Il Sud non ha bisogno di “dopo scuola” ma di “tempo scuola”. Lettera a Bussetti

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Inviato da Caterina Altamore – Il Ministro Bussetti propone forme per recuperare gli studenti alla dispersione scolastica. A suo parere la presenza di “docenti”, operanti come volontari, potrebbe favorire il ritorno sui banchi di scuola.

Caro Ministro, il tempo pieno che lei ha in mente per il sud e di cui parla, è, di fatto, un “dopo scuola”, al quale provvederebbe non con la presenza “in servizio” di personale docente, ma avvalendosi di “volontari”.

Ma il sud ha bisogno, forse questo non è del tutto chiaro, di “tempo-scuola” effettivo, tramite l’attivazione di quel tempo-pieno che, nelle scuole del nord, è ampiamente operativo.

Lei sicuramente avrà presente la proposta formulata, a suo tempo, dalla sen. Falcucci. Secondo l’impostazione presentata, allora, tramite il documento della commissione da lei presieduta, il “tempo pieno”, è da intendersi “non come somma dei momenti antimeridiano e pomeridiano non coordinati fra di loro” (ovvero come quello che lei propone, quando suggerisce: la frequenza scolastica al mattino e il doposcuola, basato sul volontariato, il pomeriggio), bensì, viene affermato nel documento Falcucci, il tempo pieno va inteso “come successione organica e unitaria di diversi momenti educativi programmati e condotti unitariamente dal gruppo degli operatori scolastici (culturale, artistico-espressivo, ricreativo o ludico, aperto anche ad agenti culturali esterni alla scuola, di ricerca e di esperienza personale e di gruppo, di attività socializzante).

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