L’attacco di Berlusconi alla scuola pubblica. The day after tomorrow

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Il Primo Ministro tiene a precisare che sulla scuola pubblica è stato "travisato da una sinistra che cerca solo polemiche". Lo ha affermato Berlusconi aggiungendo che il governo ha avviato una profonda e storica riforma della scuola, "influenzata da deleterie ideologie per restituire valore e dignità". In questo modo ha risposto a Bersani che chiedeva le dimissioni della Gelmini. Le affermazioni di Berlusconi, al di là de "travisamento" o meno (per giudicare vi rimandiamo all’audio), hanno comunque suscitato un’orda di interventi. Ne pubblichiamo alcuni.

Il Primo Ministro tiene a precisare che sulla scuola pubblica è stato "travisato da una sinistra che cerca solo polemiche". Lo ha affermato Berlusconi aggiungendo che il governo ha avviato una profonda e storica riforma della scuola, "influenzata da deleterie ideologie per restituire valore e dignità". In questo modo ha risposto a Bersani che chiedeva le dimissioni della Gelmini. Le affermazioni di Berlusconi, al di là de "travisamento" o meno (per giudicare vi rimandiamo all’audio), hanno comunque suscitato un’orda di interventi. Ne pubblichiamo alcuni.

CISL. Si faccia di più per la scuola e si rispettino gli insegnanti – Dichiarazione di Francesco Scrima

Per la scuola si sta facendo molto meno di quanto si dovrebbe. Ne sia consapevole chi presiede il governo, senza lanciare accuse generiche e strumentali agli insegnanti, a cui si continua a chiedere tanto e a dare troppo poco. Abbia rispetto per chi tiene in piedi con competenza e dedizione, tra mille difficoltà, un servizio fondamentale come quello che la scuola pubblica rende al Paese.

Alla scuola e agli insegnanti tutti continuano a delegare tutto: non c’è argomento sul quale, all’occorrenza, non gli si attribuiscano responsabilità e colpe. Questa volta l’accusa ai docenti è di “inculcare” valori che sarebbero difformi da quanto richiesto dalle famiglie. Ci chiediamo a quali modelli valoriali si faccia riferimento, visti quelli che quotidianamente la società, a vario titolo, propone ai nostri ragazzi nel loro tempo extra scolastico.

La stragrande maggioranza degli insegnanti offre ogni giorno a milioni di studenti, con competenza e dedizione, un impegno che meriterebbe ben altro riconoscimento. E’ grazie a loro se la scuola continua ad essere, in un paese fortemente percorso da egoismi e faziosità, luogo che promuove responsabilità, ascolto reciproco, integrazione. Chi ha compiti di Governo, li sostenga col suo apprezzamento e soprattutto con scelte di politica scolastica che facciano dell’istruzione e della formazione, come accade in atri paesi, un settore prioritario di investimento.

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Bastico (PD): "Inaccettabile che Gelmini difenda Berlusconi invece che la scuola pubblica: si dimetta"

"Invece di difendere la scuola pubblica, della quale in qualità di Ministro ricopre il ruolo di prima responsabile, la Gelmini difende Berlusconi, che ha attaccato in modo pesante e inaccettabile la scuola stessa." Lo dichiara la senatrice Mariangela Bastico.

"Me lo aspettavo – prosegue la Senatrice -, perché si è sempre comportata così! Perché condivide con il premier il disegno di impoverimento e di dequalificazione della scuola pubblica a vantaggio di una scuola privata per i ragazzi appartenenti a famiglie agiate, a favore di un “mercato” dell’istruzione, anche sostenuto con risorse pubbliche attraverso i buoni scuola, nel quale le famiglie e gli studenti più forti economicamente e più istruiti possano rafforzare ulteriormente la loro posizione, mentre i più deboli, quelli ai quali le istituzioni pubbliche dovrebbero garantire maggiore sostegno e risorse (art. 3, c. 2 Costituzione), saranno sempre più indeboliti ed emarginati."

"Pur prevedendolo – conclude Bastico -, l’atteggiamento della Gelmini è assolutamente ingiustificabile. Dovrebbe dimettersi subito, se solo avesse il minimo rispetto del proprio ruolo e la minima coscienza di ciò che essere Ministro della
Pubblica Istruzione comporta."

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Di Menna: la scuola pubblica è parte integrante del paese, sede del pluralismo del sapere
La Uil insiste: va sostenuto il lavoro degli insegnanti

La stragrande maggioranza degli insegnanti svolge la propria professione con impegno, competenza, passione, dedizione. Come sottolinea sempre il Presidente della Repubblica in occasione dell’avvio dell’anno scolastico.

Rappresentare in modo ‘complessivamente negativo’ la scuola pubblica, significa riferirsi negativamente all’insieme della scuola italiana, quella frequentata dal 93% degli studenti.

Una scuola che non è un segmento settario, ma è parte integrante del paese, sede del pluralismo del sapere. Pluralismo sociale e culturale che riguarda le famiglie, diverse per provenienza, grado sociale, riguarda gli studenti e, naturalmente, anche gli insegnati.

