Il progetto CLIL: l’ennesima mossa propagandistica della riforma Gelmini

Di Lalla
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CUB Scuola Torino – Il 21 gennaio scorso è scaduto il termine per l’adesione al progetto di formazione dei docenti di disciplina non linguistica in lingua straniera secondo la metodologia CLIL (nota 1). Il progetto, lo ricordiamo, è parte integrante della riforma dell’istruzione secondaria, la quale prevede l’insegnamento in lingua straniera di una disciplina non linguistica nell’ultimo anno di corso (tranne che nei licei linguistici, dove la metodologia CLIL dovrebbe partire già dal 3° anno.)

CUB Scuola Torino – Il 21 gennaio scorso è scaduto il termine per l’adesione al progetto di formazione dei docenti di disciplina non linguistica in lingua straniera secondo la metodologia CLIL (nota 1). Il progetto, lo ricordiamo, è parte integrante della riforma dell’istruzione secondaria, la quale prevede l’insegnamento in lingua straniera di una disciplina non linguistica nell’ultimo anno di corso (tranne che nei licei linguistici, dove la metodologia CLIL dovrebbe partire già dal 3° anno.)

Al fine di mettere “l’Italia in linea con altri paesi d’Europa,” il Ministero ha predisposto un “pacchetto” di corsi linguistici e metodologici dalla durata variabile in base alle competenze linguistiche di partenza, ma, in tutti i casi, decisamente impegnativi:

– dalle 260 ore (in due anni) alle 520 (in quattro anni) di corsi linguistici blended (ovvero in parte in presenza, in parte online) (nota 2) per raggiungere il livello C1 (che corrisponde a un livello avanzato);
– un numero imprecisato di ore per seguire dei corsi formativi curati dalle Facoltà Universitarie, quantificati in un generico totale di 20 CFU (Crediti Formativi Universitari)

Non occorrono grosse competenze in campo aritmetico per rendersi conto che il tempo richiesto ai docenti per seguire quello che è un percorso di vera e propria “riprofessionalizzazione” è assai inferiore alle 150 ore di permesso per diritto allo studio concesse dalla normativa. 150 ore, tra l’altro, di didattica “ordinaria,” che verrebbero sottratte agli studenti.

Invano cerchiamo nella circolare n° 10872 note sul riconoscimento professionale e salariale di quest’ennesima prova di impegno richiesta a docenti. Né questa (o altre) circolare, né il testo della riforma spiegano quanta parte del programma della disciplina andrà svolta in lingua straniera e in che modo avverrà la valutazione. Nessuno indica quale sarà il ruolo dei docenti di lingua straniera, inspiegabilmente assenti da tutto il progetto, benché la metodologia CLIL (nel senso dell’uso della lingua straniera come veicolo di contenuti interdisciplinari) sia parte integrante delle loro pratiche didattiche da molto più tempo di quanto non immaginino i funzionari del ministero.

Non si fa cenno alle risorse economiche – sappiamo che, fino al 22.12.2010 (data dell’incontro con alcune O.O. S.S), l’articolo 14 del regolamento per la formazione iniziale degli insegnanti che dovrebbe decidere gli stanziamenti non aveva ancora ottenuto la registrazione della Corte dei Conti. Non è chiaro quali saranno gli enti accreditati per le certificazioni linguistiche.

Dunque: cui – o cui rei – prodest CLIL?
– non ai salari del personale impegnato nel progetto;
– non alla professionalità dei docenti, costretti a “improvvisare” nuove e velleitarie competenze;
– non alla didattica della “disciplina non linguistica,” i cui contenuti potrebbero essere sviliti se veicolati in una lingua non ben padroneggiata;
– non all’apprendimento della lingua italiana da parte degli studenti, la quale, come sappiamo, è trasversale a tutte le discipline e avrebbe bisogno di essere potenziata, non ulteriormente penalizzata;
– non al lavoro collegiale, se i docenti di lingua straniera vengono esclusi dal progetto o relegati a un ruolo di mera consulenza.

Le obiezioni sollevate dalle OO SS, come la FLC, che hanno lamentato, oltre alla poca chiarezza della normativa, “la mancata consultazione della commissione bilaterale sulla formazione,” ottenendo una riapertura dei termini di adesione al progetto e l’estensione anche al personale a tempo determinato, non colgono l’intenzione primaria dello scelus, uno dei tanti di questa, appunto, scellerata riforma.
Un’intenzione velleitaria e propagandistica, fatta nient’altro che di annunci, che null’altro promettono se non un autolesionistico svilimento della propria dignità professionale.

Nota 1 Content and Language Integrated Learning (alla lettera: Apprendimento Integrato di Contenuto e Lingua).
Nota 2 La circolare specifica che le ore di apprendimento in presenza dovranno essere prevalenti rispetto a quelle online.
Tuttavia leggiamo sul sito di uno degli enti accreditati dal MIUR -l’I.P.S.E.F. (Istituto per la Promozione e lo Sviluppo dell’Educazione e Formazione) – che i corsi erogati saranno esclusivamente online.

Grazia Cerulli RSU CUB Scuola LC Gioberti

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