Impronte digitali ai Dirigenti Scolastici è questione che riguarda tutti i cittadini. Lettera

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inviata da Prof. Alessandro Macchia – A margine del dibattito che attiene la rilevazione dei dati biometrici dei Dirigenti Scolastici, rilevo che l’approccio con cui gli stessi hanno levato gli scudi contro il ministero è parziale e non del tutto adeguato e sufficiente.

La preoccupazione e il risentimento non dovrebbero essere limitati alla stigmatizzazione dei Dirigenti come potenziali furbetti, ma a qualcosa di più sostanziale.

Difatti, il problema fondamentale è che qualsiasi rilevazione biometrica, ovvero di impronte digitali, ovvero la conseguente registrazione in una banca dati, lede il principio sacrosanto della tutela dei dati personali secondo l’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo. La stessa recita:

– Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.
– Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale diritto sia previsto dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, al benessere economico del Paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla prevenzione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.

In tal senso la Corte dei Diritti dell’Uomo ha già più di una volta avvertito del rischio di una schedatura sulla base di dati biometrici di persone che non abbiano commesso alcun tipo di reato.

E a tutti gli effetti è purtroppo in corso un vero e proprio tentativo di schedatura di tutti i cittadini, che conduce inavvertitamente quanto impropriamente a un controllo sempre più stringente e capillare delle vite personali, ossia all’orwelliano mondo di “1984”.

Ora, che l’intenzionalità del governo sia questa è malcelato dalle stesse parole di risposta del Ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno ai Dirigenti Scolastici: “Non si introduce affatto, come qualcuno ha sostenuto, l’obbligo di un orario settimanale di lavoro, ma l’utilizzo di strumenti di identificazione tecnologicamente avanzati.”

Appunto: l’utilizzo di strumenti di IDENTIFICAZIONE. A che pro, se poi non servono all’introduzione di un orario settimanale di lavoro?

La risposta è sempre nel romanzo succitato.

Richiedere la rilevazione delle impronte digitali a persone che non abbiano commesso reati è dunque un atto illegittimo contro il quale è auspicabile che la società nelle sua interezza muova una tenace opposizione. La questione non è strettamente riservata ai Dirigenti Scolastici, ma a ogni cittadino che abbia a cuore la salvaguardia dei propri diritti umani fondamentali.

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