Alla scuola è affidato il compito di dare istruzione, rafforzare le capacità, sviluppare le competenze degli studenti. I modelli educativi sono compito delle famiglie.

Eppure – fa notare Di Menna – in una società complessa, le famiglie delegano alla scuola la complessa funzione educativa. Lo sanno gli insegnanti, lo sanno i genitori che spesso ne riconoscono la delicatezza e lo sforzo nel loro ruolo.

Questa scuola andrebbe sostenuta – continua Massimo Di Menna.

L’Italia è unico dei paesi sviluppati, che pur in una situazione di difficoltà finanziarie, non investe sulla scuola. Occorrerebbe una riflessione politica sulla necessità di investire in istruzione, di dare risorse alla scuola, modernizzandola, mettendola al passo con il sistema.

Il presidente del Consiglio volendo esprimere criticità, dovrebbe prima considerare quanto valore offrono gli insegnanti italiani ai loro alunni, quante capacità mettono a disposizione, quanta energia, pazienza, volontà, professionalità. Salvo poi sentirsi dire che quel che fanno non va bene. E ogni volta, passato quel momento, aumenta la fatica che devono svolgere.

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GildaIns. Inaccettabile attacco alla scuola pubblica

Rino Di Meglio replica alle dichiarazioni del Presidente del consiglio dei ministri

Inaccettabile attacco alla scuola pubblica domenica 27 febbraio 2011

"È la prima volta nella storia dell´Italia democratica che un presidente del Consiglio attacca frontalmente la scuola pubblica statale che egli stesso dovrebbe rappresentare. Si tratta di un comportamento inaccettabile".

Così il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, commenta le dichiarazioni del presidente del Consiglio sulla scuola pubblica.

"La situazione è esattamente opposta a quanto afferma il premier, perché la scuola pubblica statale è un luogo di confronto pluralistico mentre legittimamente la scuola privata è di tendenza e trasmette determinate convinzioni religiose, politiche e filosofiche.

Al presidente del Consiglio – aggiunge Di Meglio – basterebbe rileggere gli appassionati saggi in cui Luigi Einaudi, che non era certamente un comunista, difendeva il valore della scuola pubblica statale".

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SISA. Sulla scuola pubblica ha ragione Berlusconi

Ha ragione il presidente del consiglio. Vorrei parlare a nome di tutte le docenti e i docenti della scuola pubblica italiana. Più modestamente parlo del mio comportamento che, probabilmente, essendo segretario del più giovane sindacato d’Italia, il SISA, Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente, (www.sisascuola.it) è condiviso da quelle colleghe e quei colleghi che hanno scelto di essere parte della nostra organizzazione, la prima formata da studenti e da docenti.
Ha ragione Berlusconi, io – docente di italiano e storia – non educo ai valori di “dio, patria e famiglia”. Lui usa la parola “inculcare”, ma a me fa orrore, io non inculco niente a nessuno. Ho di fronte ragazzi che vogliono diventare grandi e cerco di aiutarli ad essere cittadini.
Racconto del dio di Abramo, che è lo stesso per ebrei, cristiani e musulmani. Racconto le violenze di sant’Ambrogio, che ha bruciato tutte le sinagoghe di Milano, minacciando di scomunica l’imperatore se le avesse riedificate, li invito a conoscere le differenze tra sunniti e sciiti e a sapere che cosa è un minareto.
Rifletto con loro sul valore delle religioni, come espressione del sentimento dei popoli e dei singoli, e leggo loro “Le crociate viste dagli arabi” di Amin Maalouf.
Cerco di promuovere la tolleranza, il rispetto, l’antirazzismo, la comprensione tra i popoli, cerco di far capire che il mondo è uno solo e che non può avere da una parte padroni e ricchi che ne sfruttano le risorse e dall’altra individui ridotti in fame per garantire la nostra ricchezza. Insegno che le risorse energetiche e alimentari stanno scarseggiando anche per l’ipersfruttamento della terra e per gli sprechi, che la difesa dell’ambiente è prioritaria per la vita nel futuro, che l’uranio, a Berlusconi tanto caro per le centrali nucleari, finirà prima del petrolio e che le scorie radioattive delle centrali nucleari italiane sono state nascoste sul territorio della Somalia e là ora non possono coltivare niente, per mangiare fanno i pirati. Qualcuno allora alza una mano e chiede: “ma indagava su questo Ilaria Alpi?” e io mi commuovo e rispondo: “sì”. Racconto di un’Africa che non è solo dittatori, ma anche uomini come Cabral, Lumumba e Sankara che si sono battuti per l’uguaglianza e la giustizia e alla cui uccisione noi europei abbiamo dato un solido contributo, al contrario di quanto facciamo coi dittatori con cui concludiamo affari. Spiego la storia del rapporto diseguale tra Nord e Sud del mondo. Insegno, per quanto possa e per quanto mi ascoltino, che il continente che oggi si chiama America – prima di una conquista che ha fatto sessanta milioni di morti – veniva chiamato Abya Yala dai suoi abitanti.
Cerco di far percepire il bello che c’è in un verso di Dante e di Leopardi e spiegare che a volte leggere, possibilmente libri e poesie, aiuta a vivere meglio, a pensare meglio, ad avere pensieri un po’ più ricchi di quelli che lo stesso presidente del consiglio propaganda aggressivamente dalle sue televisioni e da quelle pubbliche che ha ridotto a succursale delle private.
Ricordo spesso don Milani, che ha insegnato come dividere gli uomini in patrie sia criminale, mentre bisognerebbe riflettere sulla divisione tra sfruttati e sfruttatori. Ricordo da molti anni che, quando Sandro Pertini ha lasciato Ventotene, gli altri prigionieri politici, non autorizzati a lasciare l’isola, gli hanno cantato “Fratelli d’Italia”, allora solo un canto di lotta, scritto da un giovane caduto per la Repubblica Romana del 1849, quella che ha posto fine al potere temporale dei papi.
Sulla famiglia non parlo io, parlano loro, i ragazzi, e raccontano come le famiglie oggi siano tante e diverse, non solo quella immaginata dalla chiesa cattolica. E io penso che tutte le famiglie meritino rispetto.
Quando mi contestano sono contento, perché la libertà di espressione, la libertà di apprendimento è la sola che sostanzia la mia libertà di insegnamento. Non ho mai brandito il registro e i voti come armi di dissuasione. Si cresce solo nella libertà, un ragazzo va convinto a studiare, se glielo imponi dimenticherà presto quello che ha imparato a forza. Solo nel confronto si costruiscono i saperi. Se mi contestano troppo non mi arrabbio e abbozzo un sorriso, perché a me, prima ancora che a loro, don Milani ha insegnato che “l’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni.”
Con loro sciopero, spesso, e sono nelle strade, in ogni stagione, con il sole e con la neve. La scuola pubblica la sentiamo nostra, un luogo dove siamo chiamati a passare tanto tempo e che non vorremmo cadente, senza fondi e con classi sempre più numerose, perché in venti si riesce a discutere insieme, in quaranta diventa più difficile.
Presidente del consiglio, la scuola a noi piace così, libera e pubblica, non chiamata a inculcare niente a nessuno.
Per questo l’8 marzo saremo per le strade delle città a bloccare il traffico e a gridare le nostre ragioni. Ragioni che per noi sono il sale della nostra vita quotidiana tra le mura della scuola pubblica, quelle che a lei generano tanto fastidio, perché ci vorrebbe vedere zittiti, ammaestrati e omologati. Purtroppo per lei, ci dispiace, ma non è e non sarà così. A noi non piace la scuola “inculcatrice”, piace la scuola pubblica.

