Gissi: a Palazzo Chigi incontro decisivo sui temi al centro della mobilitazione

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È una giornata importante quella di oggi, che vedrà in serata a Palazzo Chigi i maggiori sindacati del comparto istruzione e ricerca.

Li attende, col ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, per un incontro dal quale si attendono risposte precise rispetto agli obiettivi al centro della mobilitazione sindacale e dello sciopero generale proclamato per il 17 maggio.

“È la prima volta che le federazioni di categoria vengono convocate a questo livello – commenta Maddalena Gissi, segretaria generale della federazione CISL Scuola, Università e Ricerca – e non ci sfugge l’importanza dell’evento, per il quale diamo atto al ministro Bussetti di aver dato seguito a un preciso impegno assunto nell’incontro dell’8 aprile al MIUR. Ora ci attendiamo di capire che cosa in concreto deciderà di fare il Governo, a partire da quante risorse intenderà destinare in direzione di una forte valorizzazione, anche economica, del lavoro che viene svolto nel nostro comparto. La risoluzione approvata dal Consiglio dei Ministri a Reggio Calabria accenna a investimenti in capitale umano, vedremo stasera se si andrà un po’ oltre le dichiarazioni di intenti, che da sole non possono essere certo sufficienti. Abbiamo detto, e lo ripeto, che su questioni così è fondamentale un diretto coinvolgimento di chi è responsabile delle partite economiche e finanziarie. Ci auguriamo di avere riscontro anche a questa esigenza”.

“Abbiamo già indicato al momento della convocazione – prosegue Maddalena Gissi – quali sono i temi su cui chiediamo disponibilità ad un confronto che porti a soluzioni positive: contrasto alla precarietà, piena agibilità di istituti contrattuali per noi fondamentali, come la mobilità professionale, chiusura delle partite ancora aperte sul contratto della dirigenza. E poi la dimensione unitaria e nazionale che chiediamo sia conservata e garantita per il sistema di istruzione: non è proprio accettabile l’idea di avere venti sistemi scolastici, né possiamo accettare che ipotesi del genere vengano portate avanti in una trattativa fra Governo e singole Regioni senza un più ampio e complessivo coinvolgimento delle rappresentanze politiche e sociali”.

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