L’arte come strumento per una scuola inclusiva

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OS.it consiglia – Si parla tanto di scuola inclusiva, ma, precisamente, cosa significa “scuola inclusiva”?

Una scuola capace di considerare le differenze dei singoli individui che ne fanno parte: di genere, di abilità, di tipo di intelligenza, di etnia, di cultura, di linguaggio, di sviluppo, di condizione fisica. Una scuola che sappia trasformarle in un potenziale, una ricchezza, una varietà di possibilità, per offrire a tutti le stesse opportunità di partecipare con il proprio, personale, contributo.

Tuttavia, chi nella scuola ci lavora con consapevolezza e impegno sa che in queste poche righe sono raccolte delle grandi difficoltà. La prima è senz’altro quella derivante dal complesso compito di “individualizzare” o – ancor meglio – “personalizzare” l’insegnamento e l’educazione in un contesto in cui il rapporto tra numero di alunni e insegnante è sempre di gran lunga svantaggioso per chi è dietro la cattedra. E uscire da “dietro alla cattedra” per immergersi con empatia nel gruppo classe, non basta (sebbene sia senza dubbio un buon inizio) per trovare rimedio alle difficoltà.

Chi nella scuola ci lavora sa che tutte le teorie, le definizioni, i presupposti pedagogici sono importanti, ma costituiscono solo il primo passo. Subito dopo ci deve essere la parte pratica, quella che consente l’applicazione della teoria e la sua trasformazione in esperienza concreta e corredata di risultati tangibili. Risultati cioè che abbiano degli effetti positivi e duraturi sulla vita della scuola e, più di qualsiasi altra cosa, sulla vita dei giovani individui in crescita che la costruiscono giorno per giorno.

Proprio per trovare degli strumenti pratici e di facile applicazione in classe, può esserci utile allora leggere l’articolo che anche questa settimana ci propone la rubrica A scuola di emozioni di Edisesblog: Arte attraverso i sensi per educare alle emozioni e all’inclusione

Il racconto che la psicoterapeuta Filomena Izzi ci fa della sua esperienza con i ragazzi non vedenti e ipovedenti della Fondazione Sinapsi di Cava de’ Tirreni è un punto di osservazione privilegiato per guardare l’arte trasformarsi in una opportunità di dialogo con se stessi e con gli altri sul proprio mondo interiore. Per conoscersi meglio e per scoprire le emozioni più profonde che si agitano dentro di noi.

Ed è anche l’occasione per imparare a conoscere le immagini mentali di quelle persone che le immagini non possono guardarle con gli occhi, ma possono mostrarle grazie all’apprendimento e all’applicazione di tecniche artistiche che coinvolgono gli altri sensi di cui sono dotati, nonché le loro emozioni.

La lettura di questo racconto ci può far riflettere su quanto l’arte possa essere davvero un’esperienza inclusiva, poiché tutti possiamo godere della sua bellezza e della sua capacità di suscitare emozioni.

Nell’arte la diversità si trasforma in una opportunità di condivisione e di conoscenza reciproca. Ce lo dimostra il Laboratorio di psicologia della percezione della Fondazione Sinapsi.

Scopritelo qui insieme a noi!

 

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