Le risposte della politica alle 10 domande dell’Unione degli Studenti sui temi della scuola

Di Lalla
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red – Pubblichiamo, dal sito Unione degli Studenti, le risposte finora pervenute sui temi della scuola, Sono intervenuti i parlamentari del PD Ghizzoni, Bachelet, Coscia, De Torre, De Pasquale, De Biasi, Mazzarella, Melandri, Pes, Russo, Siragusa, Puglisi e Nicolais, per l’IDV Di Pietro, Paolo Ferrero per il PRC ed Oliviero Diliberto per il PDCI.

red – Pubblichiamo, dal sito Unione degli Studenti, le risposte finora pervenute sui temi della scuola, Sono intervenuti i parlamentari del PD Ghizzoni, Bachelet, Coscia, De Torre, De Pasquale, De Biasi, Mazzarella, Melandri, Pes, Russo, Siragusa, Puglisi e Nicolais, per l’IDV Di Pietro, Paolo Ferrero per il PRC ed Oliviero Diliberto per il PDCI.

1) I nostri istituti cadono a pezzi, il 50% delle scuole non è a norma, solo con un piano di investimenti per 14 miliardi di euro si potrà risolvere il problema dell’edilizia scolastica. Vi impegnate a votare in Parlamento l’adeguato finanziamento della legge 23/96 per la messa in sicurezza degli edifici scolastici?

Pd: Sí: il piano straordinario per l’edilizia scolastica è una delle "Dieci proposte per la scuola di domani". In quel documento abbiamo reclamato risorse, snellimento delle procedure e soluzioni innovative dal punto di vista architettonico, edilizio ed energetico.

Idv: Sì. L’IdV intende attuare le politiche necessarie a garantire a tutti gli studenti la sicurezza e la vivibilità dei plessi scolastici. Inoltre intendiamo vigilare sul rispetto delle leggi sulla sicurezza e agibilità, che risultano puntualmente disattese a causa dei tagli attuati da questo governo, la cui più diretta e tangibile conseguenza è il sovraffollamento delle aule.

Prc: Se fossimo stati presenti in Parlamento avremmo già avanzato la proposta contenuta nella campagna che stiamo lanciando proprio in questi giorni insieme con la Federazione della Sinistra. Tagliare le spese militari e per gli armamenti e quelle destinate alle scuole private per destinare risorse adeguate alla scuola, all’università, alla ricerca e alla cultura. La messa in sicurezza degli edifici scolastici è una delle nostre priorità e non solo per ciò che riguarda gli edifici. Non va dimenticato che l’azione del governo ha prodotto il mostro di classi con 30 e perfino 35 alunni. La qualità della didattica crolla verticalmente, ma si pongono anche seri problemi per l’incolumità di insegnanti e studenti, come abbiamo puntualmente denunciato in più di una situazione concreta.

Pdci: Studiare in strutture a norma è un diritto fondamentale. La situazione nel nostro Paese è drammatica, migliaia di studenti sono costretti a studiare in strutture al limite della decenza. Finanziare la legge 23 del 96 è la condizione necessaria per cambiare lo stato dell’edilizia scolastica: la Federazione della sinistra si batterà in questa direzione.

2) Il diritto allo studio nel nostro paese è inesistente. Da anni chiediamo una legge quadro che stabilisca i livelli essenziali delle prestazioni e adeguamenti finanziamenti alla Regioni per garantire a tutti gli studenti, come sancito dalla Costituzione, borse di studio, trasporti e servizi. Vi impegnate a promuovere in Parlamento questa legge?

Pd: Sí, una tale legge è ingrediente irrinunciabile alla piena attuazione dell’autonomia scolastica e del Titolo V della Costituzione per quel che riguarda l’istruzione. La normativa in materia dovrebbe affrontare globalmente il "diritto alla conoscenza per tutti" al fine di garantire a ciascuno opportunità formative per tutto l’arco della vita.

Idv: Sì. Siamo dell’opinione che la legge quadro debba contemplare come parametri sia il merito che il reddito.

Prc: Anche su questo punto, si tratta di applicare la Costituzione invece che svuotarla. La legge quadro è certamente uno strumento utile e siamo per promuoverla e sostenerla. È comunque centrale ripristinare ed incrementare i finanziamenti per le borse di studio e per la gratuità dei libri di testo e assicurare i trasferimenti agli enti locali sui quali grava il compito, con sempre meno risorse, di garantire servizi fondamentali, come ad esempio mense scolastiche e trasporti.

