Lauree STEM: quali sono, tasso di occupazione, prevalenza maschile ma donne hanno voto di laurea più alto

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Il  Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea  presenta l’indagine Lauree STEM: performance universitarie, esiti occupazionali e gender gap. 

I Rapporti 2018 sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei laureati, elaborati dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, consentono di valutare le performance formative e occupazionali dei laureati in discipline scientifiche STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Quali sono le performance universitarie? Lavorano? A quali condizioni?

Nel dettaglio, secondo il MIUR, sono considerate lauree STEM (di primo e secondo livello):

  • tutte le classi di laurea dei gruppi architettura e ingegneria ad eccezione delle classi di laurea di primo livello in disegno industriale e di secondo livello in design;
  • le classi di laurea del gruppo chimico-farmaceutico, ad eccezione delle lauree magistrali a ciclo unico in farmacia e farmacia industriale;
  • le sole classi di laurea di primo livello in statistica e di secondo livello in scienze statistiche attuariali e finanziarie e scienze statistiche all’interno del gruppo economico-statistico;
  • le classi di laurea del gruppo geo-biologico, ad eccezione della classe di secondo livello in biotecnologie agrarie;
  • le classi di laurea del gruppo scientifico ad eccezione di Metodologie informatiche per le discipline umanistiche (secondo livello);
  • la classe di laurea di secondo livello in nutrizione umana del gruppo medico;
  • la classe di laurea di secondo livello in tecniche e metodi per la società;
  • le classi di laurea di primo livello in diagnostica per la conservazione dei beni culturali e di secondo livello in conservazione dei beni architettonici e ambientali, scienze per la conservazione dei beni culturali e conservazione e restauro dei beni culturali (ciclo unico) del gruppo letterario.

Nel presente contributo  l’analisi è di tipo comparativo: le performance universitarie e gli esiti occupazionali dei laureati STEM sono confrontate con quelle dei percorsi non STEM e vengono osservate ponendo l’attenzione sulle principali differenze per genere e per gruppo disciplinare.

Perfomance universitarie

Il Rapporto 2018 sul Profilo ha coinvolto oltre 73.000 laureati di primo e secondo livello (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) che hanno conseguito nell’anno 2017 un titolo universitario in un percorso STEM. I laureati STEM del 2017 costituiscono il 26,5% dei laureati dell’intero anno solare (circa 276 mila). In questo contributo si è scelto di concentrarsi sugli aspetti relativi alle performance universitarie e sulla valutazione del percorso di studio, tralasciando invece gli aspetti legati all’origine familiare e alle esperienze maturate durante il corso di laurea, data la forte caratterizzazione di questi fenomeni per ambito disciplinare.

I dati sul Profilo mettono in evidenza la diversa composizione per genere: tra i laureati STEM è più elevata infatti la componente maschile, che raggiunge il 59,0%, mentre tra i laureati non STEM prevalgono le donne (sono quasi due su tre).

Tra i laureati STEM la componente maschile è elevata in particolare tra i gruppi ingegneria (74,0%) e scientifico (68,4%), mentre si osserva un’inversione di tendenza nei gruppi geo-biologico, chimico-farmaceutico e architettura, dove sono le donne ad avere un’incidenza maggiore.

I principali indicatori di riuscita degli studi universitari vedono i laureati STEM in una condizione di svantaggio rispetto a quelli non STEM: nonostante abbiano un voto medio di laurea pressoché
identico (102,4 su 110 contro 102,9, rispettivamente), concludono gli studi in corso in misura decisamente inferiore (44,1%, contro il 54,2% dei laureati non STEM).

I più regolari sono i laureati del gruppo geo-biologico (51,4%), all’opposto invece quelli dei gruppi architettura e ingegneria (rispettivamente 32,2 e 41,8%).

A livello di genere, in entrambi i collettivi le donne hanno performance più brillanti degli uomini: le donne STEM sono caratterizzate da un voto medio di laurea lievemente più alto (103,6 su 110, contro 101,6 degli uomini) e da una maggiore regolarità negli studi (tra le donne il 46,1% ha concluso gli studi nei tempi previsti contro il 42,7% degli uomini). Ciò è in generale confermato a livello di gruppo disciplinare, con la sola eccezione dei laureati STEM del gruppo chimico-farmaceutico, per i quali sia i voti di laurea sia la quota di studenti che concludono gli studi in corso sono superiori tra gli uomini.

