Il Forex è per tutti?

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Non c’è alcun dubbio sul fatto che, tra le tante tipologie di trading contemplate dalla finanza internazionale, il Forex – vale a dire la compravendita di valute di varia provenienza, in cui si gioca sull’oscillazione delle loro quotazioni per generare profitti – sia una delle più affascinanti e ambite. La sua peculiare natura, il fatto di misurarsi realmente con un mercato globale e le prospettive di alti guadagni fanno di questo ramo del trading una sorta di trend, soprattutto tra gli investitori più giovani e inesperti.

Purtroppo per loro, il Forex è sì redditizio ma anche molto difficile e competitivo, molto più delle altre tipologie di trading. Nello scambio di valute straniere, soltanto i più capaci e preparati sopravvivono e sono in grado di generare profitti non solo estemporanei, ma costanti e sul lungo periodo. Chi si attesta appena al di sotto dell’eccellenza è costretto a soccombere, o nel migliore dei casi a vivacchiare. Insomma, il Forex non è materia per neofiti, e per essere affrontato in maniera consapevole necessita di una rigorosa formazione preliminare, di un periodo di prudente rodaggio “sul campo” e non ultimo ma decisamente importante, un intermediario serio .

Molto spesso, invece, gli investitori meno esperti si avvicinano al Forex senza il necessario giudizio, rischiando di vedersi volatilizzare i loro capitali nel giro di pochi movimenti di mercato. Ad attirarli, appunto, è l’alto coefficiente di redditività di questo tipo di transazioni, unito alla convinzione – ovviamente erronea – di poter governare il mercato delle valute con una certa sicurezza, magari facendo leva su una quota più o meno consistente di esperienza maturata in altri comparti della finanza online. Nulla di più sbagliato: per diventare una professione e generare profitti adeguati a tale status, il Forex necessita di una preparazione specifica, oltre a un consistente apprendistato.

E proprio su quest’ultima osservazione si innesta la domanda principale: come si diventa Forex Trader? Detto in altri termini: esiste una preparazione specifica per divenire investitori professionisti in questo peculiare ramo del trading?

La risposta di default che la maggior parte delle persone tenderebbe a dare girerebbe intorno al concetto di esperienza empirica. Vale a dire: più ci si sporca le mani sul campo, facendo tesoro di ogni errore e ogni incidente (e magari anche di ogni successo, se per caso ne dovessero arrivare), più ci si addentra nei meandri della finanza e se ne comprendono le dinamiche. L’approdo finale sarebbe la capacità di padroneggiare gli strumenti del trading in maniera così agile da abilitare l’investitore a cimentarsi anche negli ambiti più esclusivi. Tutto ciò è vero al massimo al 50%: infatti, se da un lato l’esperienza sul campo ha un valore inestimabile e uno status di insostituibilità praticamente fuori discussione, soprattutto nel Forex Trading una base di natura teorico-tecnica è nondimeno indispensabile.

Contrariamente alle altre forme di trading, infatti, il Forex ha dei risvolti, per così dire, “accademici” che non possono essere trascurati. L’attenzione alle oscillazioni e ai trend dei mercati valutari, la lettura attenta degli indicatori, oltre a una conoscenza ad ampio raggio della situazione politica internazionale (i cui mutamenti influiscono sulle oscillazioni delle valute), sono parte integrante del lavoro del Trader Forex, molto più che in altri settori della finanza. Pertanto, se altri rami del trading sono popolati da self-made men, nel caso del Forex chi vi si accosta in genere ha come minimo una laurea in Economia, spesso uno o più master.

A tal proposito, esistono dei corsi post-laurea estremamente qualificati, soprattutto all’estero, che forniscono delle basi solide su cui erigere la propria esperienza di trader, nel mondo del Forex e non solo. La Hult International Business School, ad esempio, sia nelle sue sedi europee (o per meglio dire inglesi) che in quelle extraeuropee (dagli Stati Uniti agli Emirati Arabi), offre un bouquet di master di altissimo livello, pensati appositamente per i futuri trader che operano in ambienti telematici. Lo stesso fanno atenei come quello di Münster, in Germania, la Bocconi di Milano e l’Università di Bologna in Italia, solo per citare le più rinomate. In linea di principio, è sempre consigliabile conseguire titoli del genere in ambito accademico, appoggiandosi a strutture consolidate e dalla reputazione ferrea. Questo non solo perché il titolo di studio ha più valore, ma anche perché il livello di preparazione dei docenti è nettamente superiore a ogni altra realtà.

Al contrario, è opportuno essere estremamente prudenti quando ci si trova di fronte a più o meno fantomatiche offerte di corsi (alcuni dei quali definiti pomposamente dei master, anche se tali non sono) specifici sul Forex, organizzati da società private di trading. La maggior parte di essi offre una serie di lezioni (da tenersi tramite incontri frontali o attraverso piattaforme di e-learning) specifiche sul Forex, promettendo una formazione particolareggiata su questo ramo della finanza. Sebbene sia impossibile affermare con certezza che tutti i corsi di questo genere siano privi di serietà e professionalità, di sicuro essi non possiedono lo status accademico di un master post-laurea; dunque la loro reputazione è sicuramente inferiore. Dall’altro lato, i corsi dal taglio realmente professionale – e sicuramente ve ne sono – hanno il pregio di offrire una preparazione specifica su un’area di interesse molto circoscritta, che quindi, verosimilmente, verrà sviscerata in ogni suo aspetto. Se si opta per quest’ultima opzione, è sempre consigliabile sottoporre a scrupolosa verifica la reputazione del corso, quella dell’azienda che lo eroga e il curriculum dei docenti coinvolti. L’ideale sarebbe fare delle ricerche approfondite su Internet e, al tempo stesso, contattare direttamente la fonte (l’azienda erogatrice) per ricevere ogni informazione ritenuta utile ad avere un quadro esaustivo dell’offerta didattica. In questo modo, il pericolo di incorrere nel più classico corso-truffa potrà dirsi, se non del tutto scongiurato, quantomeno ridotto ai minimi termini.

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