La scuola dei balocchi … non si studia e non si fa lezione! Lettera

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Inviato da Cristina Sbarra – La nostra scuola assomiglia sempre di più al Paese dei Balocchi: Insegnanti Coach che fanno i “facilitatori” a ragazzi Pon Pon, tra settimane dello sport sulla neve e settimane di autogestione, spettacoli, premi… una cuccagna, insomma. Per grandi e per piccini.

Non ti provare a dire, in certi casi, che vorresti fare lezione, sei proprio un guastafeste!
“lì non vi sono maestri, lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai […] Ecco un paese, come piace veramente a me! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili!…”

Non sai il valore educativo di questo e di quel piano operativo nazionale, non conosci le ricadute positive delle nuove tecnologie della didattica (a scuola senza zaino, a scuola senza libri) dove si impara a ‘fare’ prima che a conoscere? E cosa c’è di meglio del fare progetti di spettacoli e tornei, che i ragazzi adorano perché li fa uscire a gruppi dalla classe, magari proprio quando ci sono le materie più noiose o difficili?

“Si chiama il «Paese dei balocchi». Perché non vieni anche tu?”

E non pensi, poi, ai vantaggi motivazionali delle varie iniziative e attrazioni extracurricolari elargite durante l’anno scolastico ad una platea di studenti altrimenti annoiati? (Se non, peggio, inviperiti dalle lezioni teoriche e dai compiti per le vacanze che sono costretti a subire?).

La scuola è cambiata, siamo nel XXI secolo, mi diranno, e anche la didattica deve cambiare!

Non c’è dubbio, rispondo io, sono consapevole di tutto ciò. E ben vengano iniziative per coinvolgere gli studenti, anche divertendosi.

Ma c’è di più. Proprio ora, nel XXI secolo, c’è che si deve pensare di più alle strategie da mettere in atto, da parte di tutta la comunità educante. Viviamo in un momento di profonda crisi educativa e culturale. E’ doveroso che la scuola faccia la sua parte. Ma non tanto adattandosi ad inseguire le strade più facili, o le mode culturali, in una società sempre meno abituata a leggere e a informarsi sui testi, bensì andando decisamente controcorrente: insistere e riabituare la platea alle buone prassi consolidate.

Quindi insegnare a leggere e studiare, e a scrivere, a rielaborare i concetti, a memorizzare. Per pensare con la propria testa. Abituare sin da subito i bambini a fare riassunti, perché : “non fa scienza, sanza lo ritenere, lo avere inteso”, scrive Dante nel Paradiso. E noi lo sottoscriviamo. Dunque leggiamo, scriviamo e parliamone con i nostri alunni, sviluppando quello che è il loro pensiero critico.

Combattiamo contro la perdita di memoria collettiva. Teniamoli lontani da negazionismo e fake news, che viaggiano come tzunami sui social, a cui sono incollati spesso e volentieri anche durante le ore scolastiche. Teniamoli lontani dall’antiscienza, dal razzismo e dall’intolleranza, che si insinuano attraverso le chat. Facciamoli volare sulle ali di una armonia del cosmo di Keplero, perché anche lui, come Galileo, oltre a rivoluzionare la scienza con la matematica, la ragione e l’evidenza sperimentale, ha scritto poesie e musica, con passione.

Facciamolo presto, facciamolo subito.
Prima che:
“Come sta scritto nei decreti della sapienza, tutti quei ragazzi svogliati che, pigliando a noia i libri e i maestri, passano le loro giornate in balocchi, in giochi e in divertimenti, debbano poi finire con un bel paio di orecchie asinine sulla loro testa!”

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