Inclusione scolastica: un concorso dedicato a studenti per interiorizzare le basi delle professioni del sociale

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Cosa si impara a scuola? La storia, la letteratura, la matematica e le scienze: certo. Ma compito precipuo delle istituzioni scolastiche è quello di promuovere la convivenza e la cooperazione reciproca fra persone, ancora giovani, destinate a diventare cittadini attivi della società del futuro.

Ognuno ha i suoi tempi e le sue necessità, e la scuola in quanto luogo dell’educazione deve porsi l’obiettivo di mettere tutti sullo stesso piano e nelle migliori condizioni per esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Questo vale tanto più nei casi di disabilità. Quante volte i ragazzi e le ragazze disabili subiscono fenomeni di bullismo o di esclusione durante il loro percorso scolastico, e come mai?

Sono domande che è giusto porsi, cercando di valorizzare un punto di vista diverso sulla questione: non esistono disabilità, ma soltanto barriere sociali che le rendono tali. Mettere quindi i ragazzi nelle condizioni di comprendere un altro punto di vista, di calarsi all’interno di problematiche non comuni, è un primo passo per costruire una società che sia in grado di fornire a tutti i giusti strumenti per rendersi membri attivi e utili della collettività.

È il principio che sta alla base del Servizio Sociale, oltre che delle varie forme del volontariato. Diventare Assistente sociale significa acquisire competenze specifiche da mettere al servizio della comunità in supporto a persone, o gruppi di persone, in situazioni di difficoltà o di emergenza, e di favorirne il più possibile un inserimento sano e virtuoso nelle comuni dinamiche sociali, senza lasciare indietro nessuno. Il Servizio Sociale non è quindi un semplice mestiere, ma piuttosto una vocazione, che deriva dall’esercizio della sensibilità e dalla capacità di guardare agli altri come se stessi.

Sono perciò da cogliere al volo gli strumenti che la scuola e le istituzioni mettono talvolta in campo per affrontare questioni su cui ancora, purtroppo, esistono molti stigmi e barriere. Per questo oggi vogliamo parlarvi della meritoria iniziativa ideata dall’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) in collaborazione con il MIUR. Ci riferiamo al concorso La scuola siamo noi: io come Lucio, destinato agli studenti e alle studentesse di ogni ordine e grado e finalizzato alla sensibilizzazione sul tema dell’inclusione scolastica di ciechi e ipovedenti.

Gli studenti sono chiamati a produrre dei video racconti su temi specifici che riguardano le modalità di inclusione dei ciechi ipovedenti nella fruizione delle strutture e delle attività scolastiche.

L’adesione al concorso è aperta sia per l’anno corrente (2018/2019), sia per il successivo, e le date di scadenza per i 2 anni sono rispettivamente il 31 luglio 2019 e il 31 luglio 2020. In palio, per 3 i video racconti vincitori, c’è un montepremi totale di 20.000 euro che le scuole potranno utilizzare per l’acquisto di strutture o per la predisposizione di attività che abbiano lo scopo di aumentare l’inclusione scolastica (clicca qui per ulteriori dettagli sul concorso).

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