La sanità è sull’orlo del baratro, deve fare un passo avanti. Lettera

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Inviata da Paolo Ciri – Sta partendo in questi giorni, in tutti i nosocomi italiani, la sperimentazione di una nuova modalità terapeutica, la U. D. A. (Utopia Deleteria Assurda).

Le equipes in sala operatoria interverranno in maniera trasversale, in un percorso di sapere condiviso che apporti le peculiari competenze di ciascuna dimensione cognitiva all’interno di una operatività collegiale di dipartimento e di area, al fine di esprimerle in una prova esperta intermedia e finale in cui valutare formativamente l’obiettivo professionale condiviso, attraverso la osservazione delle evidenze di tutta la filiera, sbringola la supercazzola prematurata, come se fosse Antani.

La procedura è già largamente sperimentata nei paesi scandinavi, ove è stata abbassata in maniera drastica la mortalità dovuta alle patologie geriatriche, attraverso un accorciamento precoce della aspettativa di vita, indotta dai decessi in sala operatoria, il che pare sufficiente a precludere la possibilità di accesso alla terza età stessa.

In quelle strutture si sta ora cercando di capire come ridurre le percentuali di mortalità ospedaliera, attraverso progetti PON che utilizzano i finanziamenti europei per la lotta contro la dispersione nosocomiale, per mezzo di attività inclusive pomeridiane. In primis il progetto 4 del piano 56b, dell’area C sta indirizzando la sua ricerca verso una azione corale percorsa in una terapia collettiva, che, a prescindere dalla patologia, giunga alla parità di genere e di condizione personale e distribuisca equamente le otto competenze europee, senza per questo incidere sul grado patologico. In sostanza i malati rimangono malati ma vengono dichiarati sani.

Però frequenteranno percorsi di orientamento e competenze trasversali e saranno dotati di un PECUP in uscita. Un altro strumento destinato a modernizzare decisamente le procedure sanitarie è il P.F.I. (Per Farli Ignoranti).

Trattasi di un fascicolo personale che verrà redatto da un professionista
appositamente assunto, detto “tutor”, il quale avrà il compito di annotare ogni momento della giornata del degente: quando accende la televisione, quando telefona ai parenti, quante volte estrae dal naso grumi oleosi e se partecipa o meno alle attività di comunità, come lo scopone scientifico o la recita del Rosario.

Nonostante sia palese che nessuno mai leggerà tale fascicolo, ne è stata provata la utilità percorrendo le varie e zeppe stanze di archivio.
Non è clinicamente dimostrata alcuna ricaduta sullo stato di salute dei pazienti, ma il gruppo di esperti che ha lavorato alle successive forme e modalità del PFI, ha decretato la irrilevanza di questo aspetto del tutto secondario.

Il prossimo passo, allo studio di una apposita commissione interministeriale allargata, perseguirà la ottimizzazione della operatività e la massimizzazione degli esiti formali a livello statistico: si provvederà alla consegna del certificato di guarigione già al momento della ammissione!

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