Il 50% degli studenti con disabilità frequenta un istituto professionale, precario il 40% degli insegnanti

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Il dato emerge dal Focus appena pubblicato dal Miur relativo all’a.s. 2016/17.

Lo mette in rilievo Corrado Zunino in uno specifico articolo di analisi del Focus pubblicato dal Ministero.

Alunni con disabilità scelgono istituto professionale o tecnico

Nelle medie di secondo grado il 50 per cento dei disabili frequenta un istituto professionale, scuola scelta in generale solo dal 20,1 per cento degli studenti.

Il 26,6 per cento dei disabili è in classe in un istituto tecnico, il 23,6 per cento in un liceo.

Precario il 40% degli insegnanti

“Entrando del dettaglio della tipologia di contratto, dei 139.554 docenti per il sostegno nell’anno scolastico 2016/2017, 87.605 hanno un contratto a tempo indeterminato e 51.949 un contratto a tempo determinato. La quota di insegnanti per il sostegno a tempo indeterminato sul totale dei docenti per il sostegno è pari al 62,8% ; nell’anno scolastico 2001/2002 tale rapporto si attestava sul 60,8%” afferma il Focus

In pratica – scrive il sindacato Anief – nell’arco degli ultimi 15 anni la situazione delle cattedre che continuano ad essere assegnate al personale precario è rimasta sostanzialmente immutata. Una condizione che deriva, nell’ultimo periodo, dall’approvazione della Legge 128/2013, che sancisce la trasformazione di un posto in deroga ogni due cattedre, con l’aggravante che si tratta di posti tutti vacanti e disponibili. Così, se si è migliorato negli ultimi sette anni il rapporto numerico docenti-alunni, passato dal 2,09% all’1,80%, nell’anno del record delle iscrizioni schizzano le supplenze nei posti in deroga che coprono ben oltre il 30% dell’organico complessivamente attivato.

“Sono 40 mila i docenti precari che ogni anno continuano ad essere chiamati ad assicurare il diritto all’istruzione e che spesso, però, sono nominati in istituti scolastici diversi minando la continuità didattica”, dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. “Nemmeno il decreto legislativo 66 della Legge 107/2015 ha risolto il problema: anzi, obbliga le famiglie con figli disabili gravi a rifare le certificazioni daccapo, mettendo in dubbio la valenza della diagnosi in essere. Sposta il problema su un piano diagnostico, ma non risolve nulla da un punto di vista della didattica”.

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