Pdci: Mi auguro che nella prossima legislatura si possa arrivare a questo traguardo. Il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, troppo spesso alla prova dei fatti non esiste. Certamente possiamo assumere l’impegno di lavorarci insieme alle organizzazioni studentesche da subito regione per regione, ma credo che il vero salto di qualità potrà arrivare solo con una legge quadro nazionale, proprio in nome di quell’unità d’Italia, che non deve essere solo sbandierata ma praticata tutti i giorni.

3) Molti studenti sono inseriti in percorsi di alternanza scuola-lavoro e stage senza alcun diritto, tutela o garanzia di qualità di questo canale formativo. Vi impegnate a votare in Parlamento uno statuto dei diritti degli studenti in stage, per garantire che si tratti di un vero percorso di formazione e non di semplice manodopera gratuita per le imprese?

Pd: Sí, accompagnando lo statuto dei diritti ad interventi normativi e finanziari grazie ai quali esso non rimanga lettera morta, oppure ottenga l’effetto involontario di impedire l’alternanza fra scuola e lavoro. Abbiamo invece contrastato, con tutti gli strumenti parlamentari a disposizione, l’apprendistato selvaggio introdotto da questo governo e il relativo abbassamento dell’obbligo scolastico da 16 a 15 anni.

Idv: Sì, l’IdV ha già avuto occasione di esprimere la sua posizione in merito all’obbligo scolastico che, a nostro avviso, deve essere innalzato al diciottesimo anno di età. In merito all’alternanza scuola-lavoro, un punto chiave del nostro programma prevede proprio, per gli istituti tecnici e professionali, l’individuazione di percorsi strutturati di alternanza scuola-lavoro attraverso la formula degli stages, integrati al curricolo e funzionali al raggiungimento degli obiettivi disciplinari, ma che non compromettano la possibilità degli studenti di continuare il loro percorso scolastico anche in prospettiva del proseguimento degli studi universitari.

Prc: Sì, ma non basta. Bisogna rovesciare l’attuale impostazione degli stages che vede la scuola in una posizione subalterna. Non si capisce, inoltre, perché gli stages siano rivolti unicamente agli studenti dei tecnici e dei professionali ed escludano il vasto campo del lavoro intellettuale. Devono, invece, diventare occasioni di incontro con il mondo del lavoro per tutti gli studenti per contribuire all’orientamento verso le scelte di prosecuzione degli studi, in un quadro di innalzamento a 18 anni dell’obbligo scolastico. A questo proposito, per il PRC l’obbligo scolastico non può avere alcuna ambigua commistione con i percorsi di formazione professionale, anch’essi da riqualificare, o, peggio, con l’apprendistato.

Pdci: Spesso con gli stage si maschera lavoro non retribuito e di fatto si bypassa l’obbligo scolastico. Circa 15 giorni fa è stato approvato all’Istituto alberghiero Bergese di Genova il primo statuto per gli studenti in stage. Lo considero un fatto epocale, che deve aprire la strada per una vera e propria legge nazionale, che metta vincoli stringenti alle imprese.

4) Nel 2000 il centrodestra e il centrosinistra hanno votato insieme la legge di parità che permette alle scuole private di accedere a finanziamenti sottratti alla scuola pubblica. Vi impegnate ad abrogare questa legge, riconoscendone la deriva che ha avuto soprattutto negli ultimi anni?

Pd: No. Anzitutto va precisato che la legge 62/2000 (parità scolastica) non fu affatto approvata insieme da centrosinistra e centrodestra: nel 2000 il centrodestra votò compatto contro. La legge passò con i soli voti del centrosinistra, che la riteneva essenziale per mettere ordine nei finanziamenti alla scuola privata e per finanziare le scuole materne comunali. Infatti, anche se molti lo ignorano, le "scuole paritarie" o "scuole non statali" che la legge 62 integra nel sistema nazionale della pubblica istruzione non sono solo le "parificate". Sono paritarie e ricevono finanziamenti da questa legge anche le scuole comunali e provinciali, che contribuiscono in modo decisivo al diritto dei bambini a frequentare scuola pubblica dell’infanzia. Attualmente alle scuole paritarie sono stanziati ogni anno un po’ meno di 500 milioni, cioè circa un centesimo dei fondi destinati dal ministero alle scuole statali: una cifra che evidentemente non compensa i miliardi tagliati dalla Gelmini alla scuola statale. Non è la scuola paritaria che impoverisce quella statale, è il Governo che impoverisce tutta la scuola pubblica destinandone le risorse ad altri scopi. La contrapposizione fra paritarie e statali serve alla propaganda di Berlusconi, che poi taglia i fondi a tutte e due. E’ comunque vero che occorre un monitoraggio dell’applicazione della legge 62 soprattutto su due fronti: l’accreditamento e la valutazione delle scuole paritarie, e la garanzia di una scuola laica e pluralista di qualità su tutto il territorio nazionale.

