Il merito della Gelmini e i docenti di Napoli

Di Lalla
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di Vincenzo Pascuzzi – Sono stato messo bonariamente in mora dall’ottimo preside catanese Giuseppe Moncada (da poco in pensione). La questione è relativa ad alcune domande rivolte (1), lo scorso dicembre, dallo stesso preside a me e ai docenti del Liceo classico "Adolfo Pansini" di Napoli e del Convitto Nazionale anch’esso di Napoli.

di Vincenzo Pascuzzi – Sono stato messo bonariamente in mora dall’ottimo preside catanese Giuseppe Moncada (da poco in pensione). La questione è relativa ad alcune domande rivolte (1), lo scorso dicembre, dallo stesso preside a me e ai docenti del Liceo classico "Adolfo Pansini" di Napoli e del Convitto Nazionale anch’esso di Napoli.

Cronistoria

È noto che, il 18 novembre 2010, il Miur, mediante comunicato stampa, avviò due progetti sperimentali per la valorizzazione del meritò (2). Già dopo un paio di settimane i docenti destinatari delle sperimentazioni cominciarono a prendere posizione contraria a queste sperimentazioni. I docenti del liceo Pansini e quelli del Convitto Nazionale di Napoli, l’8 dicembre 2010, formalizzarono le loro posizioni con due documenti approvati in sede di assemblee sindacali e diffusi in rete (3) (4). Contribuii alla diffusione inserendo i documenti – che sostanzialmente condividevo – in alcuni forum dedicati alla scuola. Il preside Moncada ritenne
allora di formulare alcune domande a me ed ai docenti di Napoli (1). Non risposi ma detti diffusione alle domande del preside ipotizzando che magari rispondesse qualcuno dei docenti napoletani.

Il fallimento della sperimentazione sul merito

Gli ultimi quatto mesi (da novembre ad oggi) hanno visto il fallimento dei progetti Miur per valorizzare il merito: oltre il 95% dei potenziali interessati – docenti e scuole – li hanno rifiutati. Il ministro ha fatto finta di nulla e sta cercando di minimizzare e di occultare il fallimento. Anche a questo scopo e tramite la sua fondazione Liberamente, Gelmini ha organizzato recentemente un convegno per parlare di merito ancora ed ex novo. Su un blog a ciò dedicato, il preside Moncada giustamente ha riproposto – in data 21 marzo – le sue domande di dicembre (5) rimaste ancora senza risposte.

Domande e risposte al preside Moncada

Procediamo con ordine:

1) La nota di Moncada (1) esordisce con due citazioni condivisibili dei docenti napoletani.

2) Subito dopo viene giustamente ricordato lo “stato disastroso in cui sta versando la nostra scuola, la nostra Università, la nostra cultura”.

3) Vengono poi sintetizzati cinque esempi specifici – dalla lettera a) alla e) – di mal funzionamento o di criticità della scuola riportabili al comportamento di singoli docenti o di gruppi. E il preside domanda quando i Collegi Docenti hanno discusso e analizzato queste situazioni, cioè perché non l’hanno fatto. Non so dare risposte anche perché non conosco a fondo le situazioni, posso solo ipotizzare. La prima ipotesi è che le questioni non sono state poste all’o.d.g.; la seconda è che i Collegi non abbiano prerogative al riguardo; la terza – non la posso escludere – è che i Collegi stessi abbiano fatto un po’ come Ponzio Pilato assumendo un
comportamento corporativo di autotutela a prescindere. Sorgono anche alcune domande: se ci sono state omissioni, perché non sono state segnalate per via gerarchica? Oppure, se tutto è stato secondo le regole, e cioè risulta che non si può intervenire a tutela della scuola, perché questa situazione non è stata segnalata alle associazioni di presidi, ai superiori e fino al ministro? La sperimentazione avviata il 18 novembre includeva anche casi simili? Non credo. Mi sembra che, anche nelle cinque situazioni in questione, si pretende di identificare la “scuola” con i “docenti” cioè ci si comporti come se i docenti – e solo loro – siano o debbano essere responsabili non solo delle loro attività ma di tutto quello che può accadere in ambito scolastico senza però averne i poteri e i riconoscimenti.

4) Sintomatica è la questione posta alla lettera b): “Quando, parecchi docenti, sono stati immessi in ruolo, o hanno ottenuto passaggi di cattedra, dopo aver frequentato i “famigerati“ corsi abilitanti del 1992/93, senza aver acquisito alcuna preparazione sulle discipline che insegnano”. Che c’entrano i docenti, sia quelli immessi in ruolo allora che gli altri? Vogliamo togliere il ruolo a chi ha frequentato i corsi abilitanti? Chi e come dovrebbe provvedere? I Collegi Docenti? Questa questione va posta al ministro e ai politici ma ormai per ipotetiche situazioni future!

5) Gli alunni sono capaci di valutare il lavoro dei loro docenti. Certo, alcuni ma non tutti. Però come fanno gli alunni a valutare quello che il docente sceglie, decide, è costretto a non includere nei programmi? E poi, alunni di classi diverse potrebbero avere lo stesso metro? Questo nella situazione attuale, per così dire, “platonica”. Dubito della correttezza delle valutazioni se il giudizio di alunni e genitori dovesse avere riflessi nelle valutazioni degli alunni stessi: credo che verrebbero valutati come “bravi” i docenti “buoni”. È un po’ la ricerca dell’albero di Bertoldo.

6) La sperimentazione è perfettibile. Abbiamo detto che la sperimentazione è stata respinta con percentuali bulgare. È ragionevole concludere che debba essere cambiata semplicemente perché non idonea, oltre a essere frettolosa e simbolica in quanto proposta a circa il 2% dei valutabili. Vogliamo forse insistere e imporre questa sperimentazione con l’Esercito o i Carabinieri? Quest’ultima domanda va posta al ministro e al Miur.

(1) DOMANDE A V.P. E AI DOCENTI DI NAPOLI – 9.12.2010

(2) Scuola, al via i progetti per valorizzare il merito. Premi agli istituti e ai docenti migliori. Gelmini: "E’ un giorno storico"

(3) Una riflessione dai docenti del Pansini di Napoli

(4) "MERITO": il documento dei docenti del Convitto Nazionale di Napoli

(5) DUE PRIORITÀ PER LA VALUTAZIONE DEGLI INSEGNANTI

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