Invalsi V superiore: maturandi preparati sui contenuti, dubbi sulle modalità di svolgimento

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Comunicato Skuola.net – Dal 4 marzo al 30 marzo debuttano le prove INVALSI in quinta superiore. La maggior parte dei maturandi, secondo un’indagine di Skuola.net, le svolgerà entro la metà del mese. La comunicazione delle scuole agli studenti ancora da perfezionare: solo il 27% sa che la prova rilascia attestazioni di livello linguistico che potranno essere utili per l’Università.

Abbastanza preparati sui contenuti, meno sugli aspetti formali e sull’organizzazione. Per i maturandi del 2019 è arrivato il momento di affrontare le prime prove INVALSI per la quinta superiore. Si parte il 4 marzo e si andrà avanti per tutto il mese. Nell’assetto originario della riforma della maturità, dovevano essere requisito d’accesso all’esame finale; misura poi depotenziata dal nuovo Governo, che per quest’anno ha mantenuto solo l’obbligo di sostenerle.

Tre materie (italiano, matematica, inglese), prove somministrate al computer, voto che non influisce sulla media scolastica, valutazione che entra nel curriculum dello studente, la possibilità di ottenere la certificazione di lingua: eccole le coordinate base degli INVALSI di quinta superiore. Ma i protagonisti, i maturandi, sanno di preciso cosa li attende? In realtà un po’ di confusione c’è ma, su molti aspetti, la maggior parte può dirsi promossa. Almeno è quello che emerge da una ricerca di Skuola.net, che ha visto partecipare oltre 4500 studenti dell’ultimo anno delle superiori.

Le note dolenti si concentrano soprattutto sui tempi e sulle modalità organizzative da parte delle scuole. La metà dei ragazzi, ad esempio, a una decina di giorni dall’inizio della finestra in cui gli istituti potranno far svolgere le prove, ancora non sapeva con esattezza le date. Figurarsi se erano a conoscenza della distribuzione delle prove. E, infatti, solo il 55% aveva avuto indicazioni anche in tal senso. Tra quelli già informati, il 15% le farà già nella prima settimana utile (4-9 marzo), il 13% sosterrà le INVALSI la seconda settimana (11-16 marzo), il 10% durante la terza (18-23 marzo), appena il 5% dovrà aspettare l’ultima (25-30 marzo). A cui va aggiunto un 7% che farà parte di una classe campione e dovrà per forza fare le prove dal 12 al 15 marzo. Quanto alla scansione temporale, il 38% sarà sottoposto a un autentico tour de force, dovendo svolgere le tre prove nello stesso giorno. Una sorta di allenamento per gli scritti di Maturità (che possono durare anche 6-8 ore, a seconda dell’indirizzo).

Qualche incognita in meno, invece, sulle ‘regole del gioco’. Quasi tutti (83%) sanno quali sono le tre materie con cui dovranno cimentarsi. E la maggioranza dei maturandi ha ben presente il ruolo che avranno le prove rispetto alla maturità 2019: il 64% è consapevole che sono obbligatorie (ma il 19% pensa che non sia così); più o meno la stessa percentuale (56%) sa anche che non saranno requisito d’ammissione all’esame (ma il 27% è ancora convinto di sì). In entrambi i casi, quasi 1 su 5 per paura di sbagliare ha preferito essere vago e dire “non so”. Segno che questo doppio binario non è stato capito fino in fondo. Discorso simile si può fare per i risultati: il 43% sa che verranno solamente allegati al diploma. Attenzione, però, la fetta più grande su questo è disorientata: l’11% crede che influiranno sulla media scolastica delle singole materie, il 9% addirittura sul voto di maturità, il 37% non ne ha la più pallida idea.

Meglio se ci si concentra sulla parte operativa dell’INVALSI. Il 72%, forse memore delle prove sostenute negli anni precedenti, sa benissimo che per affrontarle non c’è bisogno di una preparazione ad hoc visto che saranno domande che richiedono attenzione e ragionamento. Solo il 28% pensa sia una prova nozionistica. Probabilmente, questi ultimi, sono in quel terzo di maturandi (33%) che non sa che sul sito INVALSI si possono trovare delle simulazioni per familiarizzare con i quesiti. Una prova che, lo sanno bene i ragazzi, serve soprattutto a osservare il sistema scolastico e non i singoli studenti: il 35% ha chiara la suamission (“Valutare la qualità degli apprendimenti di ciascun studente e quindi l’efficacia del sistema scolastico”), il 40% si avvicina alla risposta corretta (“Valutare il sistema scolastico su scala nazionale”).

Apparentemente un incentivo a prendere sotto gamba l’appuntamento. Ma l’INVALSI, per i più giudiziosi, può trasformarsi in una grande occasione. Superando brillantemente la prova d’inglese, infatti, si ottiene automaticamente l’attestazione di lingua livello B2 (la stessa richiesta da molti atenei per dare l’idoneità linguistica); in pratica a chi avrà raggiunto il B2 e deciderà di proseguire gli studi all’università potrebbe venire scalato in anticipo un esame o una idoneità. Questo dipenderà dagli atenei, ma potrebbe divenire presto una realtà diffusa. Peccato che in pochi siano a conoscenza di questa opportunità: solo il 27% sa che verrà rilasciato un attestato con il livello raggiunto (B2, B1 o ‘non ancora B1’). Gli altri? Lo ignoravano. Ma anche per loro potrebbe essere questo uno dei motivi principali a fargli rivalutare l’utilità di prove spesso viste come qualcosa di accessorio.

Invalsi V superiore, al via le prove al computer: risoluzione situazioni problematiche

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