Ignoranza tra i banchi di scuola e abbandono degli studi: i primati negativi degli studenti italiani

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Negli ultimi tempi due statistiche hanno fatto parlare in maniera piuttosto accesa della condizione non troppo degli studenti italiani.

Numeri sconfortanti che rendono la cifra di un sistema di istruzione e formazione che ancora non è riuscito appieno a curare i propri mali.

Si prenda per esempio quanto rilevato dall’ISTAT su dati INVALSI: in Italia, oltre il 34% degli studenti del terzo anno della secondaria di I grado non possiede sufficienti competenze alfabetiche, ossia è capace di comprendere soltanto testi semplici che parlino esplicitamente del proprio oggetto. Quando il testo si fa di un livello di complessità leggermente superiore, ecco che gli studenti non sembrano in grado di comprenderlo. Se poi si vanno a guardare le competenze matematiche, la situazione si fa più nera, se è vero che per oltre il 40% degli studenti queste non sono sufficienti, per non parlare delle competenze linguistiche. Si tratta, come spesso accade in Italia, di percentuali che nascondono tuttavia un doppio andamento territoriale: se al Nord, infatti, i valori negativi sono più bassi della media, al Sud si raggiungono livelli quasi catastrofici.

Se questo accade già alle scuole medie, figurarsi quanto avviene all’Università. Recenti rilevazioni rilasciate da EUROSTAT, infatti, hanno dimostrato che l’Italia, tra i Paesi europei, è quello con la percentuale minore di laureati in tutta l’Unione (27% di giovani laureati a fronte di una media europea del 40%). A fare peggio di noi soltanto la Romania. Fenomeno, questo della scarsa presenza di giovani laureati, su cui pesa soprattutto l’abbandono dello studio. Secondo la stessa rilevazione, infatti, in Italia il 14,5% dei giovani in fascia d’età 18-24 abbandona gli studi, a fronte di una media europea del 10,6% (stavolta fanno peggio dell’Italia, oltre alla Romania, anche la Spagna e Malta).

Quali antidoti possono essere utilizzati per fermare questi incresciosi fenomeni? Quali contromisure devono essere adottate? Di certo non vi è una soluzione semplice né unica. Gli interventi da mettere in campo sono molteplici e di lunga durata, non certo semplici e immediati. E devono inoltre coinvolgere tutti gli attori in campo: dalle istituzioni e dai docenti fino agli studenti, passando anche per la società civile, e i mezzi di comunicazione e non solo, per favorire la diffusione di una cultura, oltre che di una politica, davvero incentrata sull’importanza dell’istruzione.

Un piccolo passo che tuttavia ogni singolo studente può fare, per ridurre al minimo il rischio abbandono, è cercare e seguire un buon percorso di orientamento alla formazione, per evitare di intraprendere strade in maniera troppo frettolosa, cosa che purtroppo è spesso preludio all’abbandono degli studi.

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