Idv: Sì. L’IdV si impegnerà affinché l’art. 33 della nostra Costituzione venga rispettato e le scuole private non costituiscano un onere per lo Stato. Tutte le nostre energie si riverseranno nella difesa della scuola pubblica statale, istituzione indispensabile per garantire pari opportunità a tutti i cittadini.

Prc: Il PRC votò contro la legge di parità. Non solo, all’indomani della sua approvazione siamo stati tra i promotori di un referendum abrogativo, purtroppo dichiarato inammissibile. È una legge che viola la Costituzione mettendo sullo stesso piano scuole pubbliche e private. Bisogna riaffermare il principio che solo le scuole dello stato e degli enti locali hanno titolo a definirsi pubbliche e vanno sostenute con adeguati finanziamenti. Le scuole private possono esistere ma "senza oneri per lo stato". Il dettato costituzionale è netto su questo punto e non può essere aggirato come invece hanno fatto tanto i governi di centrosinistra che di destra. La scuola privata, inoltre, riceve in misura consistente finanziamenti nascosti nelle pieghe del bilancio statale e in provvedimenti minori. Solo pochi mesi fa, ad esempio, è stata approvata alla Camera, con voto bipartisan, una ripartizione degli stanziamenti per l’edilizia scolastica che inserisce tra i beneficiari anche diverse scuole private. A tutto questo bisogna porre termine, è il nostro impegno.

Pdci: Fu una legge molto discussa, che ci portò a scontrarci duramente nel centrosinistra: fu il primo segnale di cedimento su una questione centrale come i finanziamenti alle scuole private. Noi ci batteremo per il rispetto dell’articolo 33 della Costituzione, secondo il quale le scuole private non devono rappresentare oneri per lo Stato.

5) L’autonomia scolastica, invece di produrre protagonismo, partecipazione e qualità della didattica, ha prodotto dirigismo e autoritarismo. Siete disposti a votare in Parlamento una Carta dell’autonomia per garantire reale partecipazione alla vita scolastica da parte degli studenti e delle studentesse?

Pd: Una carta dell’autonomia non ci pare sufficiente a risolvere i problemi di una autonomia colpevolmente lasciata a metà e colpita da un diluvio di norme centralistiche dalla Gelmini; i problemi si risolvono completando normativamente l’autonomia ma soprattutto dotandola di risorse e valutazione di rango europeo, il contrario di quanto fa questo governo.

Idv: Sì. Siamo convinti che l’autonomia scolastica abbia fatto da apripista all’introduzione all’interno delle scuole di criteri aziendalistici e privatistici che, spesso in nome della competitività, ha sacrificato una seria riflessione di natura didattica e pedagogica. La partecipazione attiva e consapevole degli studenti alle attività della scuola è un elemento irrinunciabile, da potenziare all’interno in un progetto complessivo che valorizzi gli organi collegiali delle scuole.

Prc: L’autonomia scolastica è nata male e si è sviluppata anche peggio. Il ruolo degli organi collegiali è stato svuotato a vantaggio della concentrazione di potere nelle mani dei dirigenti. Di conseguenza è stata mortificata la spinta alla partecipazione democratica che aveva caratterizzato la fase precedente. Le scuole sono diventate entità isolate, ciascuna in concorrenza con le altre. Il PRC ritiene che sia necessario un ripensamento profondo. Ci interessa una autonomia del sistema scolastico dal potere politico e dalle burocrazie ministeriali, fondata sulla libertà di insegnamento e di ricerca didattica e pedagogica, sul diritto degli studenti al sapere e alla cultura, sulla partecipazione democratica e paritaria di tutte le componenti scolastiche, al riparo dalle ingerenze dei privati, che contrasti le tendenze alla frammentazione localistica. Le garanzie per la partecipazione degli studenti devono essere definite all’interno di questa cornice.