Nonostante siano meno regolari, l’età media alla laurea dei laureati STEM è lievemente inferiore a quella dei laureati delle altre discipline (25,6 anni contro 26,0), complice un maggiore ritardo all’iscrizione di questi ultimi (si iscrivono con 2 o più anni di ritardo rispetto all’età regolare2 il 20,7% dei laureati STEM contro il 23,3% di quelli non STEM). Le differenze di genere in termini di età al conseguimento del titolo sono minime: le laureate STEM ottengono il titolo in media a 25,5 anni contro 25,7 degli uomini e questo si verifica in tutti i gruppi disciplinari.

La percezione della validità dell’esperienza che sta per concludersi è affidata in particolare alla domanda “rifaresti il percorso che stai per completare?”. Una risposta pienamente positiva, data da quanti confermerebbero la scelta compiuta sia in termini di corso che di ateneo, si registra per il 71,9% dei laureati STEM, contro il 68,1% di quelli che hanno studiato altre discipline. Tra i laureati STEM, gli uomini sono generalmente più soddisfatti delle donne (72,9% dei primi contro il 70,5% delle seconde). In generale, sono più soddisfatti i laureati del gruppo scientifico (78,1%), mentre a fondo scala si posizionano quelli di architettura (58,7%). Spicca lo scarto di gradimento, a favore degli uomini, tra i laureati nelle discipline chimico-farmaceutiche, dove rifarebbero lo stesso corso nello stesso ateneo il 77,0% degli uomini contro il 69,0% delle donne.

Condizione occupazionale

Per l’analisi degli esiti occupazionali si è ritenuto opportuno concentrarsi sui laureati di secondo livello a cinque anni dal conseguimento del titolo: ciò per consentire un’analisi comparativamente più adeguata. Infatti, i laureati di primo livello proseguono in larga parte (58,6%) la formazione iscrivendosi alla laurea magistrale; tra i laureati di secondo livello, analogamente, è diverso l’impegno in attività formative post-laurea, frequentemente necessarie all’avvio della carriera libero-professionale. Il Rapporto sulla Condizione Occupazionale ha riguardato oltre 30.600 laureati STEM di secondo livello (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) del 2012, intervistati nel 2017 a cinque anni dal titolo. In generale i laureati provenienti da percorsi STEM evidenziano buone performance alla prova del mercato del lavoro. Tuttavia esistono profonde differenze a livello di genere che vedono le donne risentire di un più contenuto tasso di occupazione e retribuzioni inferiori rispetto agli uomini.

A cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione dei laureati STEM è complessivamente pari all’89,3% (+4,1 punti percentuali rispetto ai laureati non STEM); tale valore aumenta considerevolmente tra gli uomini STEM, tra i quali il tasso di occupazione è pari al 92,5%, contro l’85,0% delle donne (fra i laureati non STEM le quote sono rispettivamente 88,5% e 83,4%). Maggiori performance occupazionali si osservano tra i laureati STEM dei gruppi economico-statistico (94,8%) e ingegneria (94,6%); di contro, il gruppo geo-biologico si colloca a fondo scala con un tasso di occupazione pari al 78,5%. Il vantaggio occupazionale per la componente maschile si conferma in tutti i gruppi disciplinari, sebbene con intensità diversa: per i laureati di architettura il divario è pari a 6,5, seguiti dal gruppo chimico-farmaceutico e da quello economico-statistico dove la differenza è pari a 5,8 e 5, rispettivamente.

Il lavoro autonomo riguarda il 20,4% dei laureati in ambito STEM (è pari al 22,8% per i laureati non STEM); per ovvi motivi tale quota sale sensibilmente tra i laureati del gruppo architettura (raggiungendo il 50,3%). Tra i laureati STEM si rileva un vantaggio della componente femminile (è autonomo il 22,7% delle donne; per gli uomini la percentuale si ferma al 18,9%), ma ciò è dovuto a un effetto di composizione, dal momento che non risulta confermato a livello di gruppo disciplinare. I contratti di lavoro a tempo indeterminato caratterizzano invece il 55,6% degli occupati STEM (46,4% per i non STEM), con significative differenze di genere (tra gli STEM, 62,5 contro 45,1%, rispettivamente per uomini e donne). Il lavoro non standard (in prevalenza contratti a tempo determinato) caratterizza il 15,9% degli occupati in lauree STEM (contro il 19,5% dei laureati non STEM) ed è diffuso prevalentemente tra le donne STEM (21,1 rispetto a 12,5% degli uomini).

