Il Greco antico: un logos multidisciplinare. Lettera

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Inviato da Francesco Polopoli – Ho amato quella lingua per la sua flessibilità di corpo allenato, la ricchezza del vocabolario nel quale a ogni parola si afferma il contatto diretto e vario della realtà, l’ho amata perché quasi tutto quel che gli uomini hanno detto di meglio è stato detto in greco.

( M. Yourcenar, Memorie di Adriano, a cura di Paola Bonichi, Einaudi Scuola,  Farigliano, 1996, p. 37)

 

Ad uno sguardo più attento quest’amore, poi, è generazione di vita: sarebbe degenere non rigenerarsi alla fonte antica per un debito di ri-conoscenza. Dal cascame dell’Ellade è venuta fuori la curiosità per ogni cosa:

  • Gli Elementi di Euclide, per la geometria;
  • L’Almagesto o Il Grande Trattato di Tolomeo, per l’astronomia;
  • Delle parti del corpo umano di Galeno, per la fisiologia e la medicina;
  • Le parti degli animali di Aristotele, per la zoologia;
  • La storia delle piante di Teofrasto, per la botanica;
  • La Politica dello Stagirita, per l’educazione alla convivenza umana;
  • La Grammatica di Dionigi Il Trace, per l’analisi morfologica;
  • Della sintassi di Apollonio Discolo, per la disposizione verbale;
  • La Retorica  e La Poetica di Aristotele, rispettivamente, per l’arte della parola e per la teoria / e la critica letteraria;
  • Il trattato di armonica di Aristosseno, per la musica.

 

E poi il greco ha una marcia in più per la cura del passato che trasla nella comunicazione scritta: bella comprensione di senso!  L’imperfetto, ad esempio, lavora più del presente:  ed è per questo che  ha avuto un aumento; per la serie, il qui ed ora hanno una prospettiva solo in funzione di un allora.

Il futuro come memoria del presente è tutto radicato in questo sacro alfabeto!

 

Prof . Francesco Polopoli

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