essa. In quest’ottica vengono proposti gli insegnamenti della Psicologia, della Sociologia, dell’Antropologia, dell’Economia e del Diritto, al fine di condurre progressivamente gli studenti a orientarsi tra le varie discipline dell’area sociale, a coglierne i diversi contributi per comprendere il mondo di oggi nella sua complessità.

Gli obiettivi di questo corso di studi non sono solo quello di comprendere il significato che la cultura riveste per l’uomo e di individuare le diversità culturali e le ragioni che le hanno determinate. Sono anche quelli di comprendere i caratteri dell’Economia come scienza delle scelte responsabili sulle risorse di cui l’uomo dispone e del Diritto come scienza delle regole che disciplinano la convivenza sociale; di identificare il legame esistente tra i fenomeni culturali, economici e sociali e le istituzioni politiche sia in relazione alla dimensione nazionale ed europea sia a quella globale; di sviluppare le capacità di misurare i fenomeni economici e socio-culturali con l’aiuto di adeguati strumenti matematici, statistici ed informatici, indispensabili alla verifica dei principi teorici. Obiettivi questi che ne definiscono l’identità in modo chiaro e definito rispetto all’indirizzo liceale delle scienze umane.

Il Liceo fornisce un titolo di studio che consente l’accesso a tutte le facoltà universitarie (con particolare riferimento alle facoltà di Psicologia, Sociologia, Economia, Scienze politiche, Giurisprudenza, Scienze della formazione e dell’educazione).

Penso pertanto che sia decisamente riduttivo definire il profilo dello studente “verosimilmente compatibile con un esperto di psicologia applicata ai contesti lavorativi, per fare qualche esempio: le Comunità, i Centri di accoglienza, le Istituzioni penitenziarie, le Case Famiglia, i Centri Disabili e così via…”, come suggerisce la collega.

In questi anni di insegnamento di Scienze umane nel Liceo economico-sociale ho spesso condiviso con i colleghi il rammarico per la difficoltà di trasmettere all’esterno della scuola (talvolta anche all’interno) il senso di un progetto che considero valido e di ampio respiro per gli alunni che lo frequentano. Non credo che sia solo la discussione sul nome a risolvere i problemi e le incomprensioni che perdurano. Penso, d’altra parte, che definire in modo chiaro il profilo di questo indirizzo non possa che giovare alla sua diffusione e sostenerlo nel dare il suo contributo alla formazione dei giovani che lo hanno scelto e lo sceglieranno.

* docente di Filosofia e Scienze umane presso il Liceo economico-sociale dell’ISILTP di Verrès (AO)

Liceo Economico sociale (LES): perché è sbagliato chiamarlo così

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