Il potenziamento non è una punizione, per assegnare i posti ci vogliono dei criteri

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Libero Tassella – La legge 107/2015 ha istituito un organico cosiddetto dell’autonomia, formato da posti curriculari e posti di potenziamento, richiesti dalle scuole nell’ambito del Ptof triennale.

Sappiamo che questi posti spesso sono usati dalle scuole o per attività organizzative, liberando insegnanti collaboratori vari dall’insegnamento in classe oppure per supplire i docenti per assenze saltuarie fino a 10 giorni. S

appiamo altresì che i Dirigenti Scolastici ad inizio anno scolastico e in casi residuali persino in corso d’anno, assegnano i posti curriculari e di potenziamento o ore di potenziamenti ai docenti titolari o in utizzazione per un anno nella scuola.

L’assegnazione dei posti avviene in modo del tutto discrezionale senza regole, neppure viene previsto un passaggio al tavolo della contrattazione di istituto.

Insegnanti su da anni posto curriculare possono trovarsi spostati su posto di potenziamento o su ore di potenziamento a fare da tappabuchi per un intero anno scolastico.

Da qui la mia proposta. Il DS nell’assegnazione dei docenti a posti e a ore di potenziamento deve preventivamente e obbligatoriamente assegnare su tali posti i docenti trasferiti o utilizzati sui posti vacanti a seguito della richiesta di unità organiche per potenziamento e come tali assegnate alla scuola.

In caso residuale il docente potrà anche assegnare tali posti o ore a docenti curriculari previo assenso del docente. In caso di concorrenza il dirigente segue i criteri definiti in contrattazione d’istituto, ivi compreso la posizione in graduatoria d’istituto.

Chiediamo su questo una nota ministeriale da parte del Ministro Bussetti da inserire nelle note ai dirigenti per l’avvio dell’anno scolastico 2017/18.

Basta con il Far West nelle scuole e con il potenziamento usato come spauracchio punitivo.

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