Istituire ora di educazione al silenzio. Lettera

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inviato da Fernando Mazzeo – L’appello alle famiglie del docente di religione, finito in ospedale per un malore dopo tre ore di lezione tra chiasso, versi di animali, domande inutili e continue risate, di educare i figli al silenzio, dovrebbe far riflettere sul fatto che l’irrefrenabilità negli ambienti scolastici, ma non solo, il livello di irresponsabilità e di contestazione gratuita, stanno raggiungendo limiti pericolosi.

Tali situazioni, piuttosto diffuse, nascondono le difficoltà di una
scuola, di una famiglia e di una società che ha dimenticato il
mestiere e la sana abitudine di ascoltare, discutere, dialogare, di
promuovere una comunicazione attenta, docile, interessata, veramente
disponibile ad una relazione aperta che invita al silenzio e alla
riflessione.

Sballottato tra la noia e la distrazione, incapace di essere assorbito
dalla concentrazione, l’uomo continua a crogiolarsi in una mediocrità
gratificante, ma non felice, cerca il rumore ed evita tutto ciò che
assomiglia e riconduce al silenzio dove, forse, potrebbe
incontrare e contemplare la sua interiorità, la bellezza del suo
volto originale.

Politici che, nel rumore continuo delle offese, lottano, litigano
e aggrediscono, persone più o meno tranquille che, irritate dal
chiasso e dal rumore, sviluppano ansia e diventano improvvisamente
violente, alunni che, condizionati da una contaminazione sonora
permanente, urlano e si ribellano, rivelano le difficoltà della
nostra società ad entrare in armonia con precipui stili di vita,
capaci di aprirsi al silenzio dopo tanta pretesa di parlare e di
gridare.

In pratica, le nostre comunità, non solo hanno abbandonato la sana
abitudine a vivere nel silenzio parziale della natura, ma hanno
anche notevolmente ridotto le pause tra le vibrazioni sonore. Ragion
per cui, oggi, il silenzio inquieta, mette decisamente paura e
viene invocato solo per ricordare fatti ed eventi drammatici.
Nonostante la saggezza popolare continui ad insegnare che “il
silenzio è importante come il respiro ed essenziale come il sonno”, la
nostra vita, continua inesorabilmente ad essere lacerata dal
rumore, a subire vere e proprie aggressioni che generano gravi
disordini, provocano stress, sfigurano i volti, avvelenano la mente,
logorano i nervi e fanno vivere in uno stato di continua tensione.
Artisti, poeti, filosofi, mistici ci aiutano a comprendere che nella
saggezza immemorabile del silenzio e nella ricchezza dei suoi
significati, si radica ogni benessere e ogni creatività. Occorre,
dunque, nel mare del rumore, creare spiagge di silenzio, occorre far
rivivere e riscoprire ai giovani i luoghi, i momenti del silenzio
e la loro forza: i silenzi della nonna che lavora a maglia, il
silenzio degli innamorati che si tengono per mano, il sottile e
affascinante silenzio di una biblioteca, il silenzio dei teatri, dei
monasteri e delle chiese, il silenzio degli animali, il silenzio
ovattato, della neve, delle profondità del mare che soffoca i
suoni, ricopre lo spazio, lo invade e lo trasforma.
Non a caso, Aldous Huxley nella sua stimolante opera “Il mondo
nuovo”, descrive una civiltà silenziosa dove tutto dovrebbe muoversi
con un dolce sibilo.

Nel tumulto e nella frenesia delle innumerevoli e quotidiane
attività, il silenzio deve cominciare ad essere il nostro fedele
compagno di viaggio, il contatto diretto con il fondo abissale del
nostro essere.

In modo particolare, l’atto di fare silenzio o di agire in silenzio,
il non detto pieno di significato, deve, necessariamente, avere una
importanza primaria nel mondo della scuola. Le aule scolastiche
sono ormai diventate una vibrazione continua dove ciascuno si
abbandona senza posa al gioco esibizionistico del proprio io e
dove la comunicazione verbale diventa una interminabile catena di
parole, un assordante monologo collettivo che, inevitabilmente,
porta al nervosismo e all’ irritazione. L’abuso del diritto di
parola avvolge tutto e soffoca il non meno importante diritto al
silenzio che appartiene, in modo specifico, all’ordine della
riflessione e della sintesi.

Educare a meditare, ad ascoltare e a tacere, permette di
mantenere il controllo, di pensare in anticipo e, soprattutto,
aiuta a gestire efficacemente sia le bufere, sia le bonacce che si
incontrano sul proprio cammino.

Mentre prima il bambino veniva educato ad assaporare, a gustare e a
percepire il valore del silenzio come una gioia serena, una bontà
incondizionata, oggi, i ragazzi, nel mare del silenzio, perdono la
bussola e si spaventano.

Pertanto, una scuola che, al di là delle parole e delle
riflessioni, dà la chiave della porta dello spirito e chiede a
tutti di iniziare, gradualmente, a vivere nella quiete del silenzio,
è una scuola incredibilmente loquace che favorisce uno stato
interiore di benessere, di quiete e di pace.

Occorre, dunque, iniziare a rendersi conto che il silenzio a scuola
non può essere solo richiesto o proposto, ma va studiato e applicato
nelle sue innumerevoli forme e funzioni: Silenzi istituzionali
(biblioteche, chiese, templi ecc.), Silenzi di gruppo (accesso alla
parola in una qualsiasi riunione ecc.), Silenzi individuali
(meditazione, contemplazione ecc).

In pratica, a scuola, i ragazzi devono apprendere l’arte del ben
dire e del ben parlare, su un canovaccio di silenzio. Se ciò venisse
applicato, ognuno potrebbe metter a punto le proprie riflessioni e,
dopo aver fatto silenzio dentro di sé, lasciare che la parola si
riveli nella sua profondità e nel suo significato più intimo.
In questa prospettiva, il silenzio dà colore dello studio, parla,
dà continuamente informazioni, diventa il nostro intimo compagno,
sullo sfondo del quale, tutto prende valore e irradia quiete.

È possibile, allora, una scuola con uno spazio di silenzio
individuale e collettivo relativo?

Sicuramente si. Perché la vera comunicazione, nonostante le diffuse
esperienze di una vita urlata, si situa al di là delle parole, nel
silenzio, dove è possibile trovare concentrazione, calma e
rilassamento..

Tra le tante educazioni oggi presenti a scuola (affettività,
sessualità, cittadinanza, salute, alimentazione ecc.), l’ora di
educazione al silenzio è, sicuramente, quella più utile e pertinente
al contesto educativo.

Abituare i ragazzi al gesto grazioso di mettere l’indice sulla bocca,
parlare del silenzio all’interno dei libri (dialoghi tronchi, i famosi
tre punti ecc.) aiuta ad uscire dal rumore e a mettersi alla scoperta
degli arcani del silenzio da cui poter attingere le parole che, a
volte, mancano, che, a volte, paiono insufficienti, logore e,
spesso, inutili.

Fernando Mazzeo

L’insegnante si sente male dopo tre ore di urla, schiamazzi, versi degli animali degli studenti. Appello ai genitori

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