Immaginate una scuola che… in Svezia è realtà Lettera

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Inviato da Anna Rita Carrafiello* – Immaginate una scuola nella quale si trascorrano molte ore, ogni giorno; una scuola che inizi ad Agosto e finisca a Giugno. Ora provate ad immaginare gruppi di ragazzi che quelle ore così lunghe le vivono… bene.

Immaginate questi ragazzi muoversi negli spazi comuni, nei lunghi corridoi attrezzati. Immaginate i loro volti nel fare delle attività non solo “curriculari” e immaginate quanto tutto questo possa giovare allo spirito di cooperazione e di identità.

Immaginate una scuola nella quale non esistano mortificazioni, dove i voti sono solamente tre e sono “sufficiente”, “buono” e “ottimo”. Immaginate una scuola che bandisca l’insufficienza, poiché l’insufficienza non è mai dello studente ma del professionista che deve dargli gli strumenti per affrontare la vita.

So che vi chiedo uno sforzo incredibile, ma provate ancora ad immaginare una scuola autonoma sia da un punto di vista organizzativo che economico, una scuola legata ad una amministrazione non centralizzata, più vicina al territorio, che ne conosce le peculiarità, le diversità, e cerca di omogeneizzare la sua offerta.

Immaginate più scuole, scuole disagiate perché costruite in periferie cittadine e scuole nel centro di grandi nuclei urbani e provate ad immaginare ancora una percentuale, un 15% di gettito economico che serva alle scuole di periferia per mettersi in pari con quelle meno problematiche.

Immaginate una scuola libera di assumere i suoi docenti attingendo ad un serbatoio di aventi diritto al ruolo a seconda delle sue necessità. Immaginate una scuola nella quale non si insegnino più di tre materie al giorno.

Ancora un piccolo sforzo di immaginazione per evocare l’idea di una scuola pubblica, comune fino ai sedici anni di vita dello studente e poi diversificata a seconda del vocazionale del ragazzo.

Immaginate una scuola che dimostri all’atto pratico che non esistono professioni e mestieri e che tutti gli “impieghi” hanno pari dignità e valore.

Immaginate una scuola che accompagni le giovani menti alla scoperta delle loro vocazioni. Immaginate una scuola che non tratti la lingua straniera come una lingua morta ma che accolga al suo interno interi corsi in inglese, francese .
Immaginate una scuola che, a livello ordinamentale, rispetta le tappe dell’età evolutiva: a 6 anni la pre-scuola e dai 7 ai 16 anni la scuola dell’obbligo, che prevede al suo interno 9 diversi livelli di studio.

Continuate ad immaginare la frequenza di un istituto superiore tra i 16 e i 19 anni, dove gli studenti scegliendo, CONSAPEVOLMENTE, l’indirizzo di scuola costruiscono il loro PROGETTO DI VITA.

Immaginate ancora che i programmi professionali includano attività pratica su un posto di lavoro.

Immaginate una scuola che preveda corsi di aggiornamento per i suoi docenti, anche se per un breve periodo di tempo, almeno una volta all’anno, durante le vacanze.

Immaginate un sistema dell’istruzione che finanzi gli studenti con duecento euro a settimana nel periodo della loro formazione, anche universitaria, e che investa la metà di questa cifra a fondo perduto.

Non riuscite ad immaginarlo, vero? Se è così, vi basta prendere un aereo e andare in Svezia, per scoprire il loro metodo di insegnamento e la loro gestione della scuola pubblica.

Dal giorno in cui ho preso servizio come Dirigente Scolastico ho avuto modo di conoscere i sistemi scolastici nord europei attraverso Corsi di formazione in Finlandia, Irlanda, Germania, Polonia, Spagna, Francia.

Grazie ad “Educo”, al Prof. Raffaele Nasti e a tutti i compagni di viaggio ho potuto fare anche questa esperienza formativa in Svezia, specificatamente a Malmo. Una volta tornata in Italia, ho sentito l’impulso di comunicare quanto appreso al maggior numero di persone possibile, al fine di invitarle a far sentire la propria voce, come genitori, alunni, docenti e cittadini e pretendere una Scuola a misura di studente.

L’Italia è depositaria di una grandissima tradizione culturale, umanistica, pedagogica, ed ora è giunta al suo grande appuntamento con la storia.
Non possiamo, non vogliamo più essere considerati gli ultimi ( o quasi) in tutte le rilevazioni internazionali , non ce lo meritiamo.

Io credo sia opportuno guardare ai nostri colleghi del Nord Europa e collaborare con loro per battere nuove strade, per cambiare il nostro ordinamento scolastico, il modo di insegnare e di gestire l’apprendimento a favore di un mondo profondamente cambiato.

Dunque, non si tratta più di immaginare o di sognare ad occhi aperti, ora è giunto il momento di agire.

*Dirigente Scolastica
I.I.S.S. “S.Caterina da Siena – Amendola” Salerno

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