Il bullismo diventa 2.0

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Giulia Boffa – Il bullismo si sposta dalle aule scolastiche allo schermo del pc o del cellulare. E’ la preoccupante situazione che sta emergendo da numerose ricerche svolte sia in Europa che in America tra gli studenti delle scuole medie e superiori.

Giulia Boffa – Il bullismo si sposta dalle aule scolastiche allo schermo del pc o del cellulare. E’ la preoccupante situazione che sta emergendo da numerose ricerche svolte sia in Europa che in America tra gli studenti delle scuole medie e superiori.

 Il cyberbullismo, secondo uno studio dell’Education Development Center dell’Università di Boston, provoca danni ancora maggiori rispetto al bullismo classico, perchè ti coglie di sorpresa e non ti permette di attivare strategia di difesa; a volte provoca un tale stato di ansia che porta ad autopunirsi anche infliggendosi violenze fisiche, ritenendosi incapaci di difendersi; ma anche cefalea, depressione,  problemi emotivi e di socializzazione con i compagni,  dolori addominali, problemi di sonno e sensazione di insicurezza a scuola, a cui si aggiungono iperattività, turbe della condotta, ridotta socialità e abuso di alcol e fumo di cui le vittime di bullismo tradizionale non soffrono.

Lo studio dell’Università di Boston è stato condotto su 20mila studenti americani. Dall’analisi delle risposte al questionario somministrato è emerso che le vittime del cyberbullismo erano sopratutto gay, quasi il 33%, e ragazzine, con il 18,3%, mentre per i maschi la percentuale era del 13%.

I più esposti al cyberbullismo e a riceverne traumi sono ragazzi che provengono in genere da famiglie monogenitoriali, con episodi di violenza alle spalle da parte di adulti: questa situazione familiare accomuna però carnefici e vittime, anche molti bulli hanno alle spalle stessa situazione familiare.

Sembrerebbe, secondo alcune ricerche della Duke University e del Kings College di Londra pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, che esista  una certa predisposizione genetica alla vessazione dovuta ad  un eccesso di materia grigia in alcune aree del cervello, ma anche chi  è vittima avrebbe una predisposizione genetica, la presenza del genotipo SS del gene 5-HTTLPR, che porta ad intensificare i problemi emotivi e quindi ad essere più appetibili alle violenze da parte dei bulli.

In Italia, secondo la recente ricerca Eu Kids Online, il cyberbullismo è ancora limitato: le vittime di prepotenze perpetrate personalmente, in carne e ossa, sono l’11%; la proporzione di cyber-bullati invece è ancora ferma al 2%, ma bisogna prepararsi alla sua espansione direttamente proporzionale alla penetrazione dei nuovi media tra i giovani, in America il fenomeno è infatti considerato come l’emergenza educativa più grave dei prossimi dieci anni.

 

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