Licei musicali, ecco perché il Jazz. I cambiamenti della didattica musicale

WhatsApp
Telegram

Comunicato – Tra il XX e il XXI secolo la didattica musicale ha conosciuto profonde trasformazioni. A fianco del tradizionale curricolo classico, si sono affermati linguaggi e stili differenti, che riflettono il più ricco e complesso mondo musicale e professionale che caratterizza il nostro tempo.

In particolare il jazz si è imposto come un genere autonomo, di alta originalità, distinto da altre forme musicali, che a sua volta ha influenzato le più importanti pratiche musicali del XX e XXI secolo, in particolare la popular music, e per molti versi anche la musica classica (sonorità, pronuncia, tecnica, ad esempio degli strumenti a fiato).

Nel corso della storia i musicisti di jazz hanno inventato tecniche nuove, che sono state inglobate in altri linguaggi musicali. Oggi nessun sassofonista o suonatore di ottoni può permettersi di ignorare gli imprescindibili aspetti tecnici e di pronuncia provenienti dal jazz, pena un profilo professionale più povero e limitante.

Esistono strumenti e relative tecniche che non hanno corrispettivi classici: dalla chitarra elettrica al basso elettrico alla batteria, senza contare la profonda diversità dell’impostazione della voce non belcantistica.

La musica jazz ha assunto un ruolo fondamentale nella storia culturale dell’ultimo secolo e pertanto, nell’ottica di una formazione musicale completa e aggiornata, è necessario che ogni studente di musica ne conosca i capolavori e il linguaggio specifico.

Inoltre, oggi nessun chitarrista o tastierista che ambisca a lavorare negli studi di registrazione, tra televisione, cinema, pubblicità, accompagnamento in formazioni pop o di altro genere, può prescindere dalla formazione jazz, nelle convenzioni di notazione e lettura, nella gestione di sonorità armoniche, nell’uso della tecnologia, nell’improvvisazione.

Contrariamente a quello che si crede, per suonare pop è fondamentale una buona base jazz, che fornisce tecnica strumentale, padronanza della pronuncia, pratica delle convenzioni di scrittura, capacità di improvvisare in stili diversi.

Il musicista che pratica il jazz si distingue per una capacità tecnica unica: egli possiede la competenza sintattica del fare musica. Ad esempio: il musicista classico che legge la musica utilizza lo studio dell’armonia per approfondire le scelte interpretative e affrontare la partitura con una maggiore consapevolezza linguistica. Per l’improvvisatore jazz la competenza dell’armonia diventa uno strumento centrale per la creazione istantanea della musica; è inoltre indispensabile una spiccata e peculiare sensibilità all’interazione. Essa dunque richiede un tipo di percorso e approfondimento completamente diversi, volto più alla pratica discorsiva che alla comprensione interpretativa.

Dunque la didattica del jazz necessita di un curricolo autonomo, che apre l’accesso a un ampio ventaglio di professionalità musicali e forma musicisti dal profilo tecnico-musicale completo.

Peraltro, questa necessità è già recepita dal decreto 211 del 7 ottobre 2011 sui piani di studio nei percorsi liceali. Qui si osserva la necessità di studiare “i diversi contesti e momenti della storia della musica” (che, dunque, non vuol dire solo “classica” ma va intesa in senso più contemporaneo e dunque globale). Ma soprattutto si sottolinea “la maturazione progressiva di tecniche improvvisative (solistiche e d’insieme) e di lettura/esecuzione estemporanee”. Tecniche che nessun docente di formazione classica è in grado di somministrare e che richiedono competenze specifiche di alta specializzazione, come quelle fornite dall’alta formazione jazz nei Conservatori.

Enrico Bettinello – curatore e critico, membro del board di Europe Jazz Network
Luca Bragalini – docente di Storia del jazz presso il Conservatorio de L’Aquila
Gianpaolo Chiriacò – Docente di etnomusicologia, Libera università di Bolzano
Maurizio Franco – docente e responsabile didattico Civici Corsi di Jazz Milano
Leo Izzo – musicologo e docente
Guido Michelone – docente Liceo Musicale di Vercelli e di Storia del jazz al Conservatorio di Alessandria
Luigi Onori – critico jazz per il manifesto e docente di Storia del Jazz presso il conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone
Sandro Satta – musicista e docente sassofono e storia del jazz
Claudio Sessa – storico e docente di storia del jazz
Stefano Zenni – musicologo, docente di Storia del jazz al Conservatorio di Bologna

WhatsApp
Telegram

Abilitazione all’insegnamento 30 CFU. Corsi Abilitanti online attivi! Università Dante Alighieri