La triste storia degli abilitati marchigiani. Lettera

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Quella che andiamo a raccontare è l’incredibile sequela di disavventure di un gruppo di precari i quali, per il solo fatto d’essersi incaponiti ad insegnare italiano, storia e geografia nelle Marche, ne stanno vedendo e subendo di tutti i colori. Avvertiamo fin da subito il lettore che, per quanto incredibili, i fatti riportati in questo articolo appartengono alla cronaca e non alla fantasia.

Cominciamo.

I giovani studiosi di lettere si laureano di gran lena (chi più, chi meno) per poter frequentare la SSIS, la scuola di specializzazione che abilita all’insegnamento e inserisce i candidati in una graduatoria di merito da cui, piano piano (molto piano), si viene chiamati all’agognato ruolo. Ma accade l’inaspettato: è il 2008 quando PUF! L’indimenticata ministra Gelmini abolisce la SSIS, rendendo impossibile l’abilitazione e condannando di fatto i malcapitati al precariato forzato per almeno 4 anni.

Sorvoliamo, per non sovraccaricare di amarezza il lettore, sul ritorno nel 2011 della SSIS, che però si chiama TFA: costa come la SSIS, è duro come la SSIS, ma non dà accesso ad alcuna graduatoria; ti permette solo, in caso di concorso, di potervi partecipare. Come vincere un biglietto della lotteria che per premio ti fa vincere un biglietto della lotteria. Ci siamo capiti.

I laureati partecipano ad una selezione durissima: 2 scritti ed un orale a cui, su 600, sopravvivono in poco più di 50 e così si trasformano in abilitandi, costretti a barcamenarsi tra supplenze, corsi da seguire ed esami da dare, con stipendi alternati e con duemilacinquecento euro di meno nel conto (solitamente dei propri genitori). Infine si abilitano. Alè.

Gli ex studiosi di lettere, ormai trasformati in abilitati docenti precari danno vita al Coordinamento Docenti Abilitati TFA II ciclo AD04 Marche: un nome semplice e facile da ricordare, che ben rappresenta la scarsa serenità e la complessità dell’incredibile mondo a cui appartengono, quello dell’insegnamento, che confina a nord con il Miur (che li tratta come accattoni fastidiosi), ad est con l’USR (che aggiunge all’ostilità del MIUR una confusione da Torre di Babele durante la sagra del Verdicchio), a sud con studenti, genitori e colleghi (protagonisti, a intervalli, di episodi indimenticabili – scegliete voi in che senso) e ad ovest il mare delle speranze.

Com’è, come non è, viene bandito il famoso Concorsone a cui possono partecipare solo gli abilitati. Caro lettore, lo so che è lunga, ma non distrarti e rileggi la riga di sopra: “Concorsone a cui possono partecipare solo gli abilitati”. Capito? Tienilo a mente.

Il concorso è una trasposizione ministeriale, quindi triste, di giochi senza frontiere, in cui il candidato deve rispondere in maniera corretta a domande in parte sbagliate, con 15 minuti a disposizione per quesito, saper tradurre e comprendere un testo in lingua straniera di livello B2 e rispondere alle relative domande, mentre un timer sulla schermata del pc sta lì a ricordargli che la sua impresa è impossibile.

Il risultato è che la commissione di Lettere, regione Marche, sta ad uno dei posti più alti per numero di persone bocciate; ma come, ti starai chiedendo lettore, non erano questi candidati gli stessi super selezionati al TFA? Ebbene sì.

Pur segnalando le infinite incongruenze del concorso (griglie di valutazione pubblicate a posteriori, quesiti sbagliati, tempo a disposizione mal calcolato…) gli Abilitati si consolano pensando che saranno andati avanti i “migliorissimi”, pur sospettando, in cuor loro, di non essere affatto delle scarpe come insegnanti; perché questo è un mestiere che non mente: sei sempre circondato da persone che ti restituiscono il feedback di quel che fai: alunni, colleghi, genitori e ti sbattono in faccia, nel bene e nel male, la realtà.

Arriviamo così all’atto finale di questa storia: durante questa torrida estate il concorso viene riaperto e lo possono fare TUTTI: basta essere un non abilitato che ha fatto ricorso. Ma il concorso era esplicitamente riservato agli abilitati, lo ricordi? Lo sconcerto è grande, lo sconforto di più.

Superare delle selezioni durissime non è valso a nulla. Sostenere esami non è valso a nulla. Seguire corsi non è valso a nulla. Se lo avessimo saputo saremmo stati a spassarcela, ai tempi, aspettando di inventarci un bel ricorso. E così l’arbitrarietà ha vinto senza che nessuno, tranne i soggetti lesi, spenda una parola in merito. Le tracce sottoposte ai nuovi candidati erano uguali o molto simili a quelle della precedente sessione (che voglio chiamare concorso legittimo), le griglie di valutazione già pubblicate, la commissione già nota. Vince il “ti piace vincere facile” e vincono anche i non abilitati che la commissione, così dura in sede di concorso legittimo, promuove a larghe maniche, immettendo sulla strada del ruolo delle persone non abilitate che hanno partecipato e vinto ad un concorso per soli abilitati.
FINE.

Valentina Recchia – Coordinamento Docenti Abilitati TFA II ciclo AD04 Marche

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