Le microconferenze, un nuovo metodo di insegnamento. Lettera

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Inviata da Sabrina Rizzi – Creative, innovative, stimolanti: sono tre gli aggettivi con cui gli alunni definiscono le buone pratiche didattiche fiorite al tempo della pandemia da coronavirus. Compaiono in una nuvola di parole, un word-cloud, elaborato su una piattaforma, l’ultimo giorno di scuola, da una classe che di lì a poco dovrà sostenere gli Esami di Stato.

E’ questo, probabilmente, il tempo di riflettere sui cambiamenti avvenuti nella scuola italiana, di progettare nuovi scenari pedagogici e didattici, facendo emergere le buone prassi che, valorizzate, andranno ad arricchire le metodologie didattiche nella pratica quotidiana, soprattutto in quelle realtà in cui le intuizioni si sono tradotte in esperienze innovative.

Nelle prime settimane della sospensione didattica mi sono imbattuta in un concorso rivolto alle scuole secondarie di II grado: le microconferenze. Si offre la possibilità ai ragazzi di realizzare e tenere in pubblico una breve conferenza, una performance oratoria su un argomento di apprendimento scolastico, un’opportunità per sperimentare una scuola come laboratorio di conoscenze in grado di sviluppare competenze, creativo nella progettazione di percorsi formativi, perché sposta il focus sull’ alunno, rendendolo protagonista del proprio processo di apprendimento.

Il tema proposto quest’anno – il premio, promosso dall’IIS Fermi di Policoro, è giunto alla seconda edizione con la collaborazione della fondazione Euducation e dell’associazione Amore per il Sapere – è stato “La crisi, le crisi, la rinascita”, un argomento che ha suscitato l’interesse degli alunni che, collegati in rete, si sono lasciati trascinare dall’entusiasmo: il public speaking entra a scuola. E subito Alessandro cita il TED, ricorda l’intervento di Steve Jobs su un possibile virus- pandemia in un futuro prossimo e la sua efficacia comunicativa. Si decide, così, di partecipare al premio, di iniziare a lavorare, si moltiplicano gli appuntamenti in rete per avviare il confronto fra gruppi, si utilizza il gruppo whatsapp per far circolare articoli di carattere scientifico, storico, letterario, disegnando lo scenario futuro, quello della rinascita. Ciascun gruppo di lavoro indica il proprio portavoce, il “conferenziere in erba”: Angelo, Alessandro, Maria Paola, Miriana, ragazzi carismatici, con spiccate capacità oratorie.

Il referente didattico del progetto, professor Pino Suriano dell’IIS Fermi di Policoro, supporta i ragazzi nella fase di realizzazione con tutorial sul sito dell’associazione “Amore per il Sapere”: le indicazioni viaggiano su canali social, Instagram e youtube. Sette sono le fasi che vengono individuate: osservare i modelli, scegliere l’argomento, ricercare, scrivere, revisionare il testo, costruire slides per consentire di seguire il dipanarsi dell’argomentazione, memorizzare eventualmente l’argomentazione.

I ragazzi apprezzano la possibilità di presentare un lavoro di ricerca, nato dalle loro passioni, dalle letture, da ciò che percepiscono di quanto sta accadendo nel mondo in piena pandemia. Ricerca dei contenuti, originalità e creatività del percorso, efficacia nella comunicazione diventano i tre aspetti da perseguire. La performance oratoria comunica conoscenze in un’ottica pluridisciplinare e fa emergere abilità e competenze, almeno quattro competenze chiave europee. Ciò che è emerso, inoltre, è la creazione di un ambiente di apprendimento collaborativo che ha posto gli studenti in una situazione costruttiva. E in questi giorni di esami, la metodologia, che sottende alle microconferenze, ha consentito l’acquisizione delle competenze per affrontare il colloquio.

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