Pdci. Anche in questo caso ha aperto la strada alla concezione privatistica della scuola, su cui poi si è innestata la riforma Gelmini che ha completato l’opera. E’ necessario ridare centralità agli organi collegiali, oggi svuotati completamente di potere, e anche prevedere un aumento della componente studentesca, oggi davvero troppo esigua rispetto all’importanza che ricopre nella scuola. La carta dell’autonomia avrà senso se andrà in questa direzione.

6) Nel 2008 sono stati tagliati 8 miliardi di euro alla scuola pubblica, circa il 6% del suo bilancio. Gli effetti di questi tagli sono devastanti: scuole chiuse il pomeriggio, mancanza di strumenti didattici, carenza anche degli accessori più banali come gessetti e carta igienica: siete disposti a tagliare le spese militari per finanziare una didattica di qualità?

Pd: Sì, senza venire meno al ruolo internazionale che compete al nostro Paese, come peraltro richiesto in una nostra mozione presentata alla Camera. Ma non dimentichiamo che la soluzione definitiva verrà da nuovi governanti capaci, quali sono stati Ciampi, Prodi e Padoa Schioppa, di far quadrare i conti anche in tempi difficili senza danneggiare la scuola. Il governo attuale ha massacrato la scuola e ha pure peggiorato i conti. I tagli alla scuola hanno invece finanziato operazioni sbagliate come il taglio dell’ICI ai ricchi, il salvataggio dell’Alitalia e le spese pazze di Bertolaso e della cricca.

Idv: Sì. Uno dei cavalli di battaglia dell’IdV in questi anni di mobilitazione in difesa della scuola pubblica è stato proprio la necessità di tagliare le spese militari e finanziare quelle per l’istruzione e la ricerca.

Prc: Come abbiamo già detto, proprio questo è il cuore della nostra proposta. Negli ultimi 20 anni, gli stessi nei quali la spesa per l’istruzione ha conosciuto un calo costante in termini reali, la spesa militare è cresciuta in modo esponenziale. Nei confronti internazionali siamo nei primi dieci posti per spese militari in valore assoluto, con una spesa pro capite superiore a quella di Germania, Russia e Giappone, mentre siamo in fondo alla graduatoria per spese in istruzione. Con l’aggravante che si finanzia la partecipazione dell’Italia a guerre spacciate per missioni di pace. Investire nella scuola e nella cultura invece che negli armamenti significa operare concretamente per diffondere nelle nuove generazioni la cultura della pace.

Pdci: E’ esattamente la proposta della Federazione della sinistra: non è pensabile che mentre il Paese è al collasso, il sistema formativo allo stremo l’Italia spenda 15 miliardi di euro per l’acquisto di caccia-bombardieri F15.

7) Sono circa 700 mila gli studenti migranti nelle scuole pubbliche italiane. Siete disposti a votare un piano straordinario per garantire l’integrazione di questi studenti con programmi di scolarizzazione ad hoc?

Pd: Sí. Il tema della varietà delle lingue, delle culture e delle fedi è sempre più importante per la scuola italiana. E’ stata depositata una proposta di legge che istituisce un fondo per l’insegnamento della lingua italiana, per la formazione di docenti e dirigenti e per altre iniziative legate all’interculturalità nella scuola. "Integrazione" è un termine limitativo: una delle "Dieci proposte per la scuola di domani" parla di promozione della cittadinanza attiva in una società e in una scuola sempre più interculturale. Secondo noi la scuola può e deve dare un contributo decisivo alle grandi sfide culturali e globali del mondo di oggi.

Idv: Sì. Siamo sempre stati favorevoli alla necessità di garantire un’effettiva integrazione per gli studenti non di madrelingua italiana. Abbiamo combattuto strenuamente contro i tagli alle ore di italiano previsti dalla riforma Gelmini delle superiori, anche nella consapevolezza della maggior presenza di studenti stranieri nelle nostre scuole.