A cinque anni, i laureati in discipline tecnico-scientifiche STEM dichiarano, in media, di percepire una retribuzione mensile netta pari a 1.571 euro (il 16,4% in più rispetto ai laureati non STEM, che in media guadagnano 1.350 euro). Tra gli STEM il divario uomini-donne permane elevato (+23,6%, a favore dei primi): 1.699 euro percepiti dagli uomini contro 1.375 euro delle donne. Il differenziale si conferma elevato in tutti i gruppi disciplinari, in particolare nei gruppi architettura dove supera il 20% ed economico-statistico dove sfiora il 18%. Tra i laureati STEM, le retribuzioni rilevate e l’elevato differenziale di genere sono in parte dovuti a una quota importante di laureati occupati a tempo parziale, attività che caratterizza in misura maggiore le donne, tra le quali si raggiunge il 16,0% (è il 4,7% tra gli uomini). Nel dettaglio, la percentuale di donne occupate part-time raggiunge il 23,2% nel gruppo geo-biologico e il 18,5% nel gruppo architettura. Isolando, più opportunamente, tra i laureati STEM, coloro che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo la laurea e lavorano a tempo pieno il differenziale retributivo tende a diminuire, sebbene permanga elevato e sempre a favore degli uomini in tutti i percorsi disciplinari: nel complesso pari a +16,5%, corrisponde a una retribuzione di 1.731 euro tra gli uomini e 1.486 euro tra le donne.

Rivolgendo l’attenzione al settore di attività, a cinque anni dalla laurea, i laureati di secondo livello in ambito STEM sono occupati più frequentemente nel settore privato (83,7%); il 14,3% è occupato nel settore pubblico – a netta prevalenza femminile – mentre il settore non profit assorbe l’1,3% dei casi. A livello complessivo il 48,4% dei laureati di secondo livello STEM è occupato nel settore dei servizi e sono soprattutto le donne a posizionarsi in questo ambito di attività. Più nel dettaglio, il 10,5% è occupato in istruzione e ricerca, seguito dal ramo delle consulenze e settore informatico (8,1 e 7,6%, rispettivamente per entrambi). Sono soprattutto le donne a posizionarsi nell’ambito dell’istruzione e ricerca e della consulenza; gli uomini in prevalenza nel ramo informatico. L’industria assorbe, nel suo complesso, il 48,8% degli occupati (quasi 5 volte tanto rispetto a quanto avviene tra i laureati non STEM), prevalentemente uomini, occupati principalmente nei rami della progettazione edilizia (19,0%), della metalmeccanica e meccanica di precisione (12,7%) e della chimica ed energia (9,5%).

Per valutare la corrispondenza tra studi compiuti e professione svolta è stato costruito un indicatore di efficacia della laurea, che combina richiesta formale del titolo per l’esercizio del proprio lavoro e utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze apprese durante l’università. A cinque anni dal titolo, le lauree STEM sono ritenute “efficaci o molto efficaci” per il 61,8% degli occupati (tra i laureati non STEM la quota è pari al 58,6%). Il 29,4% lo ritiene abbastanza efficace e un restante 8,7% lo ritiene poco o per nulla efficace. Sono le donne a mostrare un livello di efficacia lievemente maggiore rispetto a quanto dichiarato dagli uomini (62,5 contro 61,4%, rispettivamente), al contrario di quello che avviene fra i laureati non STEM (le percentuali sono rispettivamente pari a 57,9 e 59,8%). La situazione però risente del percorso disciplinare. Le donne ritengono la propria laurea efficace o molto efficace in particolare se provengono dal gruppo economico-statistico (+2,8 punti percentuali) e geo biologico (+2,6 punti percentuali); al contrario la tendenza si capovolge a favore degli uomini nel gruppo chimico-farmaceutico, architettura e ingegneria dove il differenziale raggiunge i 3 punti percentuali.

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