I precari possono farsi risarcire

Di Lalla
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Di Vincenzo Brancatisano – I lavoratori precari della scuola hanno diritto al risarcimento del danno per reiterazione di contratti a termine. Non è tollerabile una normativa nazionale che vieta, unicamente nel settore pubblico, di trasformare in un contratto di lavoro a tempo indeterminato un susseguirsi di contratti abusivi a tempo determinato. Per questo un supplente ha ottenuto dal tribunale di Orvieto 45mila euro come ristoro per essere stato vittima di un’assunzione annuale ripetuta per nove anni. Un altro ha ricevuto dal giudice di Terni una somma corrispondente a 15 mensilità, più gli interessi legali. Un’altra sentenza è del tribunale di Milano.

Di Vincenzo Brancatisano – I lavoratori precari della scuola hanno diritto al risarcimento del danno per reiterazione di contratti a termine. Non è tollerabile una normativa nazionale che vieta, unicamente nel settore pubblico, di trasformare in un contratto di lavoro a tempo indeterminato un susseguirsi di contratti abusivi a tempo determinato. Per questo un supplente ha ottenuto dal tribunale di Orvieto 45mila euro come ristoro per essere stato vittima di un’assunzione annuale ripetuta per nove anni. Un altro ha ricevuto dal giudice di Terni una somma corrispondente a 15 mensilità, più gli interessi legali. Un’altra sentenza è del tribunale di Milano.

Immaginiamo lo stupore di chi sa di essere precario non da anni, ma da decenni e di non aver mai saputo nulla in merito a questo diritto, che si quantifica, stando alla giurisprudenza, in circa 5mila euro l’anno di risarcimento. A questo si aggiunga il diritto agli scatti di anzianità e di stipendio, che si prescrive però (a differenza del risarcimento) dopo soli cinque anni di inerzia. Stupisce che i sindacati non abbiano fatto sapere in tanti anni ai propri iscritti dell’esistenza di due opportunità tanto concrete e consistenti.

Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica avrebbe dovuto spingere le organizzazioni a una più concreta difesa della legalità del rapporto di lavoro. Invece anche nei contratti collettivi firmati da loro si rinviene un’incredibile mole di discriminazioni a danno dei precari, che si è sedimentata negli anni come se fosse cosa ovvia. La discriminazione economica e normativa di lavoratori che svolgono identiche mansioni è contraria alla Costituzione del 1948 e all’Accordo quadro sul lavoro a tempo determinato recepito dalla Direttiva CE 99/70 alla quale si sono ispirati la Corte di Giustizia delle Comunità Europee, prima, e a seguire molti tribunali italiani, cui si sono rivolti alcuni precari della scuola, docenti e non docenti, che hanno detto basta alla scandalosa sequenza di contratti a termine di cui sono vittima 143mila insegnanti annuali, centinaia di migliaia di docenti temporanei e addirittura un terzo dei non docenti: bidelli, tecnici e amministrativi.

Il dato secondo cui è precario il 13% degli insegnanti è una mera illusione statistica, poiché in molte classi è precario il 60-70% e spesso anche il 90% degli insegnanti. Ogni insegnante ha più classi e il precariato di un docente si espande come una metastasi nelle altre classi. Lucrando sui mesi estivi non pagati ai lavoratori precari e sulla mancata progressione di carriera, lo Stato immagina di risparmiare. Invece ci rimette. L’indennità di disoccupazione per i mesi estivi, il compenso sostitutivo delle ferie maturate e non godute e il tfr pagato a ogni licenziamento producono un maggior esborso immediato, cui si aggiunge il danno gravissimo alla continuità didattica indotto dall’indecente valzer di insegnanti.

Se non bastasse, sono precari spesso anche i presidi, che talvolta sono insegnanti incaricati di coprire una sede vacante. Buona parte dei docenti di ruolo, infine, passa ogni anno da una scuola all’altra. A
nulla serve a questo scopo l’albo regionale dei docenti annunciato dal governo e apprezzato dall’opposizione, poiché solo il 2,4% dei trasferimenti riguarda prof che tornano al Sud: è più facile che ci si
trasferisca da un quartiere all’altro.

Lo scandalo scuola prima o poi doveva scoppiare. Ora i nodi sono al pettine, il re è nudo. Una straordinaria mole di sentenze giudiziarie spiazza chi avrebbe dovuto fare le barricate a tutela dei diritti e
dell’uguaglianza. La legge italiana può legittimamente prevedere la reiterazione dei contratti a termine, nel pubblico, senza che si trasformino con sentenza in contratti a tempo indeterminato, purchè la stessa legge preveda (ecco il punto) una effettiva e non formale tutela risarcitoria in favore del precario abusato. Quanto agli scatti di anzianità, non solo la Corte di Lussemburgo ma anche tribunali italiani
come quello di Livorno (gennaio 2010) hanno scritto nelle loro sentenze che a nulla serve rilevare che nei contratti collettivi firmati dai sindacati il diritto agli scatti non sia previsto, perché sopra quei contratti c’è sempre una Costituzione. Se non è uno schiaffo…

pubblicato su Gazzetta di Modena del 20 maggio 2010

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