Il TFR va pagato in tempi brevi: il tribunale di Roma accoglie il ricorso di una dipendente pubblica

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Per pagare il TFR ai dipendenti pubblici i tempi di attesa stanno diventando sempre più lunghi e variano anche a seconda della causa della fine del rapporto lavorativo.

Il TFR viene pagato
entro 105 giorni: se il rapporto di lavoro è cessato per inabilità o decesso;
dopo 1 anno: se il rapporto di lavoro è cessato per il pensionamento e raggiungimento dei requisiti di servizio o età;
dopo 2 anni: se il rapporto di lavoro è cessato per dimissioni volontarie, licenziamento o destituzione.
Per quanto riguarda i lavoratori collocati in quiescenza c’è un’ulteriore precisazione da fare: questi hanno diritto al TFR dopo 12 mesi solamente quando il trattamento pensionistico è senza penalizzazioni. In caso contrario la liquidazione viene pagata dopo 24 mesi.

Per i dipendenti privati, invece, il TFR viene corrisposto dopo un massimo di 45 giorni.

Il decreto Salva Italia, approvato nel 2011 dal Governo Monti, ha creato questa disparità in un periodo di emergenza economica per il Paese.

Il Tribunale del Lavoro di Roma ha ravvisato gli estremi di incostituzionalità per il decreto ed ha inviato gli atti alla Corte Costituzionale per avere un verdetto definitivo e i dipendenti pubblici potrebbero ricevere anch’essi il TFR in tempi molto più celeri.

Il ricorso è stato presentato da una dipendente del Ministero della Giustizia supportata dal sindacato Confsal-Unsa contro l’INPS, che ha pagato la liquidazione dopo 27 mesi.

Il Tribunale di Roma ha accolto il suo ricorso dichiarando che le misure introdotte per far fronte alla crisi economica del Paese non possono essere “permanenti e definitive”, ma devono essere abrogate una volta passato il periodo critico.

Secondo i giudici, il TFR va retribuito in tempi brevi perché il lavoratore “specie se in età avanzata, in molti casi si propone, proprio attraverso l’integrale ed immediata percezione del trattamento, di recuperare una somma già spesa o in via di erogazione per le principali necessità di vita ovvero di fronteggiare in modo definitivo impegni finanziari già assunti”.

La Corte Costituzionale ha l’ultima parola per decidere se i dipendenti pubblici torneranno a ricevere il TFR nei tempi adeguati.

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