Prc: Distinguiamo. Molti di loro sono nati in Italia o ci vivono da piccoli, se non ci fosse un governo razzista sarebbero cittadini italiani a tutti gli effetti e nemmeno entrerebbero nelle statistiche. Altri sono arrivati più recentemente, spesso dopo esperienze dolorose, e possono avere difficoltà ad inserirsi. Siamo favorevoli alla previsione di interventi specifici, per esempio istituire e generalizzare la figura dei mediatori culturali e linguistici o sostenere la formazione degli insegnanti. In ogni caso, la presenza di questi studenti rappresenta una ricchezza da valorizzare, come già si fa in tantissime scuole grazie alla sensibilità dei nostri docenti. L’integrazione non deve essere un processo ad una sola direzione ma deve favorire l’incontro e il confronto tra culture e tradizioni diverse per crescere tutti insieme. D’altra parte, la nostra scuola e la nostra società saranno sempre più multiculturali; è un processo che va accompagnato e sostenuto con interventi strutturali, a carattere permanente.

Pdci: Su questo la nostra storia di popolo a lungo emigrante, dovrebbe insegnarci: solo con un percorso scolastico specifico, volto ad integrare e non ad escludere, possiamo pensare di diventare un paese che fa dell’integrazione un valore fondamentale.

8) L’Italia è il fanalino di coda in Europa per il tasso di dispersione scolastica: ha una media del 20% con picchi del 30% in regioni come Veneto e Calabria. Cosa fareste per limitare questo fenomeno?

Pd: Sul versante dei percorsi scolastici occorre una riforma capace di aggredire l’età critica della dispersione. Si dovranno rivedere, se necessario, durata e modalità didattiche. Si dovrà curare l’orientamento, prevedere per tutti l’alternanza scuola-lavoro, sottrarre istruzione e formazione professionale al destino di Cenerentola riportandole a livelli europei. Occorre però anche ricordare che la dispersione scolastica fotografa il contesto e che ad essa segue quasi sempre l’esclusione sociale, il degrado e, in alcune zone, il reclutamento nella malavita organizzata. Per questo, ben prima delle scuole medie, risultano essenziali al contrasto alla dispersione sia la scolarizzazione precoce, sia il potenziamento della scuola dell’infanzia e del tempo pieno nella scuola primaria, presente in percentuale irrisoria nel Sud: il contrario di quanto fatto negli ultimi anni dall’attuale governo nazionale.

Idv: Per combattere seriamente la dispersione scolastica, a nostro avviso, vanno messe in campo varie strategie: ridurre il numero degli alunni nelle classi per consentire realmente agli insegnanti la possibilità di elaborare e realizzare percorsi di apprendimento individualizzati; effettuare una seria attività di orientamento nella scelta dei corsi di studi che gli studenti dovranno intraprendere; favorire la continuità dei curricula e creare momenti di raccordo tra i diversi gradi del nostro sistema di istruzione, come prevede il nostro programma di riforma della scuola.

Prc: La maggiore concentrazione dei tassi di dispersione negli istituti tecnici e professionali e in determinate aree del Paese denuncia il riemergere, in forme nuove, della vecchia selezione di classe. Bisogna intervenire su più livelli. Da un lato con forme di sostegno al reddito e di contrasto all’esclusione sociale; dall’altro, bisogna mettere la scuola in condizione di aiutare gli studenti a superare le difficoltà. Le controriforme di questo governo aggravano la situazione, la prima cosa che proponiamo alle altre forze politiche di sinistra e di centrosinistra è la loro cancellazione. In ogni caso, bisogna agire su più piani: potenziamento degli orari, metodologie didattiche finalizzate al recupero e alla motivazione, orientamento, insegnamento individualizzato, didattica laboratoriale e per piccoli gruppi. Secondo noi è necessario investire economicamente in azioni "di sistema" e politicamente sulla professionalità dei docenti.

Pdci: Ci sono due questioni da affrontare: una sul terreno valoriale e una più di carattere materiale. Negli ultimi anni si è affermato un senso comune secondo cui studiare è inutile: nei prossimi anni chi governerà dovrà occuparsene attraverso campagne mirate a ribaltare questo assunto. L’altro problema, che credo valga di più per le realtà del mezzogiorno, è che spesso le famiglie non si possono permettere di mandare i figli a scuola fino alla fine delle superiori. Su questo dovrebbe intervenire la legge quadro, consentendo a chi viene dalle fasce meno abbienti di studiare gratuitamente, prevedendo, ad esempio, formule di comodato d’uso dei libri di testo.

9) A scuola l’unica religione che si insegna è la religione cattolica. Siete disposti a votare un provvedimento, nel rispetto della laicità dello stato, finalizzato a una scuola che insegni storia delle religioni?

