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Le maestre portano i bambini di 4 anni alla mostra di Kandinsky. La Storia dell’Arte, educazione alla bellezza

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Come diceva Roberto Longhi, il più grande storico dell’arte del Novecento, “ogni italiano dovrebbe imparar da bambino la storia dell’arte come una lingua viva, se vuole aver coscienza intera della propria nazione”.

Sembra questo lo spirito che ha animato la bella esperienza vissuta da un nutrito gruppo di bambini modenesi, ammaliati dai colori e dalle suggestioni delle opere di Kandinsky. Un’esperienza da incorniciare, è il caso di dirlo, quella che hanno vissuto i bambini della Scuola dell’infanzia “Forghieri” del Comune di Modena, Sezioni 4 anni e 5 anni.

Nei giorni scorsi, accompagnati dalle loro maestre, i bimbi si sono recati in treno a Reggio Emilia per visitare la mostra intitolata “Dall’astrattismo spirituale di Wassily Kandinsky al silenzio illuminato di John Cage” presso Palazzo Magnani. Non è usuale che le scuole avviino i bambini alla conoscenza dell’arte, in maniera tanto pratica e coinvolgente. E anche faticosa, perché a quell’età alzarsi di buon mattino, prendere un treno, al freddo, per poi raggiungere la mostra a piedi dopo una camminata dalla stazione ferroviaria, l’impegno è davvero importante. I bambini sono stati guidati lungo un percorso che collegava l’arte pittorica di Kandinsky alla ricerca musicale del compositore statunitense morto nel 1992, basata sull’uso del silenzio.

“Ci siamo indirizzati verso questa mostra – spiegano le maestre – su suggerimento della docente che tiene il corso di aggiornamento e formazione di Arte per le insegnanti, dal momento che per tradizione ogni anno offriamo ai bambini una proposta che li avvicini al mondo dell’arte e che si colleghi al percorso svolto in sezione e in atelier. In particolare, durante questi primi mesi dell’anno scolastico, abbiamo lavorato sulla ricerca del colore, con una attenzione particolare ai colori primari, osservandoli nelle stagioni che cambiano e nell’ambiente circostante. Abbiamo quindi proposto alle famiglie di poter effettuare questa uscita, sia per sensibilizzare i bambini ed evocare suggestioni tramite l’arte pittorica e la musica, sia per iniziare a conoscere i più importanti pittori dell’arte contemporanea”.

Come ricorda il Corriere della Sera i risultati di una ricerca sul patrimonio culturale dell’Eurobarometro della Commissione europea sono sconfortanti. “L’88% degli svedesi e l’83% degli olandesi hanno visitato almeno un monumento o un sito storico negli ultimi 12 mesi. E gli italiani? Solo il 51%. Siamo al 21° posto. E ancora: l’80% degli svedesi e il 74% degli olandesi si sono recati in un museo o in una galleria nell’ultimo anno. E gli italiani? Il 45%. Siamo al 17° posto. Pur parziali, graduatorie simili sono rivelatrici. Ci dicono che il nostro Paese è vittima di una sorta di dilagante analfabetismo iconografico. Si tratta di una condizione determinata — da decenni — soprattutto dal mancato coordinamento tra le politiche culturali, scolastiche e formative. Troppo spesso si sono inseguiti gli “eventi” e i “grandi numeri”; mentre si è trascurato il ruolo e la funzione di una cultura autenticamente diffusa. Occorrerebbe, invece, ripartire dal basso. Dalla scuola. Assegnando finalmente alla storia dell’arte un ruolo non periferico ma decisivo nell’offerta didattica. Considerando questa disciplina come una presenza imprescindibile: un baluardo civile. Solo una seria e moderna formazione storico-artistica potrà spingere i cittadini di domani a voler conoscere, attraversare e scoprire quello straordinario museo a cielo aperto che è l’Italia”

I bambini modenesi sono rimasti colpiti dalle opere e dal contesto, soprattutto dai colori, hanno ascoltato le guide, hanno fatto domande, hanno osservato, respirato, accumulato emozioni. “I quadri mi sono piaciuti perché erano colorati”, racconta una bambina “e poi è stato bello ascoltare la musica con la testa verso l’alto, poi però siamo andati a mangiare un panino, ci vorrei tornare…”. E un altro: “Ci siamo messi sotto una nota e abbiamo fatto una doccia di musica”. E ancora: “Ci è servito per pensare con il cervello e con la testa”. “Dove siamo andati oggi?”, chiede la maestra: “A Kandinsky!” – risponde un’altra bambina – in un posto dove c’era un pittore che faceva tanti quadri”.

L’esperienza dimostra quanto la scuola possa fare, fin dalla più tenera età dei suoi alunni, nel processo di educazione e di avvicinamento all’arte e al patrimonio artistico per tentare di fare uscire la nazione dalla diffusa e inammissibile apatia verso l’arte che ci colloca agli ultimi posti delle classifiche europee a fronte dell’imponenza del nostro patrimonio culturale. Insomma, imparare (subito) l’arte per non metterla, un giorno, da parte.

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