Le scelte inadeguate del ministro Bussetti. Lettera

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Inviato da Enrico Maranzana – Il ministro Marco Bussetti, intervistato dal quotidiano.net il 26/7, ha dichiarato: “La Buona scuola ha causato danni irreparabili”.

Perché non ha comunicato il nome del virus inoculato nel servizio scolastico?
Perché ha utilizzato l’aggettivo irreparabile, essendo il rimedio a portata di mano?
Sono cinquant’anni che le scuole avversano le iniziative di ammodernamento che il legislatore ha elaborato per fronteggiare la dinamicità e la complessità del mondo contemporaneo. I programmi della scuola media del 79, tuttora vigenti, comparati con l’ordinaria prassi scolastica, illuminano il campo di battaglia: “Le discipline come educazione – Se correttamente interpretate, tutte le discipline curriculari – sia pure in forme diverse – promuovono nell’allievo comportamenti cognitivi, gli propongono la soluzione di problemi, gli chiedono di produrre risultati verificabili, esigono che l’organizzazione concettuale e la verifica degli apprendimenti siano consolidate mediante linguaggi appropriati. Nella loro differenziata specificità le discipline sono, dunque, strumento e occasione per uno sviluppo unitario, ma articolato e ricco, di funzioni, conoscenze, capacità e orientamenti indispensabili alla maturazione di persone responsabili e in grado di compiere scelte”.
Educazione e istruzione sono le bandiere dei due schieramenti.
EDUCAZIONE. Le qualità degli studenti sono il fondamento del servizio scolastico: tutte le discipline, coordinate, concorrono alla loro implementazione. Collegialità, progettazione formativa, progettazione educativa, progettazione dell’istruzione animano e sostanziano la vita delle scuole. L’unità operativa elementare è il Consiglio di classe.
ISTRUZIONE.  Gli studenti devono conoscere le diverse materie. Ascolto, comprensione, applicazione, adeguamento sono le qualità vincenti. Il modello universitario è il riferimento. La gestione scolastica è parcellizzata. Il singolo docente è l’unità operativa elementare.
La Buona scuola è entrata a gamba tesa sul campo di battaglia: si è schierata con la resistenza al cambiamento. Ha sterilizzato quanto elaborato nei decenni precedenti.  Il titolo della legge 107 è inequivocabile: la finalità educativa è stata cestinata, sostituita dall’aggettivo nazionale. Non più “Sistema educativo di istruzione e formazione” ma “Sistema nazionale di istruzione e formazione”.

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