Pd: All’epoca della revisione del Concordato, Scoppola ed altri proposero di sostituire l’insegnamento della religione cattolica con la storia delle religioni. La proposta non fu raccolta. Senza modificare gli accordi concordatari è invece possibile aggiungere un insegnamento di questo tipo, attento alle tradizioni religiose oggi presenti in Italia; è una proposta di legge che è stata promossa da alcuni deputati del PD. Tutto il PD ha piú volte reclamato, a gran voce, il finanziamento dell’ora alternativa alla religione, la cui assenza è un’offesa alle libertà religiose e calpesta il diritto di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica.
Idv: Il monopolio esclusivo della religione cattolica rappresenta sicuramente un forte limite al processo di integrazione culturale che noi auspichiamo. Facciamo però una proposta ancora più laica: perché non pensare ad attivare l’insegnamento di cittadinanza e Costituzione da affidare ad insegnanti di discipline giuridiche?

Prc: A mio parere il punto è quello di arrivare all’abolizione dell’insegnamento confessionale dalla scuola pubblica. A partire da questo punto che io considero irrinunciabile sono convinto che l’insegnamento relativo all’importanza del fatto religioso nella storia dell’umanità potrebbe avere un peso maggiore di quello attuale. Si tratta però di evitare ogni confusione tra questi due argomenti per cui – pur comprendendone le ragioni – sono assai perplesso sulla soluzione proposta.

Pdci: Come Federazione della sinistra siamo pronti a batterci in questa direzione, tanto più visto che siamo a tutti gli effetti, e saremo sempre di più, una società multietnica e, quindi, multireligiosa.

10) In questi mesi abbiamo riempito le piazze e le strade con manifestazione e cortei, siamo saliti sui monumenti, abbiamo occupato scuole e università, rivendicato un futuro di dignità, libero dalla schiavitù della precarietà e dall’obbligo dell’emigrazione. Che soluzioni proponete come alternativa alla fuga?

Pd: Un governo capace di rimettere in piedi l’economia del Paese e farlo risorgere dalle macerie morali, civili, sociali e culturali del berlusconismo al tramonto; di far ripartire l’economia scommettendo sul superamento delle disparità sociali e territoriali, sulla crescita e la migliore distribuzione della ricchezza non a spese dei saperi, ma grazie al loro rilancio. Il nostro governo di domani.
Idv: Siamo convinti che una seria politica di investimenti nella cultura e nella ricerca, unita alla lotta contro ogni forma di precariato e flessibilità selvaggia del mondo del lavoro, possa favorire la ripresa economica e civile del nostro Paese e costituisca la risposta alla ormai ineludibile richiesta di migliorare la qualità delle nostre vite.

Prc: Il PRC ha sostenuto le mobilitazioni degli studenti e vi ha partecipato attivamente. Le nostre proposte puntano a rilanciare l’economia ma in direzione diversa da quella dello sviluppo capitalistico. Creare posti di lavoro guardando alla tutela dell’ambiente e alla manutenzione del territorio, perseguire l’efficienza energetica e lo sviluppo delle rinnovabili, utilizzare la leva fiscale per sostenere il reddito di lavoratori e pensionati, istituire il reddito sociale, solo per citare alcuni obiettivi. Per il PRC è centrale la lotta alla precarietà fino alla sua eliminazione, cominciando dalle pubbliche amministrazioni. Per questo ci battiamo contro Berlusconi e il berlusconismo e, con la stessa determinazione, contro Marchionne e il suo modello regressivo di relazioni sociali. Pensiamo che sia indispensabile investire su scuola, università, ricerca e cultura per coniugare crescita e miglioramento della qualità della vita e per offrire una prospettiva postiva alle giovani generazioni.

Pdci: Dobbiamo chiederci quale modello di società proponiamo per il nostro Paese: questo Governo sembra avere scelto in modo inequivocabile. Da un lato sostiene le scelte di Marchionne, che baratta i diritti costituzionali con il diritto al lavoro e dall’altro taglia e privatizza l’istruzione. L’unica strada possibile è costruire la società della conoscenza, in cui il sapere e la ricerca tornino ad essere una risorsa centrale per lo sviluppo, ad esempio aumentando radicalmente la percentuale di Pil destinata alla ricerca e all’istruzione. Sottolineo che è anche l’unica possibilità di salvezza del nostro Paese su scala internazionale: il modello Marchionne, oltre a essere incostituzionale è fallimentare, infatti il costo del lavoro, per quanto lo si possa comprimere in questa parte di mondo, non sarà mai fattore decisivo sul prodotto finito.

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