Gite scolastiche: si frena. Professori non sono disponibili ad accompagnare, disagio economico, paura di atti di bullismo

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Marcello Gelardini – Secondo una web survey di Skuola.net solo il 45% degli studenti parteciperà o ha già partecipato al tradizionale viaggio d’istruzione. La maggioranza delle gite si svolgerà in Italia. E chi rinuncia?

Spesso è perché i prof non accompagnano, ma non manca chi sceglie di non partire per problemi con i compagni di classe o per i costi eccessivi.

GITE SCOLASTICHE PER IL 42% DEGLI STUDENTI

Quest’anno non sarà cosa facile imbattersi nelle comitive di adolescenti italiani che – soprattutto in primavera – popolano piazze, monumenti e musei delle nostre città assieme alla scuola. Visto che solo il 42% degli studenti dice che partirà (quasi su 2 su 3 lo faranno nei mesi di Marzo e Aprile). A cui va aggiunto un 3% che la gita l’ha già svolta. Il resto dei ragazzi rimarrà a casa. È quanto emerge da una survey su oltre 7mila ragazzi – di medie e superiori – intervistati da Skuola.net proprio all’inizio della tradizionale stagione delle gite.

L’Italia rimane la destinazione privilegiata, soprattutto dalle scuole medie: nel complesso, il 57% ha puntato una località del nostro Paese (l’80% nel caso delle secondarie inferiori). Le città preferite? Firenze – città d’arte per eccellenza – è saldamente in vetta (12%), seguita da Napoli (10%). Roma (8%) si deve accontentare della terza piazza. Ai piedi del podio troviamo Palermo (6%), Torino e Trieste (entrambe al 5%). Molto richieste anche le località sciistiche (6%).

In ogni caso le mete europee si difendono: il 43%, per la gita, varcherà i confini nazionali. Nel caso delle visite d’istruzione estere, però, non c’è una vera dominatrice. Più meno si equivalgono tutte, con un sestetto che si contende la prima posizione: Berlino, Londra, Praga, Atene, Vienna e Budapest sono al 6%. Subito dietro Madrid, Barcellona e Amsterdam (4%). Nella top ten entrano anche Parigi e Berlino (3%). Confermate, grosso modo, le tendenze degli anni precedenti.

Ad influenzare la decisione finale sulla meta, per il 67% degli studenti, è stato l’interesse culturale del posto. Ma il 22% ha preferito puntare sulle città più economiche. Il terrorismo non spaventa: solo il 6% ha scelto in base al livello di ‘sensibilità’ agli attacchi della destinazione.

Così come la sicurezza del mezzo di trasporto non pare essere una variabile (la valuta appena il 5%). A tal proposito, il pullman (47%) resiste in cima alle opzioni per spostarsi. Le compagnie aeree low cost (19%) rimangono l’alternativa (soprattutto se la gita è all’estero). Gli aerei di linea (15%) sono la terza strada percorsa. I treni (14%) continuano a non far breccia nel cuore delle scolaresche.

CHI RINUNCIA E PERCHE’

E chi non parte? Il 46% ha dovuto rinunciare a malincuore al viaggio di istruzione.

I motivi? Il ‘fattore docenti’ è ancora quello predominante: in 1 caso su 4 (25%) sono proprio i prof a far saltare la gita, rifiutandosi di accompagnare le classi.

Nel 10% dei casi, invece, ci sono questioni disciplinari alla base dello stop alle partenze. Marginali i motivi economici (8%), di scarsa adesione (solo nel 7% dei casi non si raggiunge il numero minimo di prenotazioni) o quelli legati alla paura per il terrorismo (3%).

Un altro 9% di studenti, invece, pur avendo avuto il via libera da parte della scuola, non parteciperà lo stesso al viaggio. Per una fetta consistente di loro (il 28%) tale scelta è dovuta alle difficoltà economiche della famiglia, che non può permettersi di pagare la quota del figlio. Ma sono ancora di più quelli che hanno preso questa decisione in maniera spontanea: il 30% non ha piacere a stare insieme ai compagni di classe. Tra le altre cause: la mancanza di fiducia da parte dei genitori (6%) e il timore di attentati (3%).

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