Insegnanti diritto dirottati su supplenze o sostegno, ed. civica dimenticata

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Giuseppe Adernò – Ritorna ancora impellente e attuale il monito di Aldo Moro pronunziato alla Camera l’11 dicembre del 1947, accompagnato da numerosi applausi di approvazione:

“La Carta costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano”

Queste parole motivano ancora di più l’impegno a dare concretezza e regolare ordinamento ad una disciplina scolastica che si dice “trasversale”, ma che, in effetti, non viene insegnata in maniera sistematica e struttura con regolare valutazione e non solo mediante generici accertamenti di “competenze di cittadinanza” come avverrà nel corso dei prossimi esami di Stato a conclusione del ciclo scolastico.

L’ANCI – Associazione Nazionale Comuni d’Italia – con decisione unanime, ha promosso, una raccolta di firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare finalizzata a far introdurre l’educazione alla cittadinanza come disciplina autonoma nelle scuole di ogni ordine e grado. L’informazione è passata tramite i giornali, ma sono ancora pochi i Sindaci e gli Assessore che si stanno attivando in tal senso. Non si tratta di un referendum pro o contro, ma è un libero atto sovrano che impegna lo Stato a garantire ai ragazzi un nutrimento sano, scrive Luciano Corradini, già Sottosegretario all’Istruzione, un insegnamento sistematico e ordinario della Costituzione, dell’organizzazione dello Stato, dei diritti e doveri di cui ogni cittadino è portatore. In occasione del 70° anniversario della Carta Costituzionale sono state distribuite alle scuole delle copie della Costituzione per gli studenti e nella XVIII norma transitoria si legge che “Il testo della Costituzione è depositato nella sala comunale di ciascun Comune della Repubblica, per rimanervi esposto durante tutto l’anno 1948, affinché ogni cittadino possa prenderne cognizione”.

E’ auspicabile che tale norma sia adottata in quest’anniversario e per iniziativa del Coordinamento provinciale dei Consigli Comunali dei Ragazzi e dell’ANCRI – Associazione degli Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana – si propone che tale gesto simbolico di presenza del testo della Costituzione nel Palazzo di Città sia un segno visibile e costituisca un monito al rispetto dei valori in essa proclamati, per essere “fedelmente osservata come Legge fondamentale della Repubblica da tutti i cittadini”

Si constata, purtroppo, che tanti principi della Costituzione non sono stati rispettati e molti di essi non sono neanche conosciuti, non essendo oggetto di studio e di efficace apprendimento L’educazione Civica, come disciplina scolastica, è nata a Catania nello splendido maniero del Castello Ursino nel febbraio del 1957 in occasione del 36° convegno dell’UCIIM sul tema: “Educare i giovani alle virtù civiche” Gli atti del convegno e le documentazioni didattiche elaborate sono stati elementi funzionali per consentire l’anno successivo e precisamente il 13 giugno 1958 al Ministro dell’Istruzione, on. Aldo Moro, di firmare il DPR 585 con il quale si stabilisce che : “I programmi d’insegnamento di storia fossero integrati con quelli dell’Educazione civica”, parte integrante del curriculum formativo e disciplina del sistema scolastico italiano.

L’Educazione Civica, cenerentola della scuola italiana per tutte le vicende di organico e di riduzione di ore e di cattedre è rimasta alla discrezionalità facoltativa di pochi docenti sensibili o collegata con alcuni eventi di “educazione alla legalità”

Le indagini statistiche hanno accertato che il 68% degli studenti non conosce la distinzione di compiti e ruoli tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio, e tale non conoscenza è dovuta anche al fatto che non hanno letto e studiato la Costituzione italiana, perché nessuno gliel’ha insegnato.

Ora si registra che sono stati immessi nei ruoli dei docenti 18.000 laureati in discipline giuridiche ed economiche, ma di questi più di 6000 non sono utilizzati in attività d’insegnamento specifico, bensì come organico di potenziamento (per supplenze o per il sostegno, anche senza titolo specifico),Ci s’interroga: Perché viene sprecata una così ricca risorsa professionale? Perché non ritorna ad essere disciplina obbligatoria l’Educazione Civica e lo studio della Costituzione che accompagna e completa la formazione del cittadino attivo e responsabile nella consapevolezza dei propri diritti e dei doveri in nome del bene comune?

L’emergenza educativa e i frequenti episodi d’inciviltà, di violenza, di bullismo, di danni arrecati al patrimonio artistico, sollecitano che tale provvedimento venga deliberato con sollecitudine dal Parlamento e adottato con urgenza dal Ministero dell’Istruzione.

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