La regionalizzazione della scuola un inutile sacrificio per cittadinanza ed allievi

Di Lalla
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Giuseppe Li Vigni – Da una lettura della proposta di legge Goisis, ove è prevista l’abolizione del concetto “personale scolastico statale”, faccio notare che la regionalizzazione del personale scolastico stesso non risolve i problemi dell’efficienza e della produttività delle strutture educativa. Sono molto scettico su come gestiranno le regioni sia il personale scolastico che l’amministrazione scolastica stessa, delle forme di finanziamento e organizzative gestionali.

Giuseppe Li Vigni – Da una lettura della proposta di legge Goisis, ove è prevista l’abolizione del concetto “personale scolastico statale”, faccio notare che la regionalizzazione del personale scolastico stesso non risolve i problemi dell’efficienza e della produttività delle strutture educativa. Sono molto scettico su come gestiranno le regioni sia il personale scolastico che l’amministrazione scolastica stessa, delle forme di finanziamento e organizzative gestionali.

La regionalizzazione inasprirà fortemente il divario fra regioni e penalizzati risulteranno alla fine gli allievi stessi. L’albo regionale sarà più di ostacolo che un vantaggio per quanto riguarda la selezione del personale stesso, creando forti disparità e anche poca trasparenza anche sugli sviluppi di carriera.

Giusto è il ricorso al concorso pubblico a livello regionale ma insensato chiedere la residenza come requisito per l’accesso al pubblico impiego o come titolo di merito o di preferenza.

Tutto il personale scolastico deve rimanere statale, le procedure di reclutamento e selezione sono già a livello sia regionale che provinciale.

Anche le istituzioni scolastiche godono di personalità giuridica e quindi sono già autonome. Compito delle regioni semmai è fornire i servizi integrativi di assistenza mediante un piano di organizzazione regionale di garanzia al diritto allo studio, complementare ai servizi minimi, che sono già garantiti dallo Stato.

Quest’esasperazione di regionalismo è in realta un vero e proprio assoggettamento al controllo dei politici sulla scuola e come tale condizionerebbe anche le scelte didattiche ed educative delle scuole stesse. Questo tipo di riforma somiglia in un certo senso a quella sanitaria che col regionalismo ha prodotto i frutti di una sanità privata che ha calpestato quella pubblica, basti pensare come hanno operato i Comitati di Gestione delle USL ed il forte indebitamento delle stesse.

Non è a mio parere questa la strada che dovrebbe essere perseguita per garantire efficienza e professionalità del personale scolastico, in una scuola sempre più umiliata da tagli indiscriminati ed
impoverimento della cultura nazionale. Sarebbe un ulteriore sacrificio inutile da chiedere alla cittadinanza ed agli allievi stessi

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