Gruppo classe, composto da motivati, demotivati e maleducati. Lettera

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Inviata da Agostino Del Buono – Un tempo si chiamavano “ragazzi maleducati”, oggi si chiamano “ragazzi ineducati”. A qualcuno potrebbe sembrare la stessa cosa ma non è così, vi è una sottile differenza.  Nel primo caso i ragazzi avevano ricevuto dai loro genitori le norme che stanno alla base della “buona educazione” mentre i giovani non li avevano «put into practice».

Oggi si pensa che la “fase di ineducazione” arrivi dalla mancanza di insegnamento ai propri figli di buoni comportamenti da tenere nei luoghi pubblici, tra cui la Scuola.

In ogni Istituzione scolastica arrivano di anno in anno, centinaia di ragazzi desiderosi di apprendere i contenuti delle varie discipline per poter affrontare il loro avvenire, nel modo migliore. Per i ragazzi di età compresa dai 14 ai 18 anni l’obiettivo finale è quello di ottenere un “Diploma di scuola media superiore” per trovare un lavoro o per continuare gli studi universitari. Spesse volte, nelle piccole realtà di provincia, si opta per la Scuola più vicino alla propria residenza e non secondo un criterio di professionalità futura o inclinazioni del ragazzo.

Generalmente, il gruppo classe che l’insegnante si trova di fronte lo possiamo dividere tranquillamente in tre sotto-gruppi.
Al primo gruppo fanno parte i ragazzi beneducati, perbene, pronti a fare il loro dovere di studente sia in classe che a casa. Sono ragazzi che amano le discipline di studio, si trovano sulla stessa lunghezza d’onda con gli insegnanti ed hanno un forte grado di motivazione allo studio, si adattano alle difficoltà progressive delle discipline, non interrompono gli insegnanti durante la spiegazione, arrivano puntualmente a Scuola prima del suono della campana, sanno lavorare con gli altri amici in gruppo, stanno seduti ai posti assegnati dagli insegnanti e non chiedono di uscire ad ogni ora per andare al bagno o in giro per l’Istituto. Insomma, sono quelli che amano stare in classe e a Scuola per “apprendere”.

Al secondo gruppo appartengono i ragazzi educati che non hanno nessun interesse allo studio ma costretti ad andare a Scuola fino al compimento dei sedici anni in quanto vige ancora l’obbligo scolastico dei sedici anni, trascorso il quale, parecchi andranno ad iscriversi all’Ufficio di Collocamento. In questo caso, gli studenti sono prevalentemente demotivati allo studio ed alla disponibilità di ascolto. Il coinvolgimento continuo all’attività didattica con continui richiami e casi pratici potrebbe essere un elemento trainante per mantenere il loro grado di attenzione durante l’ora di lezione, senza appesantire troppo l’ambiente.

Al terzo gruppo fanno parte i “ragazzi maleducati” o “ineducati” se desiderate, che, oltre a non avere nessun interesse allo studio in classe e a casa, sono dei veri “disturbatori”. Al primo campanello di allarme, la Scuola dovrebbe avvisare per iscritto i genitori in modo di coinvolgerli direttamente sulle singole questioni.

Non dimentichiamo che spesse volte i genitori sono convinti che è compito della Scuola educarli in toto e che non c’è nemmeno bisogno di parlare con gli insegnanti durante l’ora di ricevimento. L’ora di ricevimento settimanale che ogni insegnante ha a disposizione dei genitori è molto utile in quanto non si tratta di enunciare solo il voto che ha ottenuto durante le prove, ma dovrebbe servire per una valutazione complessiva del ragazzo problematico e non, in qualsiasi periodo dell’anno scolastico.

Alcuni esempi di maleducazione o ineducazione sono quelli riconducibili al caos generato in classe o nei laboratori scolastici: un disturbatore fa un rumore con la sedia, con il banco, con i libri, con la tosse, con uno starnuto, tira una palla di carta, spegne il computer dell’amico di banco durante l’ora di lezione, usa attrezzature pericolose nel laboratorio di chimica, fisica, mormora con dei versi in sottofondo ecc…, e gli altri fanno la stessa cosa. Praticamente è una emulazione continua, una solidarietà negativa, è un desiderio e una ricerca di imitare, eguagliare e superare gli altri per quello che è stato fatto. Insomma è una competizione vera e propria, un confronto, una gara, una imitazione e sfida che non ha mai fine.
La classe con un elemento disturbatore è facile da gestirla, ma se in una classe vi è un gruppo di cinque, sei elementi disturbatori, la gestione diventa pressoché “ingestibile”.
Nel giro di qualche secondo il disturbatore riesce a trainarsi dietro di se, gli altri elementi disturbatori, causando non pochi problemi per il resto della classe, volenterosa di seguire la lezione e fare il proprio dovere di studente.

Il comportamento inadeguato di questi soggetti deve essere valutato nella sua “giusta misura” non solo dall’insegnante che ha annotato la “nota” sul registro elettronico, ma anche dall’intero Consiglio di Classe, presieduto dal Dirigente Scolastico.
Qualche ammonizione “visibile” al resto della classe deve essere data in queste circostanze, altrimenti si corre il rischio dell’effetto boomerang.
Se all’ammonizione dell’insegnante o degli insegnanti non dovesse corrispondere una ammonizione reale al “disturbatore”, il resto della classe, si vedrà ripetere l’accaduto in un periodo di tempo molto ravvicinato e la classe diventerà veramente “ingestibile” e si avrà la perdita di autorevolezza degli stessi insegnanti e dell’intera comunità scolastica.
Spesse volte, gli insegnanti, per avere successo nella relazione con la scolaresca, danno eccessiva confidenza agli studenti ma quando si accorgono che gli alunni sono andati ben oltre, già hanno perso la loro “autorevolezza”.

Per non incorrere in questa situazione, occorre valutare, studiare, analizzare lo studente uno per uno e mettere in atto la migliore strategia per ricondurlo sulla retta via, perché ogni studente ha una personalità diversa l’un l’altra, ha un diverso carattere, una diversa reazione ecc…
Occorre fronteggiare i problemi di ogni singolo studente senza però lasciarsi sfuggire il controllo del gruppo classe.
Se questi atti continuano nel corso dei mesi, degli anni scolastici, il tutto potrebbe sfociare in atti incivili, vandalici, in uno strascico verso i loro coetanei, verso gli insegnanti, verso le persone ed anziani che trovano lungo il loro percorso pomeridiano e/o serale. I ragazzi che imbrattano i muri, infrangono, non rispettano gli orari, rubano e saccheggiano, non hanno il senso del limite.

In alcune Scuole della penisola, alcuni docenti hanno dichiarato pubblicamente di essere stati derisi, minacciati, bullizzati.
E così, mentre la Camera dei Deputati vi è la proposta di Legge n. 480, presentata il 6 aprile 2018 relativa alla «Disposizioni in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio e delega al Governo in materia di formazione del personale», la Regione Lombardia precede tutte le altre Regioni con due distinte Leggi.
La prima è quella relativa alla Legge Regionale del 22 febbraio 2017, n. 2, per la richiesta di «Contributi regionali per l’installazione di sistemi di videosorveglianza all’interno delle residenze per anziani e per disabili della Lombardia»; la seconda è la Legge Regionale 6 dicembre 2018, n. 18, che disciplina le «Iniziative a favore dei minori che frequentano nidi e micronidi».

Ci auguriamo che la proposta di Legge n. 480 venga approvata – ed in fretta – in modo che gli insegnanti, genitori e ragazzi di qualsiasi ordine e grado, possano andare a Scuola finalmente “sicuri”.
Ad Majora.

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