Immissioni in ruolo, convocazioni-calvario. Docenti meritano rispetto! Lettera

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Che vergogna! Lunedì 31 Luglio è stata una giornata molto calda, con temperature alte e torride. A Latina sembrava facesse più caldo che altrove. Ma non è stata questa la vergogna. Si sa che d’estate fa caldo.

Però, lunedì mattina, i primi 580 insegnanti di Lettere, primi rispetto alla graduatoria dei vincitori del Concorso a Cattedra 2016, erano tutti lì, nel capoluogo pontino, per rispondere alla convocazione e, dopo tanto tribolare, entrare finalmente di ruolo. Traguardo meritato davvero.

Si tratta di docenti con alle spalle anni di precariato, di lunghi studi, di sacrifici, di impegno dentro e fuori dalla scuola. Anni di corsi, ricorsi, concorsi, aggiornamenti, abilitazioni, Tfa, Pas e chi più ne ha più ne metta. E così, lunedì mattina, poco prima delle ore dieci, si sono presentati per ricevere la tanto agognata Cattedra. Con loro, ad accompagnarli, c’erano i mariti e le mogli, i figli che non si sa mai dove e a chi lasciarli. Sembrava un giorno di festa. A parte il caldo, che già si faceva sentire. Tra gli insegnanti, lunedì mattina, a Latina, c’erano anche visi stanchi e professoresse incinte.

Da quel momento è iniziato il calvario. Attese lunghissime di professori stipati nel chiuso della sala. Caldo infernale, sudore, sembrava di scontare qualche pena dantesca. Ma in quale girone sono stati condannati i docenti che hanno vinto il Concorso 2016 per entrare di ruolo?

Non è ammissibile che gli insegnanti subiscano un tale trattamento, che vengano maltrattati così. Quale colpa hanno dovuto espiare questi docenti dopo anni di sacrifici? Sapete a che ora hanno finito di assegnare le nomine per il ruolo? Lo sapete? Hanno terminato alle sei del mattino del giorno dopo. Alle sei di martedì 1 Agosto 2017. Hanno fatto nottata. Dalle dieci di mattina del giorno precedente. No comment. È la dimostrazione di come tutta la categoria sia bistrattata, umiliata dalle istituzioni. I docenti non sono e non devono essere carne al macello, in nessun caso, nessun essere umano deve esserlo.

Non possiamo poi meravigliarci se alcuni studenti, oppure i genitori o l’opinione pubblica continui a considerare i professori degli “sfigati” e, così, fino al punto di disprezzare coloro che, invece, per studi fatti, per preparazione, per corsi frequentati, dovrebbero essere presi come esempio e rappresentare la punta di diamante di un Paese che voglia davvero guardare al futuro.

Ma non si potevano organizzare le cose diversamente? Magari in due giorni? Al lettore l’ardua risposta. Intanto: disgusto e amarezza.

Pier Paolo Segneri

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