I presidi non devono dare all’insegnante la colpa dell’indisciplina degli studenti, ma applicare regole serie. Lettera

WhatsApp
Telegram

Giuseppe Semeraro – Le soluzioni che finora sono state proposte per il problema delle aggressioni agli insegnanti sono bellissime: “bisogna rinsaldare il patto educativo tra scuola e famiglia”, “è necessario che lo stato valorizzi finalmente la professione dell’insegnante che ultimamente è stata svilita”, “la società deve fornire ideali a questi giovani che sembrano smarriti” e così via.

Io non credo che, per come vanno le cose attualmente intorno a noi, queste soluzioni, che restano effettivamente le vere soluzioni al problema, quelle definitive, possano trovare attuazione.

In ogni caso sono soluzioni di lungo periodo e come diceva Keynes “nel lungo periodo saremo tutti morti.” Io più modestamente mi sento di dire che noi insegnanti nel frattempo saremo morti di botte, anche perché la politica ha già fatto capire chiaramente che non intende muovere un dito.

Mi chiedo: questi stessi giovani con tutti i problemi che hanno con le famiglie e il resto del mondo, se dovessero per qualche motivo entrare in una caserma, che cosa si permetterebbero di fare? Secondo me assolutamente niente perché verrebbero severamente e coerentemente puniti al minimo cenno di maleducazione. Allora non c’è bisogno di aspettare un rinnovamento al limite dell’utopistico, bisogna avere regole certe e, sia ben chiaro, non si sta chiedendo di trasformare le scuole in caserme, mi sono servito delle caserme per dimostrare che, quando il sistema è organizzato in maniera tale da sbattersene dei difetti del mondo intorno a sé, le cose iniziano a funzionare bene da subito per quanto riguarda la disciplina.

Allora la dobbiamo smettere con questa tendenza di provare tutta la compassione del mondo per i ragazzi difficili che vanno aiutati e nessuna per quelli bravi che vengono privati colpevolmente del loro diritto ad istruirsi. Non far rispettare le regole va contro gli uni e gli altri. E i presidi devono smetterla di nascondere i fatti per salvare la reputazione della scuola, oppure vergognosamente ogni volta che un insegnante riporta fatti di indisciplina ribaltare il discorso e dare la colpa all’insegnante. Forse un insegnante che riporta questi problemi non sa tenere la classe, ma un preside che glielo rinfaccia non sa tenere l’istituto. Sono profondamente convinto, che i motivi per cui alcuni di noi non fanno niente di fronte a questi atteggiamenti di bullismo sia questo: si sentono soli. Ma adesso che ci penso, le soluzioni che sto proponendo sono ancora più utopistiche di quelle di partenza. Scusate se vi ho fatto perdere tempo.

WhatsApp
Telegram

Eurosofia: un nuovo corso intensivo a cura della Dott.ssa Evelina Chiocca: “Il documento del 15 maggio, l’esame di Stato e le prove equipollenti”