Invalsi, scuole aperte anche di pomeriggio. Chi paga docenti e ATA?

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Per le prove dell’INVALSI di questa edizione vi è stato tanto entusiasmo ed enfasi a partire dalla ministra pro tempore a chi parla di occasione da non perdere.

Come è noto in base a quanto previsto dal decreto legislativo 62 del 2017 (attuativo della legge 107 del 2015) le prove dell’INVALSI si svolgono ora nel corso dell’anno scolastico, per quanto concerne la scuola secondaria di primo grado. Ricordiamo che l’INVALSI è Ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, e che in base all’art. 17 del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n.213,si attribuisce allo stesso la competenza della promozione di periodiche rilevazioni nazionali sugli apprendimenti interessano le istituzioni scolastiche.

La scuola in sostanza si presta totalmente all’attività dell’INVALSI per le giornate considerate, opera per conto di un soggetto terzo, mettendo a disposizione il proprio personale. Nelle note dell’INVALSI diventate “bibbia” per le scuole si legge che “A discrezione del Dirigente scolastico, il docente somministratore può essere lo stesso in tutte le giornate di somministrazione oppure cambiare da una giornata all’altra o anche all’interno della stessa giornata se la classe è suddivisa in due o più gruppi”. Ed ancora che “A discrezione del Dirigente scolastico, il collaboratore tecnico, se previsto, può essere lo stesso in tutte le giornate di somministrazione oppure cambiare da una giornata all’altra o anche all’interno della stessa giornata se la classe è suddivisa in due o più gruppi”. Una discrezionalità enorme riconosciuta al DS. Da segnalare che il collaboratore tecnico, e solo questa figura a quanto pare, dovrà anche firmare la seguente dichiarazione: “di essere consapevole che è severamente vietata qualsiasi forma di diffusione, anche parziale, con qualsiasi mezzo e per qualsiasi utilizzo, dei contenuti delle prove INVALSI CBT (computer based) e di qualsiasi informazione relativa alle prove stesse. È altrettanto vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale delle prove INVALSI CBT, indipendentemente dagli usi e a qualsiasi titolo (didattico, informativo, divulgativo, commerciale, ecc.). Di essere inoltre consapevole che è vietata la diffusione di qualsiasi tipo di informazione relative alle predette prove poiché esse, ai sensi del D. Lgs. n. 62/2017, costituiscono requisito per l’ammissione all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo d’Istruzione”.

Ora, come è noto, in Italia le nostre scuole oltre che ad essere in uno stato disastroso in tantissimi casi hanno dei laboratori vetusti e anche per questo motivo giunge notizia che delle scuole faranno svolgere le prove dell’INVALSI in orario pomeridiano anche fino alle 18 circa. Chi paga? Con quali risorse? Con quali criteri? Bello dare una rappresentazione di un mondo che nella realtà è molto più complesso e difficile rispetto a quello che si vorrebbe prospettare. Come si sceglie e come verrà retribuito il personale che verrà su base volontaria e previa disponibilità impiegato per tale attività?

A nessun operatore scolastico possono essere imposti obblighi o doveri non pertinenti all’attività del proprio profilo professionale e che esulano totalmente dal CCNL scuola stante anche il fatto che si presterebbe l’opera per l’interesse di un soggetto terzo rispetto alla scuola oltre che anche, in diversi casi, in orario fuori dal servizio ordinario. E quanto sarà lecito utilizzare, ad esempio, fondi del FIS, per tali eventuali retribuzioni “aggiuntive”?

Il FIS di norma serve a retribuire le prestazioni rese dal personale docente, educativo ed ata per sostenere il processo di autonomia scolastica, con particolare riferimento alla realizzazione del P.TO.F. ed alla qualificazione e l’ampliamento dell’offerta formativa, anche in relazione alla domanda proveniente dal territorio. L’INVALSI non sarebbe contemplato. Tra le altre cose a questo punto dell’anno il FIS è stato già predeterminato nella sua distribuzione, le risorse già vincolate nell’assegnazione. Facile continuare ad entusiasmarsi sulla pelle dei lavoratori della scuola.

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