L’aula come un ring e il docente è sempre KO? Lettera

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Graziella Fortuna – Il sistema scolastico, messo in discussione dai recenti avvenimenti, sta attraversando pare un periodo di crisi, dove al centro dell’apprendimento non c’è più il fattore educativo/formativo del ragazzo, piuttosto una mancata e fruttifera relazione tra docente e discente. Ma cosa succede dentro l’aula di scuola?

Quali dinamiche oscure fanno scatenare l’ira di allievi e familiari connessi, offesi per un’insufficienza o per un rimprovero. A farne le spese sono gli insegnanti che ad Avola, come a Matera, Palermo, Cagliari, subiscono le aggressioni di giovani rabbiosi, supponenti e negletti sempre più soli con le loro impetuosità, con i loro legittimi dubbi, con la loro perplessità.

La scuola ha fallito? “Educa i bambini e non sarà necessario punire gli uomini”, chiosava Pitagora. Massima altamente opinabile.

I presidi educativi sono due: la famiglia e la scuola. In una civiltà democratica e globalizzata questi due sistemi devono collaborare e interagire perché entrambi hanno un unico obiettivo, formare il futuro cittadino capace di un pensiero critico e divergente. Ma la realtà è tutt’altra. La famiglia è assente.

La scuola, da sola, non può assumersi l’onere di sostituirla e, diciamola tutta, la famiglia ha perso la centralità della paidea. Coloro che devono esercitare la patria potestà non sanno trasmettere quei valori, quei fermi principi, quelle regole ferree necessarie per una crescita armoniosa.

E l’insegnante? Questo stoico è lasciato solo dentro una “gabbia” a districarsi con i propri allievi, ognuno con una storia personale e deve inventare diuturnamente strategie idonee e tecniche mirate, perché la soluzione non è scritta in alcun libro. Ci si trova davanti a un’aporia, le cui risposte forse, sono da trovarsi nella misera condizione umana, sempre acquiescente e eleatica verso i bisogni altrui. Finiamola con la pedagogia spicciola.

Le regole ci sono e devono essere rispettate così nel magistero, come nella società. All’insegnante bisogna ridare il ruolo dell’autorità e dell’autorevolezza perché la scuola non è un’istituzione socio/assistenziale, ma luogo di studio e formazione. Eventus docet

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