Il pasticciaccio del pettine e della coda

Di Lalla
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Vincenzo Brancatisano – E’ stato emanato il decreto ministeriale che dà il via libera all’aggiornamento (c’è tempo fino al 1 giugno) delle graduatorie ad esaurimento dei precari della scuola per il 2011-2013. Il decreto, atteso da alcuni e temuto da altri, ripristina la possibilità di trasferimento di provincia, vietato per la prima volta dal governo Prodi nel 2007. Quel governo, che pure aveva annunciato un piano di 150.000 immissioni in ruolo, prima tentò di eliminare le graduatorie permanenti, poi le blindò con la legge Finanziaria (Legge 296/06) che le trasformò in graduatorie a esaurimento:

Vincenzo Brancatisano – E’ stato emanato il decreto ministeriale che dà il via libera all’aggiornamento (c’è tempo fino al 1 giugno) delle graduatorie ad esaurimento dei precari della scuola per il 2011-2013. Il decreto, atteso da alcuni e temuto da altri, ripristina la possibilità di trasferimento di provincia, vietato per la prima volta dal governo Prodi nel 2007. Quel governo, che pure aveva annunciato un piano di 150.000 immissioni in ruolo, prima tentò di eliminare le graduatorie permanenti, poi le blindò con la legge Finanziaria (Legge 296/06) che le trasformò in graduatorie a esaurimento:

“Con effetto dalla data di entrata in vigore della presente legge le graduatorie permanenti di cui all’articolo 1 del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, sono trasformate in graduatorie ad esaurimento”. [Legge 296/06, art. 605 comma C].

Tre mesi dopo, con il D.D.G. 16 marzo 2007, che decretò l’aggiornamento dlle graduatorie per il periodo 2007-2009, sancì il collocamento in coda nell’ipotesi di eventuale successivo trasferimento di provincia, tanto che quelle graduatorie, definite “a esaurimento”, obbligarono i precari a fare una scelta di vita definitiva:

«Con la riapertura dei termini sarà consentito, per l’ultima volta, di iscriversi nelle graduatorie permanenti, trasformate in graduatorie ad esaurimento. Nel successivo biennio scolastico 2009/2011 si potrà solo aggiornare il punteggio o trasferire la propria posizione in altra Provincia, ma in “coda” a tutte le fasce». [Nota 19 marzo 2007 del Dipartimento per l’istruzione Direzione generale per il personale della scuola Ufficio III]

Il piano diassunzioni fu rispettato solo nel 2007 (50.000 docenti più gli Ata), ma non nel 2008. Molti rimproverano ancora a quel governo la violazione degli impegni assunti con il piano triennale. A giugno di quell’anno perse le elezioni e consegnò il paese nelle mani di Berlusconi.

Nel 2009 il ministro Gelmini confermò il divieto di trasferimento ma diede ai docenti la possibilità di iscriversi in ulteriori tre province, rispetto a quella principale, non “a pettine” ma in coda ai docenti del luogo e ad onta del maggior punteggio posseduto. Molti insegnanti di coda provenienti da altre regioni non gradirono il paletto, in palese odore di incostituzionalità, e adirono le vie giudiziarie contestando la violazione del merito.

La vertenza fu vinta presso il Tar e presso il Consiglio di Stato le cui sentenze non furono applicate per lungo tempo dal Ministero, ancora convinto (come talune organizzazione di docenti) dell’esistenza di un difetto di giurisdizione che minerebbe la validità dei provvedimenti. La competenza, secondo questa visione (non condivisa dall’Anief che conferma in toto la validità del successo ottenuto con i ricorsi) sarebbe del giudice ordinario e non del Tar e dunque i suoi provvedimenti come l’ordine di inserimento a pettine di alcune migliaia di ricorrenti ad opera di un commissario ad acta nominato dal Tar sarebbero inefficaci. Anche la Consulta fu investita della questione, risolta il 9 febbraio 2011 con una sentenza di annullamento delle norme restrittive.

Il D.M. di ieri è stato certo indotto dalla Corte Costituzionale che ha costretto il governo a frenare la propria resistenza contro l’aggiornamento “a pettine” delle nuove liste ma è da tempo che alcuni partiti tra cui il Pd premono per il legittimo ripristino del diritto di trasferimento abolito prima da Prodi e poi da Berlusconi. L’aggiornamento è stato ostacolato soprattutto, ma inutilmente, dalla Lega, preoccupata ora di perdere la faccia con i docenti del nord, ma proteste si levano anche al sud con precari che temono di essere scavalcati dai dirimpettai come denunciano i precari scuola di Crotone e non solo.

Di “panico” parla il sen. Mario Pittoni, capogruppo della Lega Nord in Commissione Istruzione del Senato: «Il rischio – spiega il parlamentare, che incassa l’accusa di avere subito senza colpo ferire i tagli voluti dal duo Gelmini Tremonti – è che una parte del territorio sia spazzata via dall’istruzione. Il ripristino della possibilità di trasferimento degli insegnanti precari da una provincia all’altra getta nel panico decine di migliaia di docenti. Il rischio è che una parte del territorio sia spazzata via dall’istruzione. Vi sono infatti zone dove, per motivi tutti da approfondire, gli iscritti vantano punteggi anche doppi rispetto ad altre».

Pittoni parla di imminente «assalto alle regioni del Centro-Nord» e annuncia che «decine di migliaia di insegnanti locali e del Sud, ma che nel 2007, quando le graduatorie sono state dichiarate “ad esaurimento”, hanno scelto di stabilirsi al Nord, perderanno il posto per fare spazio a chi allora questa scelta non l‘ha fatta e adesso potrebbe addirittura essere premiato con il ruolo».

A centrosinistra brindano, ora, per il ripristino del diritto che era stato violato da provvedimenti che per parte nostra denunciammo in diretta nel 2007 appena il centrosinistra li approvò (non si vede come si possa essere contro il diritto di andare dove c’è il lavoro) mentre molti tra coloro che oggi protestano e s’indignano contro noi che raccontiamo di loro e di chi invece chiede il congelamento delle graduatorie all’epoca stavano alla finestra. Nel frattempo è sorto un dubbio.

Un decreto ministeriale (quello di ieri) non può abolire una legge (finanziaria 2007) perché di rango inferiore. Per questo motivo alcuni gruppi di docenti favorevoli al congelamento delle graduatorie si sono rivolti a uno studio legale secondo il quale il D.M. presenterebbe non pochi aspetti di criticità e di tenuta e presenterà per questo alcuni ricorsi.

Se invece la normativa sarà recepità dal decreto legge sullo sviluppo (che è una legge sostanziale), atteso per i prossimi giorni, il discorso cambierà. E forse si complicherà. I D.L. infatti sono immediatamente operativi ma durano solo 60 giorni a meno che non siano convertiti in legge dal Parlamento. Ed è in Parlamento, in sede di conversione, che i giochi si faranno duri non solo perché la Lega ha annunciato una dura battaglia anche sulle immissioni in ruolo ma soprattutto perché i parlamentari dovranno parlare stavolta in pubblico e dovranno scoprire le loro carte.

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