La scuola non è una azienda e i docenti devono dialogare tra di loro per avere la visione della società che si vuole costruire. Lettera

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Claudio Marasco – A scuola si formano uomini e donne, non lavoratori. Ma il mondo della Scuola ha subito, almeno a partire dalla (tentata) riforma Berlinguer e passando per le riforme Moratti e Gelmini, l’aggressione da parte del sistema economico che l’ha ridotta in uno stato di subalternità alle esigenze produttive delle elites finanziare e delle grandi e medie aziende.

La Scuola non è un’azienda, ma il luogo in cui nasce il futuro di un Paese, in cui occorre costruire visioni e innovazioni, superare stereotipi e pregiudizi per favorire l’integrazione e la nascita di nuove idee. Invece, le scelte dei governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni, hanno ridotto sempre più la capacità di far crescere lo spirito critico negli studenti a favore di presunte “competenze” e “abilità” che sono perfette per avere dei lavoratori acritici e funzionali al sistema produttivo. Non da ultimi hanno operato in questa stessa direzione la pseudoriforma della “Buona Scuola” e la bozza di contratto che i sindacati hanno colpevolmente accettato di firmare.

I ragazzi “crescono” inconsapevoli dell’operazione di devastazione sistematica e scientifica che si è fatta sulle loro menti: Platone e Socrate sono stati subdolamente sostituiti da F. von Hayek e M. Friedmann, trasformando la Scuola in un luogo in cui, invece della libertà è promosso il liberismo.
In questo panorama il corpo docente, sempre più mortificato e sminuito dal trattamento che il sistema gli riserva, attinge esclusivamente dalla propria passione le energie per favorire lo sviluppo dello spirito critico nelle menti dei ragazzi. Per fortuna ci sono gli studenti: condividere percorsi di crescita con loro è un piacere ed un privilegio per ogni docente, il che fa ancora di questo “mestiere” il lavoro più bello del mondo.

Ma occorre anche dire che i docenti hanno il diritto e – soprattutto – il dovere di discutere sulla Scuola. I docenti devono raccontarsi e raccontare qual è la realtà attuale e quale sarebbe la Scuola da costruire perché sia più sana per i loro studenti. Bisogna essere attenti a non perdere gli spazi di discussione e di confronto: se c’è da pensare ad una controriforma della Scuola, questa non può essere calata dall’alto, ma va progettata da chi sa come alimentare le energie creative.

I docenti hanno questa responsabilità, ma occorre anche avere una chiara visione del tipo di Società che si vuole costruire, e questo in particolare è lo sforzo che il corpo docente deve fare: se i docenti non sanno rompere gli stereotipi culturali che sono diffusi dalle classi dirigenti e se non sanno far sentire la loro voce, come pensano di poter insegnare questi valori ai loro studenti?

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