Il 7 in condotta legittimo anche se fatto avviene fuori da scuola. Sentenza

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Il voto 7 vale sempre come un 7 anche se la materia in cui è assegnato è la condotta.

Poiché è superiore alla sufficienza (nella scuola è solitamente associato al giudizio ‘discreto’), non può assumere un valore negativo, ma è  legittimo assegnarlo in condotta anche se il fatto è avvenuto all’esterno della scuola.

E’ il principio stabilito con la sentenza 6508 dell’8 novembre emessa dal Tar Campania, riportata anche dal Sole 24 Ore. I giudici hanno voluto rimarcare che il voto in condotta ha una funzione educativa e dovrebbe “misurare” e stimolare la coscienza civile del ragazzo soprattutto se il piano formativo scolastico prevede, come nel caso preso in esame, “la progettazione curricolare, extrascolastica, educativa ed organizzativa che la scuola ha adottato nell’ambito della propria autonomia”. Quindi, una condotta offensiva anche se tenuta all’esterno della scuola può influire sul voto in condotta.

Che cosa è successo

Una ragazza ha offeso una sua compagna con frasi ingiuriose sulla chat whatsapp di classe. I professori hanno ritenuto in sede di consiglio di classe di valutare con un voto negativo la condotta della ragazza per essere venuta meno al rispetto dei diritti altrui e delle regole che governano la convivenza civile e la vita scolastica. Le frasi offensive erano state scritte e spedite in un orario fuori da quello scolastico, all’esterno dell’edificio e in assenza di interlocuzione sia con l’allieva, sia con la famiglia. Sulla base di questi tre elementi, i genitori della ragazza avevano ritenuto di adire le vie legali.

I giudici

I giudici non hanno avvalorato la tesi dei genitori. Come scrive il Sole 24 Ore, “Non vale come esimente il fatto che la condotta negativa non si è svolta a scuola né durante l’orario scolastico, in quanto ha comunque avuto degli effetti negativi sulla studentessa offesa e sulla complessiva armonia della classe“. In pratica, i giudici avrebbero considerato quanto previsto dall’articolo 7 del Dpr 122/2009 che «si propone di favorire l’acquisizione di una coscienza civile basata sulla consapevolezza che la libertà personale si realizza nell’adempimento dei propri doveri, nella conoscenza e nell’esercizio dei propri diritti, nel rispetto dei diritti altrui e delle regole che governano la convivenza civile in generale e la vita scolastica in particolare».

In pratica, non si può circoscrivere il comportamento al territorio o all’orario, ma va considerato il complessivo atteggiamento dell’alunno e il suo porsi nell’ambito del percorso scolastico considerato a tutto tondo e, quindi, primariamente, nei rapporti personali con gli insegnanti e i compagni. Primo compito della scuola, infatti, è quello di contribuire alla crescita personale e culturale di chi la frequenta.

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