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La lezione frontale non serve: investire sulla formazione dei docenti su metodi innovativi

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Per il pedagogista Daniele Novara “la lezione frontale, su cui si basa ancora il nostro sistema scolastico, si fonda su una grande illusione: gli alunni “devono ascoltare”.

Quindi la lezione frontale è inutile, è superata.

L’argomento è stato discusso a Milano, in un convegno organizzato dal Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti (cpp) e patrocinato dal Comune.

Hanno partecipato mille insegnanti di scuola primaria e secondaria, educatori della scuola dell’infanzia, dirigenti scolastici, counselor, psicologici, arrivati da tutto il Nord Italia.

Secondo Novara, per i ragazzi apprendere dalla lezione frontale è molto difficile, perché essi apprendono dall’imitazione, dall’interazione sociale con i compagni e nel fare esperienza diretta.

Anche il digitale non aiuta perché crea dipendenza da stimoli visivi e interattivi e fa diminuire la capacità di attenzione verso la realtà concreta.

Inoltre la stimolazione di importanti circuiti cerebrali dedicati alla lettura, avviene solo quando si scrivono le lettere a mano e non quando si digita su una tastiera. La motricità della mano influenza anche le capacità mnemoniche.

Ne è prova che nella scuola primaria i temi scritti a mano libera risultano più creativi ed è migliore anche la capacità critica.

La tecnologia deve essere un mezzo di utilizzo collettivo e sociale come può  due o tre computer da utilizzare a gruppi in classe o della LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) .

Novara suggerisce di “investire sulla formazione metodologica degli insegnanti, dalla scuola primaria alle superiori, offrendo loro dispositivi pedagogici innovativi, per liberarli finalmente dagli sterili automatismi del passato”.

Secondo Novara,  tre sono le parole chiave della didattica: azione, osmosi sociale, opportunità. Il docente, per essere efficace, dovrebbe “impostare una situazione stimolo aperta, che generi problemi e domande maieutiche; proporre e costruire esperienze; attivare riconnessioni e scoperte; riutilizzare in contesti e momenti diversi quello che si è appreso”.

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