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Comunicato dell’associazione insegnanti Diesse

L’attacco del Presidente Berlusconi contro gli insegnanti della scuola pubblica ci sembra ingiusto e improduttivo. Ingiusto perché generico e quindi lesivo della posizione di tanti docenti che, spesso a prezzo di molti sacrifici personali e negli spazi talvolta esigui offerti dalla normativa, esprimono una soggettività capace di incontrare i giovani, di introdurli nella realtà, di orientarli al lavoro. Se si vuole che la scuola pubblica torni ad essere un ambito di istruzione e formazione semmai è decisivo sostenere gli insegnanti attraverso l’attuazione del percorso di formazione iniziale e la promozione di una carriera del docente degna di questo nome. Se poi si vuole favorire la scuola non statale (che non è solo “privata” ma anch’essa pubblica) si tratta semplicemente di realizzare una piena parità scolastica: un vero sistema integrato permetterebbe di rispondere pienamente alla domanda educativa che proviene dalle famiglie e dalle giovani generazioni.
Fabrizio Foschi
Presidente Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica)

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Precari Alto Casertano – Duro e inaccettabile attacco alla Scuola Pubblica Italiana del capo di governo

"Libertà vuol dire poter educare i figli liberamente e liberamente vuol dire di non essere costretti a mandarli a scuola, in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei princìpi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell’ambito della loro famiglia": queste le parole pronunciate dal capo di governo al convegno dei Cristiano Riformisti. Noi insegnanti ci sentiamo offesi da un simile intervento soprattutto se a portarlo contro di noi è una delle massime cariche dello Stato. Giudichiamo gravi quelle parole e grave anche il tentativo del ministro Gelmini di voler giustificare in qualche modo un simile intervento che, a nostro giudizio, rientra nel malcelato disegno di picconare la scuola pubblica per favorire, evidentemente, il settore privato. L’aumento dei fondi destinati alle scuole private in stridente contrapposizione con i tagli inarrestabili nella scuola statale la dice lunga. Ma riteniamo ancor più grave come, nonostante tutto, ci sia ancora gente che condivide simili prese di posizione dimenticando che il 93% degli studenti italiani si forma nella scuola pubblica dove noi lavoriamo tutti i giorni con passione, amore e dedizione. Non siamo più disposti a sentire umilianti sermoni soprattutto se la predica viene dal pulpito sbagliato. Questo ulteriore schiaffo alla dignità di quanti lavorano nella scuola pubblica merita una  corale e civile risposta che non si farà attendere.

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