Insegnamento moderno richiede l’uso di “missili intelligenti”. Lettera

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inviato da Gianni Mereghetti – Carissimo direttore, la scuola è arrivata al capolinea, sì ci sono ancora gli esami, ma per la maggioranza degli studenti le lezioni finiscono e iniziano le vacanze.

Quest’anno scolastico ha messo ancor più in evidenza che Bauman aveva ragione quando ha paragonato l’insegnamento tradizionale a dei missili balistici che colpiscono bersagli fissi, cioè una trasmissione di saperi a studenti che sono puri recettori di nozioni. Oggi questi bersagli fissi non ci sono più, i ragazzi e le ragazze di oggi sono in continuo movimento e vengono sottoposti a sollecitazioni di ogni tipo per cui, come ha sostenuto Bauman “per ritrovare l’autorevolezza di una volta è necessario scardinare i vecchi schemi, «quelli sono giunti al termine», «un insegnante deve utilizzare missili intelligenti, diradare la nebbia informativa, selezionare, essere capace di correggere la rotta del processo di formazione della conoscenza, perché la realtà in cui viviamo è continuamente soggetta a perturbazioni e cambiamenti». Questo giudizio di Bauman è quanto mai vero, ci si trova a fare i conti con ragazzi e ragazze che vivono dentro la società liquida e questa scardina ogni riferimento. Questi giovani studenti oggi sono qui, domani sono da un’altra parte, portano dentro una instabilità e una insicurezza esistenziale, per cui anche quello che si fa insieme non è detto che incida nè che permanga.

Quest’anno scolastico è stato così quanto mai “liquido” ma diversamente da quello che pensava Bauman i missili intelligenti da usare a scuola non sono tecniche più efficaci nell’apprendimento, la questione è più radicale, ciò di cui hanno bisogno i ragazzi d’oggi è di essere guardati per quello che sono. Dovunque si spostano il loro bisogno rimane sempre quello, il bisogno di un affetto, ed è lì dove nasce in loro la conoscenza. I missili intelligenti dell’educazione sono quelli che partono da uno sguardo e aprono così al mondo, agli altri e alla cultura. Infatti ciò che rimane di un anno di scuola sono i rapporti che si sono costruiti dentro l’avventura quotidiana della conoscenza.

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