Graduatorie: basta bugie e lagne

Di Lalla
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Rosalinda Gianguzzi – Scusate il titolo aggressivo e provocatorio! Premetto che ho molto rispetto delle istanze, ma soprattutto delle paure di chi in questo momento teme di rimanere senza lavoro, a causa dell’inserimento a pettine di chi come noi, ha visto semplicemente riconosciuto un diritto meritocratico che esisteva già, e che non abbiamo inventato noi o l’Anief, ma che da 2 legislature veniva violato.

Rosalinda Gianguzzi – Scusate il titolo aggressivo e provocatorio! Premetto che ho molto rispetto delle istanze, ma soprattutto delle paure di chi in questo momento teme di rimanere senza lavoro, a causa dell’inserimento a pettine di chi come noi, ha visto semplicemente riconosciuto un diritto meritocratico che esisteva già, e che non abbiamo inventato noi o l’Anief, ma che da 2 legislature veniva violato.

Ho rispetto perché da 3 anni le conosco, queste paure le provo ad ogni pubblicazione di ripartizione dei tagli che flagellano la regione in cui vivo.

In tre anni in cui le mie non sono state solo paure come spesso succede ai colleghi che sanno già di poter usufruire del salvaprecari, o di quegli incarichi che noi discriminati dalla iniqua violazione di una legge, prendevamo da coda.

I miei sono stati veri salti mortali che ho dovuto fare per far mangiare i miei figli, perché per me non c’era e non c’è sicurezza del salvaprecari, né tanto meno la voglia di fare quelle scelte, che al contrario del 2007, oggi sono un salto nel buio.

Perché il problema non è più solo trasferirsi: quanto nel farlo da precari, dando fiducia ad un governo, che non fa che ricordare di volerci sopprimere e che non c’è posto per noi nella scuola.

Come dicevo stamattina alzandomi ho letto su Orizzontescuola un articolo che mi ha colpito, di un marito agrigentino che rimproverava, con un amaro ironico ringraziamento, per i 10 anni che la moglie aveva trascorso fuori in attesa di un ruolo che non è mai arrivato.

Ripeto, massimo rispetto e comprensione prima di tutto per il lavoro svolto dalla collega, e per i sacrifici della famiglia, e soprattutto per la disillusione provata, ma cerchiamo di dire le cose come stanno.

Quale precaria trasferita al nord, nella classe di concorso primaria ed in particolare nella provincia menzionata non entra in ruolo in 10 anni?

Dieci anni corrispondono a 120 punti di solo servizio senza considerare punteggi di abilitazione e culturali (anche semplice diploma).

La prima immessa in ruolo lo scorso anno aveva 114 punti, e già i conti non tornano.

Ovviamente potrebbe essersi trasferita senza maturare i 12 punti l’anno, ma allora aveva la possibilità di mantenersi anche senza lo stipendio, che se percepito per intero, ti permette di vivacchiare e senza frequenti voli Palermo/Verona o peggio che mai Palermo/Venezia.

Effettivamente dalla lettera, soprattutto per l’età dei figli si ha l’impressione che la signora sia precaria da una vita, non essendo giovanissima (ha un figlio di 27 anni).

Così non è, soprattutto perché anche se lavorasse da soli 10 anni (per un precario della scuola del sud sono bazzecole) avrebbe, per l’appunto almeno 120 punti, maturati tutti in scuole statali con l’incarico (beata lei che ha saltato a piè pari tutta la gavetta).

Inoltre avrebbe cominciato a lavorare quando la figlia più piccola aveva 7 anni.

Io ho fatto il pancione a scuola, e della prima figlia ricordo che dissi a mia madre che non stavo bene, avevo solo le prime 2h di lezione e non volevo assentarmi, e di venirmi a prendere dopo di queste per portarmi in ospedale.

Quel giorno venni ricoverata perché a 6 mesi era iniziato il travaglio.

A 5 mesi mia figlia era al nido, e tutt’ora dopo tanti anni d’insegnamento ho ancora il problema di non avere a chi lasciarle, anche solo per andar a manifestare il mio diritto al lavoro, al contrario della signora che avendo figli grandi ed un buon supporto logistico alle spalle, ha potuto fare questa scelta.

Non so cosa abbia fatto la signora prima di questi 10 anni, ma ha potuto crescere
senza angosce i suoi tre figli e non è poco.

Ha potuto avere un terzo figlio che io desidero e non posso permettermi per i motivi suddetti.

Tiro ad indovinare dalle date: credo che la signora, dopo aver fatto la mamma a tempo pieno o altro, per il CONCORSONE DEL 2000 (l’ultimo a cui si poteva accedere con diploma), ha ricordato di possedere il diploma magistrale, ha provato, è andata bene, e ha voluto inserirsi nel mondo del lavoro.

Da condannare? Assolutamente no, soprattutto se, come sono certa, non ha nulla a che vedere con la storiaccia legata a quel concorso, sui ALCUNI commissari agrigentini ed ALCUNI propri concittadini.

Ma c’è chi ha costruito la propria vita sull’insegnamento, e anche senza spostarsi ha fatto molti sacrifici magari studiando, e forse è ora che i loro meriti vengano riconosciuti., da graduatorie che dovrebbero essere stilate sulla base di quest’ultimi.

Infine sebbene la signora non prenderà il ruolo (credo sia questo il vero problema), continuerà a lavorare e se non lo farà non sarà a causa dei parlamentari siciliani, o dei colleghi, ma a causa dei tagli operati dalla maggioranza di governo, di cui fa parte l’Onorevole Pittoni, che il signore individua come unico difensore della moglie precaria.

O magari potrà tornare a fare la mamma come ha fatto prima di questi 10 anni: beata lei!

Perchè è bene mettere in chiaro che il servizio prestato fuori non ha più valore di quello prestato nelle proprie province e chi lo ha svolto, non deve per forza entrare di ruolo prima di chi lo ha svolto altrove, solo perchè ha fatto il sacrificio di trasferirsi.

I sacrifici non li ha fatti solo chi si è spostato, che per l’appunto ha fatto una scelta, finalizzata ad un proprio obiettivo, da non rinfacciare dunque a nessuno, ma anche chi ha deciso di studiare ad esempio, chi è stato sfruttato per anni nelle scuole private, chi ha impiegato 10 anni solo per accumulare qualche punto, con supplenze, brevi e saltuarie.

A proposito di Graduatorie ad esaurimento e di 10 anni "persi"!

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